ROMA – “Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti contenenti Amianto”. Ieri a Roma nella sala Pocchiari della sede centrale dell’Istituto superiore di sanità si è discusso di questo, del modo in cui in Italia si sta cercando e si dovrà tentare di smaltire l’amianto presente su ogni territorio, delle differenti tipologie e forme nelle quali si presenta, delle differenti e possibili opzioni per la bonifica, della necessità di individuare e creare un organismo istituzionale nazionale e un tracciamento dei dati sistemico e centrale. Fino alla definitiva attuazione e attivazione del piano organico nazionale annunciato a Venezia lo scorso aprile.
Lo smaltimento dell’amianto può correre il rischio di essere percepito come un fattore marginale nella catena della bonifica ma risulta invece essere ovviamente un punto chiave, ultimo stadio dal funzionamento corretto del quale deriva a monte una regolarità nei processi di risanamento.
Nel nostro Paese risultano essere insufficienti le discariche nelle quali è possibile smaltire il materiale e da qui l’enorme mole di rifiuto che viene “esportato”. Alcune Regioni non dispongono di discariche adatte e verso le quali quindi riferirsi, non esiste in tutto il territorio nazionale una discarica solamente dedicata all’amianto (una è in fase sperimentale).
Esiste quindi una criticità lampante, che si somma alla crescita esponenziale delle richieste di bonifica e di conseguenza di smaltimento, e che va a incastrarsi con le altre necessità di intervento che riguardano l’enorme mole di amianto censito ancora da togliere, la ricerca sulle patologie asbesto correlate e sull’esposizione, la classificazione della fluoroedenite, la prevenzione, il rapporto con Paesi mondiali che negano il rischio cancerogeno. Ultimo ma non ultimo con la stessa necessità di sensibilizzare la popolazione italiana al rischio e al bisogno di dotarsi di centri di smaltimento territoriali.
Il convegno di ieri è stato convocato da Iss nell’alveo del suo Progetto Amianto presentato lo scorso marzo, ed è stato realizzato in collaborazione con Ministero della Salute, Inail e Ispo Toscana.
Della lunga serie di interventi che sono andati avanti per tutta la giornata, questi sono alcuni dei dati (qui per leggere le relazioni integrali).
In Italia sono presenti attualmente circa 30 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto. Tra luoghi nei Sin, siti in bonifica, siti abbandonati, siti sotto ordinanza, l’ultima rilevazione Inail Dipia 2012 ha contato 34.000 siti da bonificare (373 sono ad alto rischio).
22 le discariche che accettano amianto. Pochi posti per smaltire quindi e contemporaneamente una richiesta di bonifica che si farà sempre maggiore. Non esistono discariche solo per amianto, ma solo discariche per rifiuti pericolosi o non pericolosi che possono accettarlo. Nove Regioni e una Provincia autonoma non hanno discariche dedicate. (Tutti i dati Dipia Inail 2012 nel volume disponibile qui). Per quanto riguarda gli impianti di stoccaggio, sono 765. Dei 611 considerati dal Dipia Inail solo 553 sono attivi.
A questo bisogna poi aggiungere le differenze nei prezzi, nelle proposte nel lavoro tra i vari territori, le differenze tra le Regioni.
Lazio (prevenzioneonline) e Toscana (Ispo) hanno presentato i propri sistemi informatici conseguenziali e lanciati rispettivamente nel 2010 e nel 2011, che tracciano i dati dello smaltimento e dei censimenti, che mirano a un sistema territoriale integrato con ogni rilevazione, sia ambientale che sanitaria e che soprattutto mirano a essere modello per un compimento e un’integrazione nazionale.
Esistono quindi progetti attivi virtuosi e soluzioni. Basti pensare all’esempio presentato da due assessori del Comune di Casale Monferrato, di un territorio quindi vessato dall’amianto e simbolo. Qui in un progetto che coinvolge tutti i 48 Comuni del Sin, è in atto un programma di bonifica costante, basato su denuncia dei materiali, raccolta anche a domicilio, intertizzazione e conferimento in invasi appositamente creati. Un programma sostenuto dal consenso dell’opinione pubblica, da un’informazione costante, dalla necessità di far scomparire l’amianto dagli edifici e dalle esistenze.
“Lo smaltimento dei rifiuti è un punto nodale della bonifica” – ha dichiarato in apertura di convegno Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente e prevenzione primaria dell’Iss, responsabile dell’intero Progetto Amianto e del convegno stesso– “è uno dei problemi maggiori sui quali si dibatte e uno degli aspetti per i quali le stesse bonifiche non decollano”.
Da molte delle presentazioni, dai discorsi in aula è emerso, oltre a quello indirizzato al compimento del Piano nazionale amianto, un invito a ragionare su una futura commissione nazionale che si occupi esclusivamente di amianto.
La stessa prof.sa Musmeci ha speso parole in questa direzione: “dovremmo arrivare, ragionare sulla realizzazione di una Commissione, un comitato nazionale, un gruppo di lavoro che abbia carattere nazionale e che su tutto il territorio sappia dare linee guida sulle problematiche riguardanti l’amianto. Tutte le relazioni evidenziate questa mattina hanno evidenziato dei punti critici che meritano la formulazione di linee guida da attuare in modo uniforme e organico.
Per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti da amianto, essi potranno essere gestiti in modo da minimizzare l’impatto sanitario e ambientale nel momento in cui verranno realizzati gli impianti per lo smaltimento. Se pensassimo di gestire i rifiuti da amianto senza impianti staremmo fallendo.
Contemporaneamente dovremmo trovare fondi per il Piano nazionale e che servano inoltre a permetterci di comunicare ai cittadini le necessità di smaltimento, a incentivare la segnalazione di amianto a far capire quanto sia necessario bonificarlo e smaltirlo in discariche dedicate e territoriali. Affinchè le persone non si sentano colpevolizzate nell’avere manufatti in amianto, ma invece siano incentivate a segnalarli”.
Per quanto riguarda il Progetto Amianto, lanciato lo scorso marzo e di cui il convegno del 12 dicembre ha fatto parte, “il prossimo appuntamento sarà a fine 2014, quando comunicheremo le risultanze del progetto e delle sue linee di ricerca”. (Le linee di ricerca sono: La presenza di amianto nei siti inquinati. Stima dell’esposizione, impatto sanitario e priorità per le bonifiche; Studi sull’evoluzione nel tempo del rischio di patologia da amianto tra gli ex – esposti e sui modificatori su base genetica del rischio di mesotelioma; analisi di nuovi bio -marcatori predittivi di risposta alla chemioterapia con tecniche di espressione genica e proteica ad alta risoluzione per una migliore definizione della strategia terapeutica in pazienti affetti da mesotelioma ple urico; Caratterizzazione funzionale delle cellule staminali tumorali derivanti da mesoteliomi pleurici per l’identificazione di nuovi bersagli terapeutici. Nda).