BOLOGNA – Spronare i lavoratori a ritmi elevati, controllarli in maniera serrata, farli lavorare in uffici troppo affollati per mantenere i costi bassi e aumentare la competitività? Alla lunga non funziona e lo dicono i dati: le aziende europee pagano ogni anno per gli effetti dello stress lavoro correlato venti miliardi di euro. I dati su questo argomento, di cui si parla sempre di più, provengono da Eurostat, e sono stati presentati e commentati recentemente a Bologna durante un convegno organizzato proprio su questo argomento dall’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna.
Più di un lavoratore su tre infatti ritiene che il lavoro, o meglio le condizioni in cui questo si svolge, abbiano un effetto dannoso sulla propria salute e i dati, dal ’95 ad oggi, anche grazie ad una maggiore attenzione all’argomento, evidenziano un aumento, con relativo aumento di costo per le aziende. Secondo il prof. Marco Depolo, docente di psicologia del lavoro all’Università di Bologna, alle aziende converrebbe rivolgersi a degli specialisti per controllare lo stress lavoro correlato e cioè chiamare psicologi in azienda per fare una valutazione attenta, anche perché il D.lgs 81 prevede l’obbligo per le aziende di inserire questo rischio nel documento di valutazione dei rischi, obbligo che dovrebbe divenire effettivo, salvo ulteriori rinvii, a partire dal 2011 per le aziende e anche per le pubbliche amministrazioni.
Nell’immediato potrebbe sembrare un spera ulteriore ma alla lunga, come dimostrano i dati, si rivelerebbe un investimento. “Valutare il rischio di stress e mettere in atto strategia per ridurlo – afferma infatti Depolo – non è solo un modo di evitare assenze per malattia da stress lavoro correlato, che comunque rappresentano un costo alto, ma significa anche aumentare l’efficienza e dunque la produttività dei lavoratori, oltre al vantaggio percepibile per tutti di lavorare in un ambiente migliore e più confortevole anche dal punto di vista psicologico”.
Non va dimenticato che spesso lo stress sul lavoro si traduce in vere e proprie patologie che richiedono cure e assenza dal posto di lavoro ma che in genere questo è solo il punto di arrivo di un processo di disagio cominciato prima e che certamente influisce negativamente sul modo stesso di lavorare dei dipendenti.
Tra le conseguenze più diffuse dello stress lavoro correlato ci sono ansia, ipertensione, disturbi gastrointestinali e cardiocircolatori, attacchi di panico, depressione, mancanza di energie e una progressiva demotivazione al lavoro: chi è impegato in queste condizioni non solo si ammala, ma è anche più soggetto degli altri ad infortunio, e anche questo si traduce in un costo per l’azienda.
Stress sul lavoro, in Europa fa danni per 20 miliardi di euro
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