ALESSANDRIA – ANMIL, Comune di Alessandria e Associazione Mente locale hanno sottoscritto una convenzione per un percorso di assistenza psicologica a donne infortunate sul lavoro, vedove di morti sul lavoro o che assistano infortunati gravi.
Il servizio durerà un anno, dall’8 marzo 2012 all’8 marzo 2013 e prevede la possibilità di assistenza per dieci donne, che potranno essere ascoltate in un ciclo di quattro incontri.
L’accordo verrà presentato mercoledì 7 marzo durante un incontro a titolo “Il sostegno psicologico all’invalidità sul lavoro”, che si terrà alle ore 11.00 nella sala del consiglio del Palazzo comunale di Alessandria. Parteciperanno al convegno la dott.ssa Maria Zaccone dirigente sanitario INAIL Alessandria e la vice presidente di ANMIL Alessandria Alessia Concetta Colombo.
“Qualche anno fa l’ANMIL ha realizzato un’indagine condotta su un campione di circa 750 donne infortunate sul lavoro, tra i 19 e i 50 anni di tutta Italia, su “La condizione della donna infortunata nella società. Gli aspetti considerati in questa indagine sono stati di carattere pratico, a livello emozionale nonché sui risvolti psicologici e quelli legati alla vita affettiva e di relazione.
Da questa indagine sono emersi alcuni risultati molto significativi confermati anche dal servizio di assistenza psicologica fornito da ANMIL da oltre 10 anni. Molto grave è risultata la persistenza di incubi e senso di angoscia, anche a distanza di molto tempo dall’infortunio. Fra le donne al di sotto dei 50 anni, infatti, ben oltre la metà delle intervistate afferma di soffrire “molto” o “abbastanza”. Ancora più netti sono i risultati fra le over 50 che lamentano incubi e ansia come problema quotidiano per oltre il 60% del campione.
La necessità di sostegno psicologico, invece, è un bisogno avvertito in modo consapevole mediamente da un quarto delle intervistate, con una maggiore fragilità che emerge, ancora una volta, fra le donne al di sopra dei 50 anni. Interessante anche il dato che riguarda l’eventuale attribuzione della colpa dell’infortunio a qualcosa o a qualcuno che la netta maggioranza delle intervistate – soprattutto fra coloro che hanno superato i 50 anni – non attribuisce a terzi.
In pratica è risultato prevalente il senso di colpa per l’incidente avvenuto di cui le vittime si attribuiscono gran parte della responsabilità. Questa tendenza da parte delle più anziane è interpretabile con la distanza dall’evento dell’infortunio e con l’inesistenza, negli anni passati, di una vera conoscenza delle norme per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro”.