SORRENTO – Al termine dell’VIII Convegno Nazionale di Medicina Legale Previdenziale dell’INAIL, tenutosi a Sorrento dal 13 al 15 ottobre, Quotidiano Sicurezza ha intervistato il dott. Giuseppe Bonifaci, Sovrintendente Medico Generale.
Tema cardine del convegno è stata la riflessione sul decreto 38/2000 varato dieci anni fa. In poche parole cosa stabilisce questo decreto?
“L’importanza storica del decreto sta nell’aver introdotto un nuovo sistema di valutazione del danno. Fino al 2000 l’attenzione del legislatore era esclusivamente rivolta alle conseguenze del danno nel solo ambito lavorativo; si valutava il danno in termini di inattività o di disabilità permanente, e si prendeva quindi in considerazione la sola riduzione del’attitudine al lavoro””.
Il decreto ha introdotto nella medicina del lavoro il concetto di danno biologico. Cosa si intende per danno biologico?
Il danno biologico estende il concetto di danno non solo agli aspetti lavorativi della persona ma al suo generale stato di salute. C’è danno biologico quando è stata lesa l’integrità psico-fisica dell’individuo (compreso per esempio il danno estetico), anche negli aspetti relazionali. Oltre a questo concetto innovativo il decreto ha altresì determinato il riconoscimento dell’infortunio in itinere e ha predisposto la facilitazione dei progetti di reinserimento dell’infortunato sia nell’ambito lavorativo che in quello socio familiare”.
A dieci anni della sua promulgazione come è stato recepito il decreto?
“Focus di questo convegno biennale era appunto, non una commemorazione ma una valutazione del percorso svolto fino ad a oggi, delle criticità incontrate e degli sviluppi possibili. A dieci anni dalla sua introduzione la valutazione del danno biologico presenta ancora qualche criticità e si è dimostrato non agevole il processo che arrivi ad apportare le giuste modifiche alla legge. Per quanto riguarda lo sviluppo della tutela delle malattie lavoro-correlate, sulla scia delle indicazioni provenienti dal decreto 38/2000 riteniamo che si debba dare maggiore spazio, rilievo e diffusione al lavoro svolto dalla Commissione scientifica per l’aggiornamento delle tabelle delle malattie professionali. In particolare riteniamo che si debba diffondere capillarmente in tutta la professione medica la conoscenza dell’Art. 139 T.U. 1124/65 che sancisce l’obbligo di denuncia per tutti i medici delle patologie riportate in un apposito elenco. L’adempimento di tale obbligo ci consentirebbe di disporre di importanti dati epidemiologici utili per impostare le politiche di prevenzione”.
In conclusione come valuta i risultati di questo convegno?
“Siamo molto soddisfatti della forte partecipazione da parte non solo dei medici Inail ma soprattutto del mondo accademico, scientifico ed istituzionale.Questo momento di incontro si è reso ancora più significativo e necessario dato il delicato momento di trasformazione attraverso cui l’ente sta passando a seguito della fusione con Ispesl e Ipsema. Questo processo all’inizio ha sollevato molte riserve e ha incontrato opposizioni. Questo perché erroneamente si è parlato di soppressione di enti, cosa che non è assolutamente vera. Quello che sta avvenendo è un processo di fusione che presenta delle reali e ovvie difficoltà ma che va verso l’integrazione e lo scambio di competenze con l’obiettivo di far nascere un ente unico di riferimento in materia di salute e sicurezza sul lavoro che possa implementare le attività di ogni ente di origine rendendone più efficaci le azioni. Il processo è appena iniziato e molto ci sarà da fare ma già dall’inizio del prossimo anno saranno evidenti i primi risultati. Ci sono da operare scelte decisive e c’è da lavorare molto, ma senza dimenticare di dare il giusto risalto al fatto che i più recenti dati Inail registrano un calo degli infortuni e le proiezioni degli esperti confermano che, nonostante la flessione dell’occupazione e altri parametri di cui è bene tenere conto nella valutazione dei dati, il trend è negativo. C’è molta strada ancora da fare ma un primo tratto nella giusta direzione è stato percorso”.