ROMA – Entro il 2015 saranno 10 milioni i lavoratori esposti alle nano particelle. Nonostante studi si siano prodotti in tutto il mondo, la loro tossicità è ancora da verificare, ma l’Eu-Osha diffonde una pubblicazione del BG Bau, ente assicurativo tedesco del comparto dell’edilizia, che si pone l’obiettivo di stilare un elenco, in continuo aggiornamento, delle materie che contengono nano particelle.
Le nanotecnologie sono il futuro dell’industria. Ormai molti articoli di uso quotidiano sono prodotti utilizzando nanotecnologie o nano materiali: cosmetici, tessuti, ecc. Le nanoparticelle presentano proprietà chimico fisiche differenti rispetto alle stesse particelle di dimensioni maggiori e possono essere utilizzate per creare nuovi materiali impossibili da realizzare con particelle di dimensioni maggiori.
Si conosce molto poco circa i rischi rappresentati dalle nanoparticelle sui luoghi di lavoro: una valutazione del rischio nano particelle dovrebbe prevedere un’analisi del tipo di nanoparticelle presenti e della loro concentrazione sul luogo di lavoro e basarsi sulla conoscenza delle proprietà delle nanoparticelle, potenzialmente nocive per l’organismo.
Allo stato attuale non ci sono studi che documentano la risposta fisica all’esposizione dell’uomo alle nanoparticelle create artificialmente ma esperimenti di laboratorio hanno mostrato che l’inalazione da parte di animali ha provocato in questi infiammazioni e fibrosi nei polmoni e in altri organi.
I principali fattore di rischio a cui sono esposti i lavoratori che adoperano nanotecnologie e nano particelle sono il rischio incendio e di esposizione perché alcuni materiali prodotti su scala nanometrica possono trasformarsi imprevedibilmente in catalizzatori chimici e causare reazioni chimiche impreviste.
I lavoratori possono essere esposti alle nanoparticelle attraverso tre vie: l’inalazione, l’ingestione e il contatto epidermico. L’impatto di queste sulla salute del lavoratore poi può variare a seconda della concentrazione, della durata e della frequenza dell’esposizione.
Alcune attività lavorative risultano più rischiose di altre e necessitano di adeguate protezioni: sia in fase di produzione che di manutenzione e pulizia.
Per ridurre l’esposizione a questi rischi i datori di lavoro, devono adottare tutti gli accorgimenti tecnici adeguati. I sistemi di aspirazione che usano filtri ad alta efficienza HEPA, in grado di trattenere particelle sottilissime, si sono dimostrati i più adatti per il contenimento delle nanoparticelle. In alcuni casi si è rivelato necessario anche il ricorso a respiratori.
E’ di fondamentale importanza poi un’adeguata formazione dei lavoratori sui rischi cui sono sottoposti e alla loro gestione.
Di nano particelle si sono occupati anche i medici e igienisti riuniti a Roma per l’VIII conferenza Mondiale Ioha sulla salute e sicurezza sul lavoro. Dalla conferenza è emerso che i nuovi cicli produttivi esporranno i lavoratori a nuovi rischi, in gran parte non ancora adeguatamente studiati.
Ad un generale calo degli infortuni sul lavoro fa infatti da contrasto un aumento delle denunce delle malattie professionali (dati Inail). Tra queste sono frequentemente denunciate ipoacusie, e patologie derivate dall’esposizione all’amianto e al silicio, e sono in forte aumento le patologie derivate dallo stress lavoro-correlato così come i disturbi dell’apparato muscolo scheletrico. Ma altre patologie derivate dall’esposizione a nuovi cicli produttivi e nuovi materiali sono anche in aumento. Si rende quindi necessaria e urgente un intervento legislativo a livello comunitario che normi la materia. A livello nazionale si auspica intanto la emanazione di un decreto ministeriale che avvii un censimento delle aziende che fanno uso di nanotecnologie e nanoparticelle.
Per approfondire
Le nanoparticelle sul posto di lavoro (fonte Suva)
Workplace exposure to nanoparticles (Eu-Osha, in inglese)
La lista prodotta dalla BG Bau (in tedesco)