ROMA – Ieri a Roma nel corso delle celebrazioni del 1° maggio il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deposto una corona al monumento dedicato alle vittime degli incidenti sul lavoro situato nella sede INAIL in piazzale Giulio Pastore. La cerimonia ufficiale è avvenuta alla presenza dei vertici INAIL, il commissario straordinario Massimo De Felice, il direttore generale Giuseppe Lucibello, il presidente CIV Franco Lotito e delle massime cariche istituzionali della regione. Il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il Sindaco di Roma Gianni Alemanno.
Nelle ore successive e nelle stanze del Quirinale il Capo dello Stato ha consegnato Stelle al merito del lavoro in memoria dei 13 lavoratori che hanno perso la vita nel cantiere Mecnavi di Ravenna nel 1987. Tredici operai morti nel corso delle operazioni di pulizia della nave Elisabetta Montanari per esalazioni di acido cianidrico. Erano Filippo Argnani (40 anni), Marcello Cacciatori (23), Alessandro Centioni (21), Gianni Cortini (19), Massimo Foschi (26), Marco Gaudenti (18), Domenico La Polla (25), Mohamed Mosad (36), Vincenzo Padua (70), Onofrio Piegari (29), Massimo Romeo (24), Antonio Sansovini (29) e Paolo Seconi (24). Una Stella alla memoria è stata consegnata per Antonio D’Amico morto il 6 marzo 2012 megli stabilimenti FIAT di Pomigliano D’Arco schiacciato da un muletto.
Ancora a Roma ieri, durante il Concertone di Piazza San Giovanni, è stato osservato un minuto di silenzio per le morti sul lavoro.
Ha fatto il giro della Rete, una lettera destinata agli artisti che avrebbero dovuto e che si sono esibiti ieri durante il concertone, scritta e postata sul proprio blog il 24 aprile 2012 dagli amici di Matteo Armellini, giovane lavoratore rimasto vittima lo scorso marzo di un incidente nel corso dell’allestimento del palco per Laura Pausini a Reggio Calabria. Un tragico incidente avvenuto pochi giorni dopo quello altrettanto drammatico che ha coinvolto a Trieste Francesco Pinna, mentre lavorava per il concerto di Jovanotti.
Pubblichiamo il testo integrale della lettera: “Scriviamo questa lettera a chi tra una settimana salirà sul palco del 1° Maggio. Sappiamo che non siete i soli a cui dovremmo scrivere, ma ci sembra giusto rivolgerci per prima cosa a voi che avete scelto di partecipare alla festa dei lavoratori.
Specialmente in un momento come questo è molto facile rassegnarsi alla propria impotenza; le decisioni sembrano prese tutte in contesti inavvicinabili, guidate da criteri irragionevoli e interessi meschini. Il timore che dopo gli incidenti di Trieste e Reggio Calabria nulla cambi, ci spinge però a forzare questo senso di impotenza e a chiamare in causa chi invece ha la possibilità concreta di intervenire. Gli artisti.
Suonare al concerto del 1° Maggio dovrebbe rappresentare qualcosa di più di una semplice esibizione tra le tante. Significa riconoscere la dignità di ogni lavoratore, celebrarne le conquiste e implicitamente considerarne le fragilità, specialmente in questo momento in cui va sbriciolandosi ogni diritto, ogni tutela, ogni certezza.
Durante la vostra esibizione centinaia di migliaia di persone guarderanno verso il palco senza vedere ciò che è “dietro” lo spettacolo.
Ci piacerebbe ricordare che anche questo palco voluto dai sindacati, sia frutto, come tutti gli altri, del lavoro invisibile di molte decine di persone alle quali questo sistema produttivo non riconosce, nella realtà dei fatti, diritti ormai considerati fondamentali. Non è la sede per entrare nello specifico, ma vogliamo comunque sottolineare che figure professionali quali rigger, scaffolder e facchini che rendono possibile ogni volta il funzionamento del gigantesco macchinario dello spettacolo, lavorano senza neppure un contratto specifico per la mansione che svolgono, senza un sistema di regole relative a turni e orari di lavoro e in condizioni di sicurezza spesso esistenti solo sulla carta. Sono molti gli aspetti che necessiterebbero di un serio intervento di riforma. Basti pensare che la formazione professionale in molti casi rimane a carico del lavoratore, così come la copertura assicurativa e l’attrezzatura di sicurezza. A questo si aggiunge la poca chiarezza nell’intreccio di responsabilità e competenze tra società di produzione, promoter, service e cooperative nella gestione di tour e spettacoli live.
È in questo scenario che chiediamo a voi artisti, vertice della piramide e in ultima analisi committenti di tutto questo macchinario spettacolare, di non sentirvi estranei.
Riteniamo che non si possa più far finta di nulla, pensando che gli incidenti siano casuali e non avvengano al contrario a causa di scelte finalizzate alla massimizzazione del profitto. Vi chiediamo espressamente di usare il potere che forse non sapete di avere: il potere di riappropriarvi della possibilità di una scelta etica, cambiando modello di business, selezionando con cura e in base a precise garanzie le aziende e le strutture a cui affidarvi, vigilando e tutelando le parti più deboli di questo processo. In particolare vi invitiamo a fermare la megalomania faraonica delle produzioni, garantendo ritmi lavorativi e turni più umani.
E’ necessario che alle dichiarazioni pubbliche seguano i fatti, ancor di più ora che con l’estate il numero degli eventi live raggiunge il suo apice. La nostra non è un’accusa, è solo un invito a liberarvi da una complicità morale che comunque si riflette sulla vostra immagine.
Dopo i fatti di Reggio Calabria e Trieste non si abbassi la guardia, non si può più fare finta di niente e aspettare un’altra morte. Gli amici di Matteo”.
A Lucera nel corso delle cerimonie comunali per la festa dei lavoratori è stata ricordato e commemorato l’incidente del 22 novembre 2011 nel quale è morto Marcello Cassinese, un operaio di 43 anni deceduto negli stabilimenti Sfirlog di Borgo Incoronata.