ROMA – Presentato dalla Camera di Commercio di Roma e dalla IRCSS – Fondazione “G.B. Bietti”, il manuale Linee guida per le aziende su: Prevenzione delle disabilità e degli infortuni alla vista, un contributo informativo sul corretto uso dei videoterminali, sulle modalità di utilizzo dello strumento e sulla postazione di lavoro.
I disturbi correlati all’utilizzo dei VDT negli ultimi anni sono più frequenti. Ricerche e indagini epidemiologiche hanno escluso che l’uso di VDT esponga il lavoratore al rischio da radiazioni ionizzanti e non ionizzanti, né che possa essere causa di un aumento delle malattie relative al sangue, all’apparato visivo e all’apparato riproduttivo.
I principali problemi correlati all’uso dei videoterminali riguardano la fatica visiva che è determinata da quattro diversi fattori interagenti: l’impegno degli occhi (astenopia), le
caratteristiche dello schermo, le condizioni di illuminazione e il microclima dell’ambiente di lavoro.
Un’altra famiglia di disturbi riguarda l’apparato muscolo-scheletrico, disturbi causati dall’assunzione di posture scorrette, dalla configurazione della postazione e dalla gestione dei tempi di lavoro.
Infine il lavoro al videoterminale può essere causa di stress (affaticamento mentale) influenzato dai contenuti della mansione, dal software e dal rumore.
È provato che causa di tutti questi disturbi non sia l’uso di VDT ma conseguenza di una inadeguata progettazione delle postazioni e delle modalità di lavoro, fattori su cui è possibile intervenire attraverso l’applicazione di principi ergonomici e l’adozione di comportamenti corretti da parte degli utilizzatori.
A titolo di esempio, per quanto riguarda i disturbi agli occhi, questi si manifestano principalmente con bruciore, lacrimazione, secchezza, fastidio alla luce, pesantezza, visione annebbiata, visione sdoppiata, stanchezza nella lettura e sono causati dal fatto che gli organi della vista sono ipersollecitati e iperaffaticati a causa delle condizioni di illuminazione sbagliate, dall’errata ubicazione del videoterminale rispetto a finestre e a altre fonti di luce, con conseguenti abbagliamenti, riflessi o eccessivi contrasti di chiaro-scuro. Dal fatto inoltre che il lavoro al VDT costringe a una posizione statica e a un impegno visivo di tipo ravvicinato e protratto nel tempo, che comporta una forte sollecitazione dei muscoli per la messa a fuoco e la motilità oculare.
Su queste problematiche è quindi facile intervenire adottando criteri validi per l’illuminazione del luogo di lavoro e per la disposizione delle postazioni rispetto alle altre fonti luminose e utilizzando criteri di ergonomia nella configurazione delle postazioni stesse in modo tale che permettano l’assunzione di posture corrette. È inoltre necessario organizzare il lavoro prevedendo adeguati periodi di interruzione e fornire ai lavoratori indicazioni su come operare assumendo posture e comportamenti opportuni.
Per approfondire: linee guida prevenzione vista.