DUBLINO -Pubblicati da Eurofound i risultati del terzo sondaggio EQLS Quality of life in Europe: impacts of the crisis, (Qualità della vita in Europa: l’impatto della crisi), indagine europea sulla qualità della vita, condotta dal 2003 ogni quattro anni.
Occupazione, reddito, istruzione, casa, famiglia, salute, equilibrio tra lavoro e vita privata, soddisfazione rispetto alla vita e percezione della qualità della società, queste le tematiche su cui sono state intervistate 43.636 persone provenienti dai 27 Stati membri dell’Unione Europea più i sette Stati candidati (Croazia, Islanda, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Kosovo, Serbia e Turchia).
Quale l’impatto della crisi per la popolazione europea? Come è cambiata la percezione della qualità della vita in Europa? L’indagine ha rilevato alcuni dati allarmanti. Primo fra tutti: tocca punte del 20% la diminuzione del livello di ottimismo tra i cittadini europei.
Il primo motivo di insoddisfazione nella popolazione europea è la situazione familiare, il secondo la situazione abitativa, il terzo la situazione economica.
In ambito economico negli ultimi quattro anni un terzo delle persone ha subito un deterioramento: persone che godevano di stipendio adeguato e di una situazione economica stabile combattono ora con la disoccupazione, i debiti, precarietà abitativa e problemi di accesso ai servizi.
Altra conseguenza della crisi è l’accentuarsi delle differenze: tra Sud e Nord Europa, tra ricchi e poveri e tra persone di etnie diverse. La classifica europea vede la Danimarca al primo e la Bulgaria all’ultimo posto nella soddisfazione per la propria vita.
Mentre i cittadini negli stati del Nord Europa (Danimarca, Svezia , Finlandia) mantengono livelli alti di soddisfazione e di raggiungimento dei propri obiettivi questo non vale per i cittadini degli stati del Sud, maggiormente quelli più colpiti dalla crisi quale Spagna, Grecia, Portogallo e Italia.
Il 7% della popolazione europea denuncia gravi difficoltà nel raggiungere i propri obiettivi con una forbice che va dal 22% registrato in Grecia all’1% della Finlandia.
In costante calo anche la fiducia nelle Istituzioni, nel governo e nel parlamento, fenomeno che come gli altri mostra forti differenze tra nord e sud Europa. A fronte della perdita di fiducia nel pubblico le persone ripiegano in primis sulla famiglia o sulla rete di amici. Se si trovassero in necessità di chiedere un prestito urgente il 70% degli intervistati si rivolgerebbe preferibilmente a un parente, il 12% preferirebbe chiedere aiuto a un amico mentre solo l’8% farebbe affidamento su un ente istituzionale. Sulla progressiva mancanza di fiducia verso le Istituzioni l’Unione Europea intende intervenire per arginare l’innescarsi di una spirale discendente.
Da rilevare inoltre che uno su dieci (10%) ha risposto che non sarebbe in grado di chiedere a nessuno, risposta che diventa più frequente tra le persone che vivono nei quartieri con reddito più basso (15%). Nel complesso, l’8% delle persone nell’UE sono state in grado di rimborsare i prestiti informali secondo il calendario previsto.
Altra causa fondamentale di insoddisfazione riguarda la situazione lavorativa: disoccupazione in aumento, mancata retribuzione del lavoro e uno scarso equilibrio fra vita lavorativa e privata sono cause fondamentali dell’insoddisfazione dei cittadini europei. Per esempio, per quanto riguarda la conciliazione vita-lavoro, la percentuale di persone che tornando a casa sono troppo stanche per sbrigare le faccende domestiche negli ultimi cinque anni è passato dal 48% al 53%.
Infine, categorie di cittadini che soffrono maggiormente di difficoltà ed esclusione sociale sono i disoccupati e le famiglie monogenitoriali.
Per approfondire:
EQLS 2012 Eurofound
analisi su Lavoro dignitoso