ROMA – Piano Nazionale Amianto – Linee di intervento per un’azione coordinata delle amministrazioni statali e territoriali.
Dopo essere stato annunciato al termine della II Conferenza Governativa sulle patologie asbesto-correlate dello scorso novembre, e dopo essere stato approvato dal Governo lo scorso 21 marzo (attualmente al vaglio della Conferenza Stato Regioni), il Piano nazionale amianto del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente e del Ministero del Lavoro ieri è stato ufficialmente presentato.
A presentarlo il ministro della Salute Balduzzi, a Casale Monferrato, come egli stesso aveva anticipato la scorsa settimana nel corso della conferenza stampa di presentazione del Progetto Amianto dell’Istituto Superiore di Sanità.
Piano nazionale amianto
Il Piano nazionale amianto si propone come un documento sul quale dovranno convergere e per il quale dovranno coordinarsi le attività e la raccolta dati dei quattro Ministeri interessati (MdS, MISE, MLAv, MATTM), istituti tecnici centrali delle Amministrazioni coinvolte, Regioni e PP.AA, organizzazioni sindacali e associazioni vittime ed esposti amianto. Un patto interministeriale, interistituzionale, sociale che potrà avvalersi del contributo di Università e Istituti di ricerca e della partecipazione di pazienti e associazioni, ONG, forze sociali.
Tra tre anni, il PNA dovrà essere riletto e sottoposto revisione, e sarà oggetto fondante della prossima Conferenza Governativa. Il punto di partenza, sanitario, epidemiologico, lo stato dell’arte dal quale avanza il documento è stato individuato nei dati e nelle situazioni fotografate nel giugno del 2012 nel Quaderno n.15 del Ministero della Salute.
Obiettivi e macroaree
Il piano è strutturato in tre macroaree, dalle quali discendono poi sotto aree particolari. Sono: “tutela della salute; tutela dell’ambiente; aspetti sicurezza del lavoro e previdenziali”.
Tutela della salute. L’area affronta la ricerca, la condivisione dei dati sulle patologie, la prevenzione, la cura, coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali deputati, e citando nomi noti come il ReNaM, i Centri Operativi Regioni, il futuro del SINP. Contiene inoltre indicazioni che riguardano la divulgazione delle informazioni e la sensibilizzazione della popolazione.
L’area è strutturata in quattro settori di intervento, ogni settore ha un proprio obiettivo e proprie azioni:
- “Epidemiologia – migliorare la conoscenza dei fenomeni e delle loro dimensioni sul territorio nazionale;
- Valutazione del rischio e sorveglianza sanitaria – migliorare la qualità delle valutazioni del rischio e della sorveglianza sanita;
- Ricerca di base e clinica – rete organizzativa nazionale per la promozione della comprensione dei fenomeni molecolari, dei percorsi diagnostici e terapeutici del
- mesotelioma maligno;
- Sistema delle cure e della riabilitazione – percorsi DTA ottimizzati e omogenei su tutto il territorio”.
Tutela ambientale. “Nella presente sezione del Piano Nazionale Amianto (PNA) sono descritti l’obiettivo generale e i sub- obiettivi da conseguire. Un’azione efficace dovrebbe consentire di ottenere rilevanti risultati in un arco temporale variabile tra i tre e i cinque anni successivi all’adozione del PNA in tema di tutela ambientale. L’obiettivo è sicuramente ambizioso”.
La sezione descrive interventi e obiettivi per il territorio nazionale, che debbono sostanzialmente portare a compimento l’intervento della Legge 257 del 27 Marzo 1992 sulla “cessazione dell’impiego dell’amianto”. La legge è “entrata in vigore da venti anni, ma sul territorio nazionale sono ancora presenti complessivamente diversi milioni di
tonnellate di materiali e beni contenenti amianto”.
Si tratta di intervenire quindi in:
- “siti interessati da attività di estrazione dell’amianto;
- siti industriali;
- siti i dismessi legati alla produzione di manufatti in amianto;
- siti e aree industriali dismesse che hanno utilizzato amianto nelle rispettive attività produttive;
- siti dove possono essere ancora stoccati manufatti o altri beni e residui di amianto;
- edifici ubicati in aree urbane, nei quali siano presenti materiali o prodotti contenenti amianto libero o in matrice friabile, in particolare si tratta di edifici pubblici, di locali aperti al pubb lico o di utilizzazione e interesse collettivo (ad esempio scuole, caserme e ospedali;
- discariche abusive;
- suoli e sedimenti contaminati da abusivo sversamento di materiale contenente amianto;
- siti naturalmente (ad esempio cave o aree interessate da esecuzione di
- opere pubbliche) contaminati da fibre di amianto.
E ancora, sull’amianto presente nei ricambi dei mezzi di trasporto.
Le azioni che la sezione propone riguardano l’avvio o il compimento di attività che interessino il:
- “rafforzare sull’intero territorio nazionale e specialmente nelle aree più critiche;
- il controllo sull’assoluto rispetto dei d ivieti di commercializzazione e riutilizzo di prodotti contenenti amianto;
- individuare, mappare e caratterizzare le situazioni di rischio;
- attivare idonei interventi di messa in sicurezza e bonifica anche attraverso la previsione di risorse certe e adeguate, secondo il criterio della efficacia dei costi;
- promuovere la ricerca su nuove tecniche per lo smaltimento dell’amianto, che assicurino un miglior rapporto costi efficacia rispetto agli attuali metodi
- intensificare l’informazione e la comunicazione ne i riguardi del pubblico in generale e deilavoratori sul rischio amianto”.
Questi inoltre i sub-obiettivi:
- “Miglioramento della resa delle azioni già messe in campo;
- Accelerazione dell’apertura dei cantieri di bonifica;
- Individuazione dei siti di smaltimento;
- Ricerca di base ed applicata;
- Razionalizzazione della normativa di settore;
- Formazione ed Informazione”.
Infine la terza macroarea, Sicurezza del lavoro e tutela previdenziale.
L’area è suddivisa in cinque obiettivi:
Aggiornamento dell’elenco delle tabelle delle malattie professionali. Si propone di istituire un gruppo di lavoro interministeriale che coinvolga INAIL e che individui nuove casistiche di malattie professionali asbesto correlate, in vista dell’aggiornamento delle tabelle D.P.R. n. 1124/1965.
Benefici previdenziali: risoluzione delle disarmonie della normativa di attuazione per i lavoratori civili e militari e recepimento della procedura tecnico di accertamento dell’esposizione qualificata utilizzata dall’INAIL. L’obiettivo riguarda il riconoscimento delle esposizioni pregresse. Fermo restando il quadro normativo corrente si propone di individuare margini di intervento per unifrmare la procedura di valutazione dell’esposizione in luoghi di lavoro non più esistenti o non riproducibili.
“Al riguardo potrebbe risultare utile un supporto comune e condiviso, quale quello utilizzato dall’INAIL per calcolo dell’esposizione “qualificata”, che orienti tutte le strutture pubbliche”. “Sotto altro profilo, nel rispetto della normativa primaria, l’opportunità di una revisione del DM 27 ottobre 2004 con riferimento alla determinazione del beneficio pensionistico, improntando tale revisione a criteri di maggiore aderenza alle finalità dell’intervento legislativo. Ciò, in particolare, con riferimento al settore marittimo, nonché, in collaborazione con le altre Amministrazioni interessate, nei confronti dei militari affetti da patologie asbesto correlate.
In ogni caso, in materia di tutela infortunistica più in generale, anche al di là della questione
amianto, è essenziale adottare un meccanismo a regime di pe riodica rivalutazione automatica delle prestazioni al fine di mantenere un livello adeguato di tutela”.
Indennizzo/risarcimento delle malattie asbesto correlate in soggetti non tutelati da INAIL in particolare per le malattie conseguenti ad esposizione ambientale. Due direttrici: “in via preliminare, al fine di agevolare il complesso procedimento di erogazione della prestazione aggiuntiva si potrebbe valutare l’opportunità di un intervento di modifica dell’attuale regolamento che semplifichi l’intero procedimento.
Nel merito poi, in primo luogo, va verificata la fattibilità di un intervento normativo di ampliamento dell’attuale platea anche a vittime di patologie non correlate a esposizione lavorativa all’amianto, a condizione di individuare con certezza, unitamente al Ministero della Salute che dispone delle informazioni relative alle “malattie comuni”, la platea dei beneficiari definendone, in modo dettagliato e puntuale, presupposti e condizioni, ad iniziare da quanti hanno contratto patologie in ambito familiare, che consentano di quantificare con precisione gli oneri finanziari necessari a tal fine”.
“Sotto altro profilo, si ritiene che, già a legislazione vigente,vi siano spazi di fattibilità per la valutazione di un’implementazione delle risorse disponibili, nei confronti della platea
degli attuali destinatari, attingendo dagli “avanzi di gestione del fondo” per un importo di almeno 10 milioni dieuro”.
Inclusione nel Piano Nazionale per la Prevenzione degli obiettivi relativi
all’amianto. Incremento del 5% della vigilanza ASL sulle attività di rimozione amianto soggette a notifica ex art. 250 del D.Lgs 81/08 e a copia di piani di lavoro ai sensi dell’art. 256. L’incremento dovrà essere concordato con il Comitato Regionale di coordinamento.
Attuazione effettiva della “sentenza Eternit” anche nella parte che riguarda
“provvisionali immediatamente esecutive. Si invita a istituire un tavolo di lavoro nazionale al fine di dare attuazione ai contenuti della sentenza Eternit per quanto riguarda l’esecutività delle provvisionali alle parti civili.
Eliminazione del divieto di cumulo delle prestazioni INPS INAIL (legge
335/95) dovute per lo stesso evento invalidante.“Su tale questione si ritiene non vi siano spazi per un accoglimento della proposta. In realtà, dal punto di vista ordinamentale, uno stesso fattopuò dare luogo ad un’unica tutela risarcitoria, e pertanto non si ritiene opportuno introdurre pericolose deroghe a tale principio. Si ritiene preferibile pertanto non prendere in considerazione tale proposta”.
Info: Piano Nazionale Amianto