GINEVRA – Pubblicato dall’Ilo, il rapporto sul lavoro minorile World report on child labour: economic vulnerability, social protection and the fight against child labour, che analizza l’impatto dei programmi di protezione sociale sulla riduzione del lavoro dei minori.
Sono 215 milioni i bambini nel mondo che lavorano di cui 115 milioni in condizioni assimilabili alla schiavitù, ricattati per debiti, e sfruttati per la prostituzione e attività illecite o impiegati nei lavori più onerosi e rischiosi per la salute e sicurezza. Il 60% lavora in agricoltura. 15,5 milioni i bambini nel lavoro domestico. Solo un bambino su cinque percepisce una paga, gli altri lavorano all’interno della famiglia, senza remunerazione.
I programmi di protezione sociale possono avere un ruolo importante nello spezzare questa catena, queste le conclusioni dello studio Ilo appena pubblicato, in cui sono stati analizzati programmi di protezione sociale in diversi Paesi.
Rilevante ad esempio la riduzione di lavoro minorile sia nelle campagne che nelle città brasiliane a seguito dell’adozione del programma Bolsa Familia che prevede l’erogazione di un fisso mensile alle famiglie con bambini per garantirne la frequenza scolastica.
Di aiuto anche i programmi che intervengono a rafforzare i sistemi sanitari: dove l’assistenza sanitaria è carente le cure degli ammalati gravano sui bambini che devono rinunciare alla scuola, compromettendo il loro futuro. È questo il caso di Togo e Zambia.
Ricade spesso sui bambini anche la cura degli anziani. In Sudafrica, Botswana, Malawi, Namibia, Tanzania o Zimbabwe, più del 50% degli orfani vive con i nonni. Studi condotti in Sudafrica e in Brasile hanno dimostrato che programmi che rinforzano il reddito degli anziani, garantendo delle pensioni minime, contribuiscono a ridurre il lavoro dei bambini e a migliorare il rendimento scolastico.
Lo studio di interventi per l’occupazione degli adulti, condotti in Etiopia e in India, ha mostrato che anch’essi hanno grandi potenzialità nella riduzione del lavoro minorile.
“Le misure di protezione sociale possono contribuire a ridurre l’incidenza del lavoro dei minori” ed è su questo tipo di interventi, uniti all’istruzione, e al rafforzamento delle leggi, che l’Ilo intende insistere.
Va in questa direzione ad esempio la recente approvazione della Raccomandazione sulla protezione sociale di base, documento che prospetta la necessità di assicurare a ognuno un reddito di base e l’accesso alle cure sanitarie essenziali. Ma la strada da percorrere è ancora lunga: solo il 20% della popolazione mondiale accede attualmente ad adeguati programmi di protezione sociale.
Verterà sul tema anche la Terza conferenza globale sul lavoro minorile, in programma il prossimo ottobre in Brasile, dove più di mille partecipanti si riuniranno per discutere le strategie da adottare per raggiungere entro il 2016 l’eliminazione delle peggiori forme di sfruttamento minorile.
Per approfondire: Ilo, proteggere i bambini dalla necessità di lavorare.