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Il rischio nanotecnologie negli ambienti di lavoro

ROMA – Si diffonde sempre di più l’uso delle nanotecnologie nelle aziende moderne. Di cosa si tratta? Grazie alle nuove tecnologie è possibile manipolare i materiali a livello molecolare, quindi – ad esempio – creare materiali con dimensioni piccolissime, che variano da 1 a 100 nanomentri (1 nanomentro è un miliardesimo di un metro). Le particelle create im misura nanometrica possiedono proprietà chimiche e fisiche diverse rispetto alle particelle dei grandi materiali. Ma sono pericolose le nanoparticelle per i lavoratori? In che modo possono essere esposti? Si può misurare l’esposizione? E cosa si può fare per prevenire il rischio?

Innanzitutto i rischio esistono. L’Istituto Nazionale per la Salute e Sicurezza Occupazionale (NIOSH-USA) e l’INAIL stanno conducendo da tempo ricerche sulla tematica, al fine di determinare se le nanoparticelle possono influire negativamente sulla salute dei lavoratori. Intanto, alcuni studi sugli animali hanno accertato che alcuni tipi di nanoparticelle, se inalati, possono raggiungere il sangue, il cervello ed altri organi, provocando fibrosi nei polmoni e altri organi. Ma nel caso dei lavoratori, in attesa che emergano dati chiari dalle ricerche in corso, bisogna considerare che le nanoparticelle di alcuni materiali (ad esempio sostanze infiammabili o catalitiche) possono provocare reazioni chimiche, incendi ed esplosioni. I rischi possibili di contaminazione – come mette in guarda l’INAIL in un manuale di prevenzione – sono attraverso “inalazione“, “ingestione” e “contatto dermico“. Per l’uso di determinati materiali è consigliabile l’uso di respiratori.

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