BRUXELLES – Pubblicato da Etui il rapporto Young people at risk: how changes in work are affecting young Italians’ health and safety, rapporto su occupazione giovanile e rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, realizzato dall’istituto italiano Ires.
Il testo esamina le criticità riscontrate dai giovani nella ricerca di un lavoro in Italia e quindi le conseguenti condizioni di lavoro ottenute. Riporta i risultati di un sondaggio eseguito su 1.000 lavoratori tra i 15 ei 34 anni.
La crisi ha peggiorato una realtà già problematica per l’occupazione giovanile in Italia: il tasso di partecipazione degli italiani di età compresa tra 15-24 anni al mondo del lavoro tra il 2000 e il 2010 è diminuito del 10%. A partire dal 2008 il tasso di occupazione dei giovani è situato al di sotto del 30% a fronte di una media UE per la stessa fascia di età che si situa oltre il 40%.
I posti di lavoro disponibili per i giovani sono instabili: lavoro interinale, contratti a tempo determinato, retribuzioni troppo basse per raggiungere l’indipendenza finanziaria, alti tassi di incidenti di lavoro, orari disagiati, ritmi di lavoro eccessivamente veloci.
Nel 2010, uno su tre incidenti sul lavoro, e uno su tre morti sul lavoro, in Italia ha coinvolto un lavoratore sotto i 35 anni. Nei cinque anni tra il 2005 e il 2009, 44.478 lavoratori di età inferiore ai 35 ha subito lesioni permanenti. I giovani hanno un tasso di infortuni sul lavoro più elevato: nel 2007 ci sono stati 3,7 incidenti sul lavoro segnalati per 100 lavoratori al di sotto dei 34 rispetto a 2,8 infortuni sul lavoro per 100 lavoratori di età superiore ai 34.
Il sondaggio ha rilevato che il 38% dei lavoratori intervistati ha riferito di avere problemi di salute legati al lavoro: mal di testa (30%), mal di schiena (29%), stress, ansia, depressione (30%) e il 18% soffre dolori muscolari. Nel complesso, un lavoratore su tre ha riferito di avere problemi fisici (28%), il 13% solo problemi psicologici, e uno su cinque (21%) problemi sia fisici che psicologici.
Ancora, il rapporto rileva che un terzo dei giovani in Italia sarebbe disposto a emigrare per una vita migliore. Emerge quinde un quadro critico, che può essere condierato addirittura sottostimato se si tiene conto che i dati si riferiscono esclusivamente a lavori regolari ed escludono occupazioni irregolari e sommerse, ovvero occupazioni maggiormente esposte a rischi e a cattive condizioni di lavoro.
Per approfondire: Young people at risk.