ROMA – In occasione della “Giornata mondiale per la salute mentale – World mental health day” che si è celebrata lo scorso 10 ottobre lo staff centrale di Passi – Sistema di sorveglianza sanitaria coordinato dal Cnesps-Iss ha pubblicato online il capitolo del report nazionale Passi sui sintomi depressivi nella popolazione adulta, con un approfondimento dedicato alle rilevazioni per la popolazione di età compresa tra i 60 e i 69 anni.
Questi i numeri diramati. Circa il 7% degli adulti intervistati ha riferito di aver percepito sintomi di depressione e di aver percepito inoltre come compromesso il proprio benessere psicologico per una media di 17 giorni nel mese precedente l’intervista; il benessere fisico per 10 giorni e le normali attività quotidiane per 7 giorni.
I dati, riferiti al periodo 2009-2012, mostrano che i sintomi depressivi aumentano con il crescere dell’età e sono più frequenti :
- tra donne (9%) che tra uomini;
- tra gli italiani rispetto agli stranieri;
- tra persone con livelli di istruzione molto bassi,(12%);
- con difficoltà economiche (15%);
- lavoro precario (9%);
- affetti da patologie croniche (13%);
- che vivono da soli (10%).
A livello territoriale non si rileva un andamento regolare legato alle aree geografiche d’Italia. Dai dati è emersa essere la Sardegna la regione in cui il maggior numero di abitanti ha dichiarato di soffrire di sintomi depressivi (11%). La Basilicata la regione dove la percentuale è più bassa (3%).
Molte di queste persone (42%) non chiedono aiuto a nessuno. Gli uomini dichiarano di aver chiesto aiuto più più raramente delle donne (53% contro 61%). Una parte si rivolge al medico (33%), altri a familiari e amici (18%). Alcuni si rivolgono sia a personale medico che a persone care, (8%).
A fronte del generale invecchiamento della popolazione assumono particolare rilievo i dati relativi alla salute mentale per le persone più anziane. Ed è proprio a questa problematica che è sta dedicata questa edizione del “World mental health day”.
Nei prossimi quarant’anni (stime OMS), il numero delle persone con più di 65 anni passerà da 524 milioni a 1,5 miliardi e continuerà ad aumentare la quota degli over 85. Una delle conseguenze da fronteggiare a livello di salute mentale sarà l’aumento della demenza oltre una rilevante incidenza di disturbi mentali comuni quali disturbi d’ansia, depressione maggiore e distimia.
Per l’invecchiamento attivo anche la salute mentale è importante e va affrontata sia a livello di prevenzione che mettendo a punto adeguate terapie farmacologiche. È infatti accertato che l’assunzione di alcuni farmaci negli anziani induce effetti avversi, incide sulle funzioni renali e epatiche, sull’equilibrio idrico dell’anziano e sulla struttura ossea.
A livello di prevenzione e riabilitazione i programmi che mirano al coinvolgimento degli anziani nella vita attiva, anche attraverso interventi di potenziamento cognitivo, sono al centro dell’agenda soprattutto degli stati europei.
Altra problematica riguarda infine la presa in carico degli anziani non autosufficienti cui vanno garantiti livelli di assistenza adeguati e cui, al di fuori dei ricoveri in strutture per acuti quando necessario, il nostro sistema sanitario offre assistenza domiciliare o la residenza sanitaria assistita (Rsa).
Per approfondire: Passi.