PAVIA – Pubblicati nel supplemento A del Volume XXXV – N. 4/ottobre-dicembre 2013 del Gimle, Giornale Italiano di Medicina del lavoro e Ergonomia, gli atti del “76° Congresso nazionale Simlii” che si è svolto a Giardini di Naxos lo scorso ottobre.
Dato la vastità degli argomenti trattati negli atti, daremo notizia in più articoli di alcune delle relazioni più significative. Partiamo oggi con un documento discusso in sessione parallela, compendio utile e piacevole dal titolo La storia della medicina del lavoro.
La storia viene affrontata da quattro le relazioni in successione, che colgono aspetti specifici dell’evoluzione della medicina del lavoro in Italia a partire dalla fine del ‘600.
Dal ‘600 parte il professor Giuliano Franco, Dipartimento di scienze mediche e chirurgiche materno infantili e dell’adulto dell’Università di Modena e Reggio Emilia, che presenta il contesto culturale e socio-economico del ducato di Modena della seconda metà del ‘600. Questa è l’epoca in cui visse e operò Bernardino Ramazzini, autore di uno dei primi testi di medicina del lavoro della storia italiana De Morbis Artificum Diatriba della cui nota ri-edizione del 1713 cade quest’anno il tricentenario.
Ricostruendo il contesto del ducato modenese, la relazione mette in luce l’alto tasso di delinquenza e aggressività, l’iniquità delle condizioni sociali, l’assenza della maggior parte dei diritti e un’economia basata sull’agricoltura soggetta alle oscillazioni date dai diversi andamenti dei raccolti. In un contesto altamente conflittuale e ingiusto Bernardino Ramazzini si inserisce con una voce totalmente diversa “è ben sorprendente quindi che un medico, disdegnando i guadagni dei colleghi medici ai quali rimprovera l’eccessiva prescrizione di medicine e dai quali è oggetto di malevola ironia, rivolga la sua attenzione alle viliores officinas. Egli manifesta compassione (“…bisogna riconoscere che da ogni attività… derivano ai lavoratori disagi e malattie molto gravi e anche la morte…”), gratitudine (“Questo è certamente un dovere nei confronti dei lavoratori, dalla cui attività…derivano tanti vantaggi…) e senso di giustizia (“Poiché…nelle società ben regolate sono state fissate delle leggi a vantaggio dei lavoratori, è altrettanto giusto che anche la medicina apporti il proprio contributo…e abbia cura della loro salute in modo che possano…esercitare senza pericolo l’attività…) “.
È invece analizzata dal punto di vista delle donne la storia della medicina del lavoro più recente nella relazione Cento anni dal IV Congresso sulle malattie da lavoro di Roma (1913-2013) di Silvana Salerno, Medico del lavoro, ricercatrice ENEA, che illustra le prime pubblicazioni sulle malattie professionali delle donne redatte da laureate in medicina, sindacaliste, filantrope agli inizi del novecento.
In particolare vengono presentati i contributi femminili alla medicina del lavoro a partire dal quarto “Congresso di malattie da lavoro” che si svolse a Roma nel 1913. L’intervento riporta i lavori di Irene de Bonis de Nobili che presentò in quell’occasione una comunicazione specifica su Alcune malattie professionali delle donne della sindacalista Romelia Troise in merito alle condizioni di rischio delle telegrafiste che non avevano mensa né camere di allattamento, di Teresita Sandesky, tra le prime laureate in medicina a Roma e di Linita Beretta, autrice di un articolo, pubblicato dalla rivista di Luigi Devoto Il lavoro sull’importanza dei servizi alle madri operaie della manifattura dei tabacchi Milano per prevenire la mortalità infantile.
L’evoluzione della salute e la sicurezza dei lavoratori del mare è invece affrontata dall’intervento del gruppo composto da M.A. Riva, Unità Operativa di Medicina del Lavoro di Monza, G. Bonifaci, Medico del lavoro, e G. Cesana, Centro di Studio e Ricerca sulla Sanità Pubblica, Università degli Studi di Milano Bicocca .
I ricercatori per tracciare l’evoluzione della tutela dei lavoratori del mare si rifanno all’opera precedentemente citata, De Morbis Artificum Diatriba, in cui Bernardino Ramazzini dedica un capitolo alle malattie dei pescatori, categoria di lavoratori sottoposta a gravosissime condizioni di lavoro e gravemente colpita da infortuni. Nonostante il grande contributo del medico modenese alla ricerca sulle patologie della gente di mare egli non individuò però il nesso causale tra scorbuto, che decimava interi equipaggi, e l’alimentazione. Autore di questa scoperta fu il medico scozzese James Lind (1716-1794) il quale, conducendo alcuni esperimenti su marinai affetti da scorbuto a bordo di una nave della marina britannica, dimostrò che gli agrumi potevano rappresentare un rimedio efficace verso questa patologia. Lind pubblicò i risultati della sua esperienza in A treatise of the scurvy (1753) – testo ignorato dalla comunità medico-scientifica per circa quaranta anni – e in An essay on the most effectual means of preserving the health of seamen (1762), dove per primo suggerì l’implementazione di misure igieniche su tutte le navi e visite mediche approfondite a tutte le reclute prima di salire a bordo”.
Tra l’ ‘800 e il ‘900 furono poi introdotti notevoli miglioramenti igienici e furono istituite le prime casse mutue dedicate. In Italia nacquero le Casse marittime per la tutela assicurativa di questa specifica categoria di lavoratori.
Ultimo intervento, a cura di L. Tomassini, C. Petyx, R. Biscioni, F. Carnevale, S. Iavicoli riguarda la storia dell’ENPI – Ente nazionale di propaganda per la prevenzione degli infortuni. La relazione presenta i primi risultati di una ricerca in corso sulla documentazione disponibile in biblioteche e archivi, primi fra tutti il fondo dell’ENPI conservato presso la sede Inail ex Ispesl di Monte Porzio Catone e l’Archivio Centrale dello Stato di Roma. La ricerca riguarda sia la storia istituzionale dell’ente, dalle origini negli anni ’30 alla sua estinzione nel 1978, sia l’analisi del vasto materiale di documentazione e propaganda, composto soprattutto da apparati documentari, iconografici, e audiovisivi, prodotto dall’Enpi nei suoi circa 50 anni di storia.
Per approfondire: Atti 76° Congresso SIMLII, Storia della Medicina del Lavoro.