ROMA – Presentato da Istat e dal Dipartimento per le Pari Opportunità il report statistico Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere che fornisce informazioni sulla situazione delle donne italiane nel mondo del lavoro, nella famiglia e nella scuola, analizzando la diffusione di atteggiamenti e comportamenti discriminatori.
L’indagine è stata condotta tra giugno e dicembre 2011 su un campione di 7.725 famiglie distribuite in 660 Comuni italiani intervistando un solo componente, estratto casualmente tra i componenti di età compresa tra i 18 e i 74 anni.
Quale la situazione delle donne in Italia? Il 57,7% degli intervistati sostiene che situazione degli uomini nel nostro Paese è migliore di quella delle donne: lo pensa il 64,6% delle donne intervistate e il 50, 5% degli uomini.
Sono notevoli le differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Il 53,7% degli intervistati ha affermato che le donne vivono una situazione peggiore degli uomini per quanto riguarda la stabilità del posto. Circa la metà degli intervistati ha risposto che per una donna è più difficile:
- trovare un posto di lavoro adeguato al proprio titolo di studio o alla propria esperienza (53, 1%);
- fare carriera (51,7%);
- percepire lo stesso stipendio di un uomo a parità di mansione (50,1%).
L’indagine ha mostrato che a livello culturale alcuni pregiudizi stanno cadendo. L’87,1% della popolazione ha dichiarato di essere poco o per niente d’accordo sull’affermazione “non è naturale che un uomo abbia un superiore donna” e la maggioranza della popolazione ha affermato che le donne hanno pari competenze dell’uomini nel dirigere un’azienda (80,3%) o a ricoprire cariche politiche (79,9%). Una larga maggioranza della popolazione non ritiene quindi che gli uomini siano dirigenti o leader politici migliori delle donne.
Il 77,5% della popolazione inoltre non è d’accordo nel ritenere che l’uomo debba prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia e solo il 7,6% ritiene che laurearsi sia più importante per un ragazzo che per una ragazza.
A fronte di un cambiamento culturale in atto si registra tuttavia un ritardo nei cambiamenti concreti. L’indagine ha mostrato che le condizioni di parità, seppur auspicate non sono sempre attuate. Il 18,3% delle donne ha dichiarato di avere spesso un carico di lavoro domestico eccessivo (contro il 3,5% degli uomini). Nel corso della loro vita molte più donne, il 44,1%, rispetto agli uomini, il 19,9%, hanno rinunciato a lavorare, hanno interrotto il lavoro, non hanno accettato un incarico lavorativo o non hanno potuto investire come avrebbero voluto nel proprio lavoro a causa di impegni e responsabilità familiari.
L’89,2% degli intervistati ritiene però che “gli uomini dovrebbero partecipare di più alla cura e all’educazione dei propri figli” e che “in una coppia in cui entrambi i partner lavorano a tempo pieno, le faccende domestiche dovrebbero essere divise in modo uguale” (l’87,7%).
Nonostante alcuni degli stereotipi sui tradizionali ruoli di genere appaiano superati, altri preconcetti sono risultati essere ancora profondamente radicati, soprattutto nelle generazioni più anziane, tra le persone con titolo di studio più basso e tra le persone che vivono al sud Italia.
Il 49,7% degli intervistati si è detto d’accordo nel ritenere che “gli uomini siano meno adatti ad occuparsi delle faccende domestiche” e il 49,7% concorda con l’affermazione “è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia”.
Per quanto riguarda fenomeni discriminatori, sia su uomini che su donne, il 25,7% degli intervistati ha dichiarato di aver subito “discriminazioni” in ambito scolastico o lavorativo. La percentuale di persone discriminate non presenta differenze tra donne e uomini ma è da evidenziare che le donne, più spesso degli uomini, hanno dichiarato che la discriminazione fosse dovuto al genere.
Il 16,1%degli intervistati ha dichiarato di aver subito queste discriminazioni sul posto di lavoro:
- ostilità da parte di colleghi e superiori (32,1%);
- conferimento di mansioni inferiori alla qualifica (21,9%) e svalutanti (21,0%);
- carichi di lavoro penalizzanti (20,4%);
- blocco di promozioni, aumenti di stipendio e altri benefit, anche se meritati, (18,5%);
- retribuzioni inadeguate alla mansione (16,8%).
Per approfondire: Stereotipi, rinunce e discriminazioni di genere.