ROMA – Presentato il 28 dicembre a Roma in un convegno presso la Camera dei Deputati, il dossier di Legambiente Bonifiche dei siti inquinati: chimera o realtà? che affronta le criticità dell’opera di bonifica in corso ed esamina le realtà dei 39 Sin Siti di interesse nazionale, tra cui Taranto, Priolo, Marghera, Casale Monferrato, la terra dei Fuochi e i Siti di interesse regionale.
Sono centomila gli ettari di territorio italiano interessati da rifiuti industriali di ogni tipo. Cinquantasette i siti di interesse nazionale da bonificare individuati negli ultimi 15 anni, poi ridotti a trentanove. L’opera di bonifica è in ritardo: caratterizzazioni e analisi sono effettuate in modo a volte esagerato e inefficace; ritardi nei progetti di risanamento; nessuna bonifica è stata completata.
Nonostante l’alto rischio sanitario l’opera di bonifica in Italia è pressoché ferma:
- solo in 11 Sin è stato presentato il 100% dei piani di caratterizzazione previsti, cioè è stata portata termine la fase preliminare di studio che definisce il tipo e la diffusione dell’inquinamento presente e che porta alla successiva progettazione degli interventi;
- solo in 3 Sin (gli stabilimenti di Cengio e Pieve Vergonte e il sito di Fidenza) è stato approvato il 100% dei progetti di bonifica previsti;
- su migliaia di elaborati presentati sono solo 254 i progetti di bonifica di suoli o falde con decreto di approvazione.
30 miliardi di euro l’ammontare complessivo degli investimenti necessari per sanare completamente il territorio italiano, attualmente sono stati messi a disposizione, tra il pubblico e il privato, 3,6 miliardi di euro.
Salute. Il progetto Sentieri, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità ha realizzato il profilo sanitario delle popolazioni residenti in 44 SIN riscontrando:
- “eccesso di tumori della pleura nei SIN con l’amianto (Balangero, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla);
- incrementi di mortalità per tumore o per malattie legate all’apparato respiratorio per le emissioni degli impianti petroliferi, petrolchimici, siderurgici e metallurgici (Gela, Porto Torres, Taranto e nel Sulcis in Sardegna);
- malformazioni congenite (Massa Carrara, Falconara, Milazzo e Porto Torres);
- patologie del sistema urinario per l’esposizione a metalli pesanti e composti alogenati (Piombino, Massa Cararra, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis);
- malattie neurologiche da esposizione a metalli pesanti e solventi organo alogenati (Trento nord, Grado e Marano e nel basso bacino del fiume Chienti);
- linfomi non Hodgkin da contaminazione da PCB (Brescia).”
Dal dossier emerge inoltre che la grande opera di bonifica è ad alto rischio di illegalità e di infiltrazioni. Dal 2002 ad oggi sono state avviate 19 indagini su smaltimenti illegali di rifiuti derivanti dalla bonifica di siti inquinati per cui sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, e denunciate 550 persone facenti capo a 105 aziende.
Sono 10 i passaggi fondamentali che Legambiente individua per uscire da questa stasi e per dare nuova forza a un’opera che se ben condotta rappresenta un’opportunità importantissima per rilanciare la green economy in Italia:
- “garantire maggiore trasparenza sul Programma nazionale di bonifica, permettendo a tutti di accedere alle informazioni sull’aggiornamento del risanamento di ciascun sito di interesse nazionale da bonificare;
- stabilizzare la normativa italiana e approvare una direttiva europea sul suolo;
- rendere più conveniente l’applicazione delle tecnologie di bonifica in situ, passando dalla stagione delle caratterizzazioni a quella dell’approvazione dei progetti e dell’esecuzioni dei lavori, per realizzare bonifiche vere e non le solite messe in sicurezza o i soliti tombamenti;
- istituire un fondo nazionale per le bonifiche dei siti orfani: uno strumento attivo negli Stati Uniti dal lontano 1980 (quando fu approvata la legge federale sul Superfund) e previsto anche nella proposta di direttiva europea sul suolo presentata nel 2006;
- sostenere l’epidemiologia ambientale per praticare una reale prevenzione;
- fermare i commissariamenti, anche sulle bonifiche dei siti inquinati – così come su altre emergenze ambientali – i commissariamenti attivati negli anni si sono dimostrati un vero fallimento;
- rotenziare il sistema dei controlli ambientali pubblici;
- introdurre i delitti ambientale nel codice penale;
- applicare il principio chi inquina paga anche all’interno del mondo industriale, promuovendo all’interno delle associazioni di categoria iniziative tese a escludere i soci che ricorrono a pratiche illecite nello smaltimento dei rifiuti, anche derivanti da operazioni di bonifica;
- ridimensionare il ruolo della Sogesid, società pubblica attiva sulla gran parte dei SIN e al centro di recenti indagini giudiziarie, affinché il Ministero e gli altri enti di supporto riprendano appieno le loro competenze ed affidino eventualmente specifiche attività a soggetti individuati sulla base di gare pubbliche o comunque sulla base di valutazioni comparative”.
Per approfondire:
dossier Legambiente
intervento ministro Ambiente Orlando “Le bonifiche sono priorità del Governo”