ROMA – Presentata da Anmil ieri a Roma, l’indagine Tesori da scoprire: la condizione della donna infortunata nella società.
Il rapporto presenta un’elaborazione dei dati Inail sul fenomeno infortunistico al femminile e i risultati di un’indagine, condotta dalla stessa Associazione italiana fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro in collaborazione con Datamining e Indago.
Alla data del 31 dicembre 2012, i “disabili da lavoro” rilevati da Inail erano circa 690.000, dei quali oltre 96.000, il 14%, donne. Tra le donne circa 66.000 con un età superiore ai 64 anni, circa 21.000 tra i 50 e i 64 anni, più di due donne disabili su tre con almeno 65 anni, per un macro dato che ha evidenziato come il 90% delle donne disabili fosse ultracinquantenne.
Ogni anno sono circa 2.000 le donne che diventano “disabili da lavoro” a seguito di un infortunio o di una malattia professionale. L’Agricoltura è stato il settore con maggiore incidenza, 15,4% del totale, seguito da Sanità (12,7%), Industria manifatturiera (10,8%), Amministrazioni conto Stato (10,4%), Commercio (10%), Alberghi e ristoranti (7,7%), Servizi alle imprese (6,5%) e Servizi domestici (6,3%).
Al di là delle differenze di pericolosità dei vari settori un dato che desta preoccupazione riguarda la modalità di accadimento: il 35% degli incidenti che ha causato gravi gradi di menomazione è avvenuto in itinere, nel tragitto casa-lavoro.
Partendo da questa cornice di dati Anmil si è quindi rivolta direttamente alle stesse donne, per capirne in profondità le difficoltà gli stress, la conciliazione tra casa, lavoro e famiglia.
Quali sono le condizioni di vita delle donne infortunate? L’indagine si è sviluppata con domande telefoniche rivolte a 200 donne che hanno subito infortunio o tecnopatia. Le domande hanno riguardato sette aree: le conseguenze psicologiche, la discriminazione, i rapporti sociali, l’accessibilità e gli spostamenti, il reinserimento lavorativo, il tempo libero e il rapporto con gli enti.
A livello psicologico appare alta la percentuale di donne che soffre ancora di ansia/angoscia o incubi conseguenti all’infortunio (42,5%) ma la percentuale diminuisce a mano amano che il ricordo si allontana nel tempo. Il 16,5% del campione ha dichiarato di ritenere di aver bisogno di supporto psicologico.
Solo il 25,5% delle donne ha imputato la causa di quanto accaduto a qualcosa o qualcuno esterno. Questo dato deve motivare a rafforzare ulteriormente le attività di formazione e informazione per le lavoratrici e la realizzazione di campagne sia per i lavoratori che per i datori di lavoro affinché adottino soluzioni che riducano al minimo la possibilità di infortunarsi, anche in caso di distrazione.
Per quanto riguarda la discriminazione solo il 16% delle donne ha dichiarato di sentirsi discriminata in quanto disabile. La doppia discriminazione donna-disabile è stata denunciata dal 22,5% delle intervistate.
Significative le conseguenze dell’infortunio nei rapporti e nei ruoli sociali. A livello familiare il 55,5% delle donne infortunate non svolge le faccende domestiche come prima dell’infortunio ( al Sud il 72,3%) e il 51,5% delle intervistate ritiene indispensabile un aiuto fisso di una badante o una domestica. All’interno della famiglia però non viene a mancare autorevolezza: solo il 5,5% del campione ritiene di averla persa dopo l’infortunio.
Il 57% circa delle donne ha perso amicizie e rapporti coi colleghi e desta preoccupazione questa tendenza all’isolamento. Una buona percentuale, il 46%, ha però instaurato nuovi rapporti di amicizia.
Anche nella sfera della relazione di coppia l’evento traumatico può avere serie conseguenze. La tendenza generale dell’uomo di fronte a partner che diventano invalide è spesso di allontanamento, mentre non accade lo stesso nel caso in cui sia l’uomo a subire un infortunio. Circa il 23% delle donne ha dichiarato di aver perso il compagno dopo l’infortunio. Il 16% ha costruito un rapporto con un nuovo compagno.
In generale le lavoratrici infortunate non hanno riferito di particolari problemi negli spostamenti in automobile e il 95% di esse ritiene adeguata la propria abitazione rispetto alla propria invalidità. Rispetto all’accessibilità degli uffici pubblici, l’83% ha dichiarato di avere accesso semplice, il 15,5% ha denunciato problemi.
Particolari criticità si riscontrano per quanto riguarda il reinserimento lavorativo. Il 23,5% delle lavoratrici infortunate ha dichiarato di aver perso il lavoro dopo l’infortunio, con spinte per licenziarsi. Nei casi in cui il posto di lavoro invece è stato mantenuto l’integrazione è stata buona.
In ultimo, le domande relative al rapporto con gli enti hanno evidenziato un giudizio sufficiente rispetto ai servizi Inail di accoglienza, nel rapporto con medici. Poca soddisfazione rilevata nei confronti del servizio di assistenza in merito alle cure e alle protesi riconosciute e fornite dall’Istituto (24%). L’82,5% delle donne che hanno usufruito del servizio assistenza sociale Inail si ritiene soddisfatto.
La quasi totalità delle donne intervistate (il 96,5%) si è definita soddisfatta dell’azione di supporto svolta dall’Anmil dopo l’infortunio, e del sostegno offerto dall’Anmil nell’affrontare le problematiche psicologiche connesse all’infortunio (89%).
Per approfondire: Tesori da scoprire, indagine Anmil.