ROMA – Sono molte le cause e i processi ancora aperti in Italia per le morti e le malattie provocate dall’esposizione dei lavoratori e dei loro familiari all’amianto.
Il 1 dicembre 2010, però, è arrivata una sentenza della Corte di Cassazione che potrebbe modificare un po’ le cose.
La Suprema Corte ha infatti stabilito che il datore di lavoro è penalmente responsabile solo se l’esposizione all’amianto del lavoratore è stata di lunga durata e tale dunque da essere la causa principale della malattia. Si tratta della sentenza n. 43786/10 emessa dalla quarta sezione penale della Corte di Cassazione: qui si specifica che il datore di lavoro può essere ritenuto responsabile di omicidio colposo solo nel caso in cui l’esposizione all’amianto sia la causa determinante della malattia e dunque della morte del lavoratore, non solo una tra più possibili cause.
Nel caso specifico, come nella maggior parte delle cause che trattano di amianto, la malattia che aveva portato alla morte del lavoratore era il mesotelioma pleurico, un particolare tipo di tumore che da molto tempo viene associato con l’esposizione all’amianto. Tuttavia, secondo la Cassazione, l’esistenza di questo legame non sarebbe sufficiente a condannare il datore di lavoro per omicidio colposo; per farlo sarebbe invece necessario approfondire su quanto effettivamente sia stata forte e prolungata l’esposizione del lavoratore all’agente cancerogeno e se sussista veramente la correlazione diretta con l’insorgenza del tumore.
Questo non ha tuttavia impedito alla Suprema Corte di ribadire che tutto il consiglio di amministrazione della società presso il quale lavorava l’operaio debba rispondere di omicidio colposo nel caso in cui si possa dimostrare che non erano state poste in essere misure di protezione adeguate.
Misure di protezione da valutare naturalmente non secondo le conoscenze di oggi ma secondo quelle presenti al tempo a cui riusale l’attività lavorativa della persona deceduta. Infatti, già decenni fa, erano noti gli effetti negativi delle polveri per la salute, in particolar modo di quelle di amianto: in molti casi sarebbero bastati per ridurre l’inalazione pochi accorgimenti già disponibili all’epoca, come l’uso delle mascherine o la pratica di bagnare il terreno così da rendere più difficile la sollevazione delle pericolose polveri.