TORINO – Tutta dedicata alle richieste delle parti civili l’udienza del processo Thyssenkrupp del 19 gennaio scorso. Quattro anni dopo quella tragica giornata in cui sette operai persero la vita in un terribile rogo i sopravvissuti, i soccorritori e i familiari delle vittime possono finalmente avanzare le loro richieste di risarcimento.
Primo a prendere la parola è stato l’avvocato Sergio Bonetto che difende i quarantotto lavoratori dello stabilimento che si sono costituiti parte civile per aver rischiato la vita lavorando in condizioni di abbandono e degrado. Le gravissime carenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro in cui versava lo stabilimento, di cui era prevista la dismissione a breve, configurano il reato di pericolo alla pubblica incolumità come definito dall’art. 437 del,Codice Penale che, in stralcio, cita “Art. 437 – Rimozione od omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro – Chiunque omette di collocare impianti, apparecchiature o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro, ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se dal fatto deriva un disastro o un infortunio, la pena è della reclusione da tre a dieci anni.”
Così ha commentato Ciro Argentino, ex delegato sindacale “ Dalla strage siamo usciti vivi, ma c’eravamo anche noi in quello stabilimento che era stato abbandonato a sè stesso perché tanto doveva chiudere. E l’incidente, come ha dimostrato il processo, poteva capitare a chiunque e in qualsiasi momento”
La richiesta di risarcimento avanzata dal legale per ognuno dei quarantotto dipendenti della Thyssenkrupp di Torino è di 128.999.90 euro.
Ulteriori richieste vengono avanzate per coloro che hanno avuto un ruolo particolarmente gravoso nella dinamica dell’incidente, i soccorritori, i quali hanno subito dopo l’evento i danni di una sindrome da stress postraumatico acuto scatenata dallo shock vissuto che è stato di tale entità da equiparare queste persone a reduci di guerra. Per loro le conseguenze dello shock si sono fatte sentire nel tempo con allucinazioni, insonnia, attacchi di panico, crisi scatenate al solo sentire dell’odore di bruciato. Il legale ha riproposto in tribunale l’ascolto della registrazione delle chiamate di soccorso al 115 e al 118 ricreando per sei minuti l’atmosfera da girone infernale che i soccorritori hanno vissuto in quei tragici momenti.
L’udienza ha visto anche avanzare le richieste dei familiari delle vittime e dell’unico sopravvissuto all’incidente: l’on. Antonio Boccuzzi che Quotidiano Sicurezza ha recentemente intervistato.
Boccuzzi si è costituito parte civile in relazione all’omissione dolosa delle cautele antinfortunistiche e ha richiesto un risarcimento pari a 300.000 euro per danni morali ed esistenziali. Nei giorni e nei mesi vissuti dopo l’evento, Boccuzzi ha affrontato crisi profondissime dovute al ricordo di quelle scene e al veder morire agonizzando uno ad uno i suoi compagni di lavoro e amici.