ROMA – Amianto, mesotelioma, lettura territoriale dei casi rilevati dal Renam. Pubblicati da Inail sulla rivista scientifica BMC Cancer i dati di uno studio condotto dal dipartimento Dimeila in collaborazione con i Cor Centri operativi regionali del Renam, che ha analizzato e catalogato territorialmente l’incidenza dei casi di mesotelioma pleurico in Italia interrogando le rilevazioni dello stesso Registro nazionale dei mesoteliomi.
32 cluster di comuni, individuati analizzando più di 15mila casi incidenti di mesotelioma diagnosticati tra il 1993 e il 2008. Questo quanto riportato dallo studio, pubblicato sulla BMC il 15 aprile 2015 a titolo Epidemiological patterns of asbestos exposure and spatial clusters of incident cases of malignant mesothelioma from the Italian national registry.
I dati sono stati interpretati partendo dalle rilevazioni sulle modalità di esposizione effettuate dai Cor, da 11.852 storie occupazionali residenziali familiari ricostruite su interviste dirette indirette.
Su 8.724 uomini intervistati per 7.538, ovvero l’86,4% del campione, è stata accertata l’esposizione all’amianto. 1.888 donne su 3.128, ovvero il 60,3%. Due casi e mezzo per gli uomini per ogni caso riguardante le donne. Il restante 10% del totale dei casi rilevati è imputabile a esposizioni in ambiti non lavorativi.
“Questo rapporto, particolarmente basso in Italia, anche comparato ad altri Paesi con disponibilità di dati, per una malattia di prevalente origine occupazionale è significativo” – ha dichiarato il responsabile del ReNaM, Alessandro Marinaccio – “Nel nostro Paese, infatti, la quota di casi di sesso femminile è particolarmente alta e la spiegazione può essere la circostanza di un impiego nel passato delle donne in settori coinvolti nell’esposizione, come il tessile e l’industria del cemento amianto, elevato per ragioni di storia industriale”
A livello territoriale, sono stati presi in considerazione tra gli altri i siti di Casale Monferrato, Broni, Bari, sedi storiche di impianti di produzione di amianto, La Spezia, Genova, Monfalcone, Trieste, Castellamare di Stabia, Livorno e Ancona per i cantieri navali e infine Biancavilla Etnea per la fluoredenite.
L’Italia ha prodotto amianto con una media che fino al 1987 raggiungeva le 100mila tonnellate l’anno, e con un’importazione che fino al 1991 ha raggiunto invece le 50mila. Attualmente ancora molti Paesi nel mondo continuano a estrarlo, lavorarlo, ed evitare di metterlo al bando (Leggi rapporto Oms maggio 2015).
Info: studio Inail casi mesotelioma da Renam
Leggi
Renam, dispensa bibliografica del registro mesoteliomi