ROMA – 898.429 lavoratori domestici nel 2014, diminuzione del 5,8% rispetto al 2013. Pubblicati da Inps i dati sull’andamento in Italia del lavoro domestico, dati ottenuti attraverso il conteggio dei contributi versati all’Istituto nell’anno passato.
I dati sono stati pubblicati il 25 giugno 2015, e sono stati inseriti nella raccolta dell’Osservaotio sui lavoratori domestici, che permette quindi di consultarli in maniera dettagliata e approfondita.
Contributi Inps nel 2014
Nel 2014 sono stati 898.429 i lavoratori che hanno avuto contributi versati all’Inps, un calo del 5,8% rispetto al 2013, ovvero 54.940 lavoratori in meno. Un calo simile pari al 5,1% si era verificato nel 2013 rispetto al 2012, anno in cui invece per effetto della sanatoria della (D. Lgs. n.109 del 16 luglio 2012) era stato registrato un aumento considerevole che ha toccato quota a 1.004.160.
Se cala il numero complessivo dei lavoratori, sale invece il numero dei domestici italiani, aumentato nel 2014 del 4,3% rispetto al 2013 (205.789 persone a fronte delle 197.373). “Nel 2014 l’Europa dell’Est è la zona geografica da cui proviene quasi la metà dei
lavoratori stranieri, con 412.822 lavoratori, pari al 45,9%”.
Donne in prevalenza rispetto agli uomini con l’87% del totale, ovvero 781.392 contro 117.037 uomini. 45-49 anni la classe di età più frequete con 147.604 lavoratori, quindi 50-54 con 144.419, 40-400 con 128.557, 55-59 con 119.539. “Il 9,3% (62.244 60-64, 21.002 65 e oltre) ha un’età pari o superiore ai 60 anni e solo il 2,7% ha un’età inferiore a 25 anni (22.516 20-24, 1.564 fino a 19).
Per quanto riguarda infine le aree geografiche con maggiore impiego di lavoro domestico, in prevalenza Nord-Ovest e Centro con 30% e 28,6%, Nord-Est 19,7%, Sud 12,8%, Isole 8,8%. Regione con più lavoratori domestici è la Lombardia con il 18,4%.
Definizione
Citando il glossario in coda al comunicato dettagliato diramato da Inps, ricordiamo la definizione di lavoratore domestico: “sono lavoratori domestici coloro che prestano un’attività lavorativa continuativa per le necessità della vita familiare del datore di lavoro come ad esempio colf, assistenti familiari o baby sitter, governanti, camerieri, cuochi ecc..
Rientrano in questa categoria anche i lavoratori che prestano tali attività presso
comunità religiose (conventi, seminari), presso caserme e comandi militari, nonché
presso le comunità senza fini di lucro, come orfanotrofi e ricoveri per anziani, il cui
fine è prevalentemente assistenziale”.
Dai dati appena presentati, emerge che per quanto riguarda il tipo di rapporto di lavoro, il “59,5% dei lavoratori domestici ha un contratto come colf, mentre il 40,5% sono badanti”.
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