ROMA – Scende in campo con tutta la sua forza la Cgil per chiedere maggiori tutela per i diritti e la sicurezza dei lavori. In questi giorni arriva il lancio di due importanti iniziative: la campagna STOP CAPORALATO e la campagna regionale per la sicurezza nei cantieri “Non si può morire per il pane”.
Il problema del caporalato è una piaga sociale che investe nella regione Lazio in particolare due province: Roma per quanto riguarda i cantieri edili e Latina per quanto riguarda il lavoro agricolo.
Il fenomeno è tristemente noto: tute le mattine migliaia di lavoratori si recano in punti di raccolta dove i caporali li arruolano per lavori giornalieri sottopagati, svolti senza alcuna formazione e senza alcuna tutela delle condizioni di sicurezza.
Questi i numeri del fenomeno del settore edile a Roma:
- 5000 i lavoratori che ogni mattina si recano in 40 smorzi, depositi di materiali da costruzione, a sperare di essere arruolati in cantieri.
- 3 le principali nazionalità dei lavoratori: albanesi, rumeni, ucraini.
- 20 euro la paga media per una giornata di lavori di 8-10 ore
- 95.000 i lavoratori al nero del 2009
- 1,7 miliardi di euro i contributi evasi
A Latina il fenomeno imperversa nel settore agricolo dove viene impiegata manodopera prevalentemente indiana e magrebina oltre che dell’est europa. Un esercito di 60-70.00 braccianti pagati 3-3,50 euro l’ora, che spesso sottostanno a queste condizioni oltre che per necessità anche per ricatto in quanto sprovvisti di permessi di soggiorno.
L’azione di contrasto di cui CGIL si è fatta promotrice ha l’obiettivo di intervenire a livello legislativo e di far diventare il caporalato un reato penale. Ad oggi, CGIL afferma, questo reato è perseguito solo con ammenda pari a 50 euro per ogni lavoratore arruolato che scatta nel momento in cui il kapì sia colto in flagrante nell’atto di operare l’intermediazione tra lavoratore e impresa.
L’iniziativa per il lancio della campagna si è svolta a Roma il 24 gennaio al teatro Ambra Jovinelli e ha visto il susseguirsi di momenti di alto impatto emotivo, provocato dalla proiezione di un video e dall’interazione condotta dall’attore Giorgio Pasotti con due lavoratori vittime di tratta, con momenti di discussione, confronto e approfondimento sul fenomeno.
Susanna Camusso, segretario generale CGIL, ha chiuso l’incontro con parole forti: il caporalato è perfettamente analogo e paragonabile alla tratta e alla schiavitù e una società civile non può non perseguirlo come reato contro la persona.
Il ministro del lavoro Sacconi ha risposto alle sollecitazioni del sindacato affermando che già ad oggi l’articolo 18 del decreto 276/2003 prevede sanzioni penali contro lo sfruttamento di minori per intermediazione illecita.
Altra iniziativa di forte impatto mediatico intrapresa dalla Fillea CGIL è il lancio di una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza nei cantieri.
Il sindacato, che denuncia una situazione gravissima nel settore edile e una totale mancanza di risorse umane per tutelare le condizioni dei lavoratori, ha scelto di usare le tinte forti per comunicare con efficacia con i lavoratori, le autorità e l’opinione pubblica.
Contemporaneamente al lancio della campagna la Fillea CGIL porta avanti la sua funzione istituzionale che ha portato mercoledì 2 febbraio alla firma di un protocollo d’intesa in prefettura.