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Lavori all’aperto, nel Lazio il rischio infortuni potrebbe aumentare a partire dal 4 marzo.

BOLOGNA – Carlo Soricelli, dell’Osservatorio Indipendente di Bologna sui morti e gli infortuni sul lavoro, ce lo aveva annunciato poco tempo fa ed ora, quella che sembrava solo un’ipotesi, è realtà. Si tratta di un sistema messo a punto proprio dall’Osservatorio per correlare l’andamento meteorologico con il rischio di infortuni in due dei settori più pericolosi: edilizia ed agricoltura. Un sistema che può essere esteso a tutti coloro che lavorano all’aperto e anche a chi si muove per lavoro sulle strade. Sono queste, infatti, le categorie di lavoratori che più risentono degli effetti dei cambiamenti climatici: pioggia e ghiaccio, infatti, rendono particolarmente pericolosi campi, impalcature, tetti e strade, sia nei giorni di maltempo che nei giorni immediatamente successivi.

Si tratta di una novità assoluta: è il primo esperimento del genere in Italia.
Grazie alla capacità di incrociare questi dati, tenendo conto anche di tutta una serie di statistiche relative agli ultimi 3 anni, l’Osservatorio ha pubblicato oggi il suo primo bollettino di rischio e le notizie sono allarmanti soprattutto per quello che riguarda il Lazio. “In genere – spiega Soricelli  – gli infortuni aumentano a partire dal 10 marzo, abbiamo però ritenuto opportuno, già da questi giorni, rendere pubblici i risultati del nostro lavoro per allertare le categorie che potrebbero essere a rischio visto il maltempo che proseguirà durante i primi giorni della settimana”.
Secondo i dati prodotti – e tenendo conto che i maggiori casi si hanno subito dopo la fine del maltempo, alla ripresa dei lavori all’aperto –  secondo l’Osservatorio edili e agricoltori, ma anche coloro che lavorano nei trasporti nelle varie province del Lazio sarebbero esposti a rischio soprattutto a partire dal prossimo 4 marzo.
“Per le altre regioni del centro sud non sono ancora disponibili i dati ma – dice Soricelli – contiamo di averle in breve tempo e comunque crediamo che, essendo simili le condizioni metereologiche, il maggiore rischio dovrebbe concentrarsi intorno al 3 e 4 marzo”. Paragonando queste previsioni a quanto accaduto negli scorsi tre anni si tratterebbe dunque di anticipare l’allerta di una settimana rispetto al passato.

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