TORINO – Il sostituto procuratore Raffaele Guariniello, interpellato da AREA, rivista di critica sociale, ha dichiarato che è stata avviata una seconda inchiesta riguardo alle malattie e morti causate dall’esposizione ad amianto per i lavoratori dell’Eternit, azienda multinazionale franco-svizzera.
Questo secondo ramo dell’inchiesta riguarda circa un migliaio di persone che si sono ammalate o sono decedute per esposizione ad amianto a partire dal 2008 e non sono quindi rientrate nel procedimento in atto, arrivato oramai alla trentottesima udienza, che ha preso in considerazione i casi registrati entro il 2007.
La nuova inchiesta inoltre si avvia con delle caratteristiche molto diverse dalla prima. Questa volta il pool di giudici ritiene di poter contestare agli imputati il reato di omicidio colposo.
I fatti sono tristemente noti: il maxi processo alla Eternit vede imputati Stephen Schmidheiny e Louis De Cartier di disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele e di misure di protezione che hanno causato migliaia di morti a Casale Monferrato, Cavagnolo, Rubiera e Bagnoli, sedi di stabilimenti della multinazionale dell’amianto. Ai casi già noti di malattia e morte per esposizione ad amianto in questi anni se ne sono aggiunti molti altri che fanno capo a stabilimenti ancora non toccati dal processo. Si tratta di casi di lavoratori italiani che hanno lavorato negli stabilimenti svizzeri di Niederurner e Payerne e in Brasile a Rio de Janeiro.
Per questi lavoratori i giudici di Torino stanno lavorando per individuare i colpevoli di ciascun decesso. Il lavoro di indagine è quindi imponente: si tratta di analizzare approfonditamente centinaia di cartelle cliniche, di mettere in relazione l’andamento della malattia con il periodo di esposizione e la vita abitativa e lavorativa di ognuno. Laddove sia stabilito il nesso di causalità tra l’esposizione lavorativa o abitativa all’amianto e decesso si provvederà a risalire ai singoli responsabili di ogni accadimento.