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Cadute dall’alto, necessari piu’ controlli ispettivi e investimenti per la formazione dei lavoratori.

ROMA – Sono le cadute dall’alto il punto su cui l’ingegner Mauro Rossato, presidente di Vega Engineering e dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro, vuole porre l’attenzione.
Tra i dati positivi rilevati dall’Osservatorio sicurezza sul lavoro, troviamo senza alcun dubbio la diminuzione del numero di morti bianche nel campo dell’edilizia, che passa da 196 vittime nel 2008, a 160 nel 2010. A lasciarci non propriamente felici e’ la valutazione che al primo posto tra le cause di morti sul lavoro c’e’ sempre la caduta dall’alto. Stando ai dati Fillea Cgil, l’incidenza di tutti i decessi per caduta dall’alto nel campo dell’edilizia passa dal 38 per cento fino ad arrivare al 47 per cento nello stesso triennio di cui sopra. Solo nel 2010 si contano 75 decessi:  una media di quasi due alla settimana.

Tra le principali cause di tante tragedie e di tanta disattenzione ci sono spesso la scarsa formazione e sensibilità di chi opera”. Questo quanto afferma Rossato, ed aggiunge: “La vera protagonista delle scene che precedono le disgrazie è la mancata predisposizione di sistemi di accesso e vincolo per effettuare i lavori in quota negli edifici e nelle strutture in genere”.
Secondo il presidente di Vega Engineering quanto va effettuato in particolare dai datori di lavoro, e risulta essere fondamentale, e’ predisporre degli adeguati sistemi di sicurezza, andando ad investire principalmente sulle attivita’ di prevenzione e controllo.
La prima responsabilità dei capitani di piccole e grandi aziende infatti è quella di organizzare preventivamente le attività lavorative scegliendo i sistemi di sicurezza da utilizzare, adeguandoli di volta in volta alle specificità del cantiere. Tutto questo è previsto dalla legge che obbliga ogni azienda a redigere il Pos ovvero il Piano operativo sulla sicurezza”.

E’ proprio in quest’ottica che Vega Engineering propone l’incentivazione del Piano Nazionale della Prevenzione 2010 – 2012 e dei relativi piani regionali, i quali si pongono come scopo quello mantenere i trend di riduzione degli infortuni mortali e con esiti invalidanti, cercando di ridurli del 15 per cento nel triennio, in linea con quanto previsto a livello europeo.
Conclude Rossato: “E tra gli interventi c’è proprio la definizione ed attuazione di programmi di informazione, assistenza, formazione e controllo che prevedono tra l’altro la focalizzazione sulle aree di attività lavorativa a maggior rischio a partire da edilizia ed agricoltura”.

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