ROMA – Più sicurezza sul lavoro e maggiori controlli per la legalità nelle aziende artigiane della provincia di Roma. Sono questi gli obiettivi che si intendono raggiungere grazie alla firma, avvenuta nei giorni scorsi, di un accordo tra la Direzione Provinciale del Lavoro di Roma e la Confederazione Nazionale Artigianato. A siglare il protocollo sono stati Lorenzo Tagliavanti, direttore della Cna di Roma e Marco Esposito, direttore provinciale del Lavoro di Roma.
L’obiettivo finale è, naturalmente, il contrasto agli infortuni sul lavoro e la rimozione di tutte quelle irregolarità che possono in qualche modo incidere sulla sicurezza come, ad esempio, il lavoro nero. Entrambe i soggetti hanno preso degli impegni importanti, tra questi quello di realizzare una banca dati, che sia anche on line, per consentire una maggiore conoscenza del fenomeno infortunistico, diffondere la cultura della sicurezza e innalzare gli standard di sicurezza.
La Direzione Provinciale del Lavoro, inoltre, si è impegnata a mettere a disposizione, su eventuale richiesta della Cna, docenti per organizzare seminari o, comunque, per ogni altra esigenza formativa relativa al diritto del lavoro e alla prevenzione antinfortunistica.
Secondo i dati della DPL provinciale – relativi al 2010 – il lavoro in nero e le irregolarità sarebbero ancora moltissime: su un totale di 6115 ispezioni, infatti, 2632 hanno portato all’emersione di almeno un illecito. Le posizioni lavorative verificate nell’ambito di questi controlli sono state più di 25.300.
In occasione della firma di questo protocollo le parti hanno anche discusso nel concreto diversi argomenti tra i quali la gestione delle ispezioni e l’iter del processo ispettivo, la valutazione del rischio, il sistema degli appalti e, vista la concomitanza con la data dell’8 marzo, una particolare attenzione è stata data alla tutela delle madri lavoratrici. La DPL ha sottolineato infatti che, nell’arco del 2010, sono stati rilasciati nella provincia circa 40.000 provvedimenti di astensione dal lavoro ma si sono anche registrate oltre 1.000 dimissioni: di queste 461 nel commercio, 375 nei servizi, 119 nel settore del credito e delle assicurazioni, 80 nell’industria e solo 6 in agricoltura. Dati che non indicano ancora un ambiente favorevole per le donne che si trovano a dover consiliare lavoro e figli, tanto che alcune lasciano. Non è un caso che secondo l’Ufficio statistico federale tedesco l’Italia sia penultima nell’Unione Europea per il numero di madri lavoratrici, che nel nostro paese è fermo al 55 per cento. Peggio di noi solo Malta con il 42 per cento. Diversa la situazione in Germania dove più di 7 madri su 10 (il 72 per cento per l’esattezza) che hanno almeno un figlio in casa si recano al lavoro.