ROMA – Si è svolto sabato scorso presso la sala conferenze dell’Ordine dei medici di Roma, il convegno “Stress e lavoro medico”, organizzato dall’Ordine Provinciale di Roma dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri. Il convegno ha avuto come scopo quello di evidenziare quanto sia diffuso il fenomeno dello stress lavorativo all’interno del servizio sanitario nazionale, come esso sia un fattore di alterazione delle strutture emotive, come abbia conseguenze sulla salute degli addetti ai lavori, e come sia causa di errori e di incidenti sul posto di lavoro.
Durante il convegno sono stati esposti i dati prodotti da un’indagine multinazionale effettuata da Egprn tra il 2003 e il 2007 in 12 nazioni europee. Da essi si evince che i medici italiani hanno un livello di stress pari al 44%, il quale confrontato con la media europea del 22%, risulta essere quasi il doppio. Nove medici su dieci considerano la propria professione particolarmente debilitante a livello psicologico; e il 41% di essi non riesce mai a staccare mentalmente dal proprio lavoro.
L’estrema dedizione verso i pazienti, ma anche la paura di sbagliare o i turni spesso estenuanti possono essere tra le possibili cause dello stress lavorativo.
Quotidiano Sicurezza ha intervistato la dottoressa Cinzia De Vendictis, Medico Coordinatore della Commissione Stress dell’Ordine dei Medici di Roma nonché Presidente dell’AISIC (Associazione Italiana Stress e Invecchiamento Cellulare).
“Il lavoro del medico è sempre stato fonte di stress anche in passato, ma era uno stress molto diverso; quello che si evince negli ultimi decenni è di uno stress psicosociale legato a caratteristiche particolari, e ciò vediamo che vale soprattutto per i medici italiani.”
Questo quanto afferma la dottoressa ed aggiunge: “Tra le cause dello stress abbiamo la progressiva riduzione dell’autonomia medica, vale a dire la maggiorazione delle incombenze burocratiche; come anche i condizionamenti prescrittivi, per cui un medico si vede obbligato a prescrivere un farmaco spesso non seguendo solo i criteri di prescrizione ma condizionato dal prezzo del farmaco stesso”.
Da non sottovalutare sono inoltre le responsabilità medico-legali molto più rilevanti rispetto al passato. “Ad oggi il paziente pretende di essere guarito e non più curato, ha quindi una maggiore aspettativa verso il suo medico, che deriva evidentemente dai sempre maggiori sviluppi in ambito clinico; per cui un eventuale esito negativo viene più facilmente attribuito ad un errore del medico piuttosto che a una mancanza effettiva di possibilità terapeutiche” – continua la De Vendictis – “Si è visto che tra il 1994 e il 2002 le denunce di maltratti da parte dei medici sono aumentate del 148%, dato direi a dir poco rilevante. Ogni medico sa, seguendo le statistiche, che molto probabilmente nel corso della sua carriera andrà incontro ad almeno una denuncia, e questo è forte fattore di stress. Bisogna fare attenzione a quanto diffuso a livello mediatico dove spesso si parla di “errore del medico” mentre quando effettivamente l’errore non c’è stato questo viene omesso e mai evidenziato. Tutto ciò è discordante con quanto evidenziato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità per cui l’Italia è al secondo posto nella classifica mondiale della cura dei pazienti”.
C’è poi l’argomento turni di lavoro, i quali posso arrivare a coprire le 24 ore, ma anche il crescente senso di isolamento o inadeguatezza come ci spiega la dottoressa. “Il medico italiano è meno abituato al lavoro di equipe, e spesso lavora solo, questo comporta una perdita di rapporti sociali, con il verificarsi del fenomeno dell’autoisolamento, considerato uno dei primi sintomi dello stress. Per non parlare del sempre maggiore senso di inadeguatezza, per le crescenti scoperte scientifiche che richiedono comunque un certo grado di aggiornamento, e ciò risulta essere frustrante soprattutto per i medici che hanno superato una certa età; fino ad arrivare ai casi estremi si depersonalizzazione, in cui il medico ha la sensazione di non essere in sintonia con i pazienti”.
La legge 81/08 in materia di sicurezza sul lavoro, all’articolo 28 comma 1, ha introdotto l’obbligo di valutare il rischio da stress lavoro-correlato rendendo possibile l’ampliamento del concetto di salute anche alla dimensione psicologica e sociale dei lavoratori. In esso però è resa obbligatoria la valutazione oggettiva delle condizioni organizzative che possono determinare la presenza di stress lavoro-correlato (i turni di lavoro, il carico di lavoro, il corretto orario di arrivo etc.) mentre solo in alcuni casi si procede alla valutazione della percezione soggettiva dello stress lavoro-correlato attraverso questionari ed altri strumenti. La valutazione dela percezione soggettiva è invece sempre obbligatoria in altri paesi europei.
Secondo la De Vendictis: “Quella che c’è in Italia al momento non è una valutazione ottimale, in quanto non ci può essere una diagnosi corretta di stress senza una valutazione soggettiva. Nei questionari soggettivi quello che viene valutato è il job strain ovvero lo stress lavorativo percepito. Questo è importante perché lo stressor, ovvero il motivo dello stress, non è uguale per tutti; uno stesso motivo di stress per una persona può risultare al contrario uno stimolo per un’altra. Non è la cosa in se ad essere stressante ma come viene vissuta dal medico. Per non parlare che spesso le valutazioni sono fatte dalle amministrazioni che si occupano dei propri dipendenti mentre la maggior parte dei medici italiani risulta essere libero professionista, e viene quindi automaticamente esclusa da questo tipo di analisi”.
Proprio per sopperire a questa mancanza a tutti i partecipanti al convegno e’ stato inviato via mail un questionario, con cui la commissione Stress dell’Ordine dei medici vuole rilevare quale sia la percezione del grado di stress e quale sia l’eventuale correlazione fra lo stress e lo stato psicofisico.
“Abbiamo scelto un approccio soggettivo in grado, cioè, di fornire una misura dello stress percepito, in quanto riteniamo che la misura delle percezioni individuali fornisca informazioni più utili circa la persona e il suo rapporto con il contesto del lavoro che essa svolge”.
Questo infine quanto dichiarato sul comunicato diramato dalla commissione Stress dell’Ordine dei medici di Roma.