TORINO – Comunicati da INAIL Piemonte i risultati dell’indagine “Donna P.E.R.L.A. Prevenzione e Rischi sul Lavoro“, nata con l’obiettivo di analizzare la condizione delle donne che lavorano.
Lo studio é stato condotto da un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dell’INAIL Piemonte, dei tre sindacati confederali e della Regione Piemonte, nella figura della Consigliera di Pari opportunita e grazie al supporto del Servizio di Epidemiologia della Asl T03. Ha interessato un campione di venticinque aziende selezionate in settori con un alto tasso di occupazione femminile: supermercati, alberghi, case di riposo, asili, imprese di pulizia, industria tessile e della trasformazione degli alimenti.
Tra giugno e settembre 2010 i lavoratori e le lavoratrici delle aziende selezionate sono stati invitati a participare alla ricerca compilando un questionario composto da 186 domande progettate per rilevare dati sull’organizzazione e l’ambiente di lavoro, sui problemi di salute, sulle caratteristiche sociodemografiche degli intervistati e sulle loro abitudini. In occasione di assemblee sindacali appositamente convocate sono stati distribuiti circa duemila questionari, di cui il 20,8 % a uomini e il 79,2% a donne. Circa il 90% dei questionari sono stai restituiti compilati.
I primi dati, eleborati dal Servizio di Epidemiologia dell’Asl T03, hanno mostrato che nei settori oggetto di indagine i lavoratori, di entrambi i sessi, sono generalmente piú esposti a rischi dovuti a fattori ergonomici e a fattori psicosociali che in altri settori e per quanto riguarda le donne la situazione è ancora piú critica.
Ricorrente tra le risposte date dalle lavoratrici l’esposizione a fattori di rischio ergonomico quali movimenti ripetuti e posizioni incongrue.
Per quanto riguarda gli aspetti psicosociali le lavoratrici denunciano di avere scarsa libertá decisionale e supporto da parte dei colleghi, di essere vittime di ingiustizie nella distribuzione dei carichi di lavoro e nella risoluzione di conflitti, di essere sottoposte a ritmi di lavoro intensi e di avere difficoltá a conciliare la vita familiare con il lavoro.
Rilevata inoltre un’alta esposizione a rischi fisci e a rischi chimici. Circa un terzo dei lavoratori a contatto con solventi, fumi e polveri denunciano la carenza o assenza di sistemi di ventilazione e aspirazione. Disagi ai lavoratori sono anche causati dalle condizioni microclimatiche: l’ambiente di lavoro nella maggiorparte dei casi é troppo caldo d’estate e troppo freddo d’inverno.
Carenza di misure di prevenzione risulta anche per quanto riguarda l’esposizione al rumore per cui si rileva una diffusa carenza nell’uso di dispositivi di protezione individuale.
I dati rilevati, oltre a denunciare carenze strutturali dell’ambiente e dell’organizzazione del lavoro mettono in luce anche la necessitá di fornire ai lavoratori maggiori informazioni e corsi di formazione.
Dal punto di vista epidemiologico mostrano inoltre un alto tasso di malattie che potrebbero aver origine lavorativa: lombalgie, disturbi dell’arto superiore, riduzione dell’udito, malattie cutanee, asma, bronchite e depressione.
Infine, risulta sotto la media nazionale l’indice di soddisfazione della propria vita lavorativa: solo il 65% dei lavoratori coinvolti, che in larga maggioranza sono donne, é soddisfatto del proprio lavoro.