BRUXELLES – Pubblicati dalla Commissione europea Occupazione, affari sociali, inclusione i risultati di un recente sondaggio Undeclared work in the European Union, che l’Eurobarometer ha condotto sulla diffusione del lavoro nero in Europa.
L’indagine è stata effettuata nei 27 Stati membri dell’Unione europea e in Croazia tra il 26 aprile e il 14 maggio 2013 con interviste di persona che hanno coinvolto 26.563 cittadini provenienti da diversi gruppi sociali e demografici.
Dalle dichiarazioni raccolte è emerso che il 4% dei cittadini europei ha dichiarato di esser stato pagato in nero nell’anno precedente l’intervista e che circa un europeo su dieci (l’11%) ha ammesso di aver usufruito di beni o servizi non fatturati.
Il 60% degli intervistati ha spiegato di aver acquistato beni o servizi non dichiarati perché offerti a prezzi più bassi; il 50% ha dichiarato che lavorare in nero si è tradotto in benefici per entrambe le parti; il 21% ha menzionato le difficoltà di trovare un lavoro regolare; il 16% ha richiamato tasse troppo alte; il 15% all’assenza di altri redditi.
Lettonia, Paesi Bassi e Estonia sono risultate essere le nazioni in cui è più alta percentuale di lavoro sommerso (11% degli intervistati). La proporzione di reddito annuale ricevuto come salario fuori busta è più alta in Europa meridionale (69%), seguita dall’Europa centrale (29%) e orientale, mentre i Paesi continentali e nordici registrano i livelli più bassi (rispettivamente 17 % e 7%).
Per approfondire: Undeclared work: survey reveals widespread problem.