BRUXELLES – Sono 800.000 i lavoratori forzati nell’Unione Europea. Questa la stima dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro ILO resa nota da uno studio pubblicato nei giorni scorsi.
Nonostante la schiavitù sia formalmente abolita la costrizione al lavoro persiste oggi ovunque e si manifesta in forme diverse che colpiscono le persone più vulnerabili. Donne e ragazze, in alcuni casi vittime di tratta, indotte alla prostituzione, migranti vincolati da debiti e operai o agricoltori obbligati a lavorare in condizioni irrispettose e con un compenso molto basso, adulti e bambini costretti a esercitare attività economiche illecite o accattonaggio. Queste alcune delle forme in cui si manifesta il lavoro forzato.
270.000 solo in Europa le vittime di sfruttamento sessuale mentre 670.000 (70%) sono costretti al lavoro. La maggioranza delle vittime di lavoro forzato, il 58%, sono donne.
Riguardo la provenienza geografica delle vittime lo studio evidenzia che nella maggior parte dei casi segnalati in Stati membri della UE, queste sono cittadini comunitari. In numero minore il fenomeno colpisce migranti che provengono dall’Asia, dall’Africa. Le vittime di sfruttamento sessuale provengono maggiormente dalla UE, dall’Europa centrale e del Sud-Est, dall’Africa, e, in percentuale minore, dall’America Latina e dall’Asia.
La regione con il più alto tasso di lavoro forzato per 1.000 abitanti è l’Europa centrale e del Sud-Est, insieme alla Comunità degli Stati Indipendenti (4,2 per 1.000 abitanti). Su19 paesi, 13 sono confinanti con paesi UE.
“La nostra analisi” – ha dichiarato Beate Andrees, direttore del Programma d’azione speciale dell’ILO per combattere il lavoro forzato – “dimostra chiaramente che i settori nei quali si trova maggiormente lavoro forzato negli Stati UE sono l’agricoltura, il lavoro domestico, l’industria manifatturiera e le costruzioni. Le vittime vengono ingannate con finte offerte di lavoro per poi scoprire che le condizioni di lavoro sono peggiori di quello che si aspettavano. Numerose vittime sono in situazione irregolare e il loro potere contrattuale è molto ridotto”.
Nonostante l’impegno profuso da molti stati membri, tra cui Francia, Germania, Italia, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Romania, che hanno collaborato con l’ILO per individuare meglio i casi e comprendere a fondo i meccanismi quali la tratta, la truffa e l’abuso che sono alla base del fenomeno, la situazione permane critica.
Necessario pertanto aumentare gli sforzi per perseguire in modo adeguato i responsabili di un fenomeno che in un momento congiunturale sfavorevole come quello attuale rischia addirittura di peggiorare.
Per approfondire: Lavoro forzato: un problema nella UE.
Leggi anche: Vittime del lavoro forzato nel Mondo, report ILO.