ROMA – Pubblicato sull’ultimo numero di Prevention& Research, il saggio “Radon indoor: un rischio reale” a cura di Francesco Maiuri tecnologo del CNR – ITC.
Il Radon è un gas nobile e radioattivo che si origina in seguito al decadimento radioattivo di elementi come l’Uranio e il Radio. Viene generato continuamente da alcune rocce della crosta terrestre (in particolar modo da lave, tufi, pozzolane, alcuni graniti e altri), può essere disciolto nelle falde acquifere ed è nota la sua presenza in alcuni materiali comunemente usati nell’edilizia. È inodore, incolore e reagisce raramente con gli altri elementi, pesa 8 volte più dell’aria.
Recenti studi hanno dimostrato la sua correlazione con l’insorgenza di tumore al polmone e la IARC lo ha classificato nella categoria “1A” delle sostanze carcinogene. Si stima che solo in Europa il radon sia la causa di morte per oltre 20.000 persone ogni anno, di cui oltre 3.000 in Italia. Il gas radon costituisce oggi in Italia la seconda causa di cancro al polmone dopo il fumo di tabacco.
Come avviene l’esposizione? Come ci si può proteggere? Cosa dice la legge?
A livello normativo l’Italia, a differenza della gran parte dei Paesi europei, non ha una normativa sul radon nelle abitazioni e non ha recepito la raccomandazione europea 90/143 EURATOM emanata 1990. Iniziative per informare e proteggere la popolazione sono state fatte solo a livello sporadico e prive di coordinamento. La situazione è diversa per quanto riguarda i luoghi di lavoro che grazie al D.Lgs. 241/00 sulle radiazioni ionizzanti, devono rispettare dei limiti soglia di concentrazione di radon. Questo decreto ha introdotto per la prima volta nella legislazione italiana il concetto di radioattività naturale. Gli ambienti residenziali però, ai sensi di legge, sono fuori dal controllo del Decreto.
È necessario informare i cittadini del rischio e far sì che siano adottate tutte le possibili misure per mitigare il rischio. Il Radon solitamente giunge all’interno delle abitazioni attraverso fessure e piccoli fori delle cantine e nei piani seminterrati. “L’interazione tra edificio e terreno, l’uso di particolari materiali da costruzione e le tipologie edilizie, sono pertanto gli elementi più rilevanti ai fini della valutazione dell’influenza del Radon sulla qualità dell’aria interna delle abitazioni e degli edifici in genere”.
Ma come possiamo difenderci? Le azioni devono essere rivolte a due casistiche distinte: abitazioni ed edifici già esistenti e strutture di nuova costruzione. Da una parte si dovrà operare per ridurre la concentrazione del Radon nei locali chiusi e dall’altro si dovrà progettare l’edificio in modo tale che il radon non si infiltri nella struttura.
Il primo sistema di difesa in abitazioni dove il Radon si infiltra è la ventilazione: si tratta prima di tutto di areare molto e frequentemente i locali. La ventilazione può anche essere forzata tramite pompe aspiranti. Altri accorgimenti riguardano regole di costruzione della casa che vanno dalla creazione di intercapedini tra terreno ed edificio, alla sigillatura di ogni fessura e l’utilizzo di particolari fondazioni.
Azioni di risanamento e prevenzione a livello degli edifici, sono quindi fondamentali ma gli interventi devono anche includere una diffusa mappatura del territorio, l’esecuzione di un adeguato monitoraggio ambientale e una corretta informazione al cittadino sulla natura del rischio e sulle azioni a tutela della propria salute.
Per approfondire: Radon indoor: un rischio reale.