GINEVRA — Pubblicato dall’ILO il World of Work report 2013: Repairing the economic and social fabric – Rapporto sul mondo del lavoro 2013. Ristabilire il tessuto economico e sociale, il documento dell’organizzazione mondiale che traccia un quadro dell’andamento dell’occupazione a livello globale.
È un mondo spaccato quello che risulta dall’indagine ILO in cui i Paesi emergenti si distinguono per una crescita costante, mentre il Vecchio mondo fa ancora notevole fatica a uscire dalla crisi finanziaria e assiste a un inasprimento delle diseguaglianze tra ricchi e poveri.
Gli effetti della crisi finanziaria mondiale sull’occupazione non sono ancora terminati e si prevede che il numero di disoccupati su scala mondiale sia destinato a crescere ancora nei prossimi anni. Saranno 208 milioni (8 milioni più della cifra attuale) i disoccupati nel 2015.
Nei Paesi sviluppati il perdurare di questa situazione critica e l’assenza di adeguati interventi di protezione sociale stanno mettendo a dura prova la classe media, soprattutto la fascia più bassa e vulnerabile che rischia di scender al di sotto della soglia di povertà.
Mentre i redditi delle fasce più alte della popolazioni stanno risalendo, una maggior fetta di persone è in difficoltà e non riesce a mantener l’usuale tenore di vita. La forbice tra ricchi e poveri tra il 2010 e il 2011 si è ampliata in 14 dei 26 Paesi esaminati, tra cui Francia, Danimarca, Spagna e Stati Uniti.
Tra il 2007 e il 2010 la classe media spagnola è passata dal 50% al 46% della popolazione. Negli Stati Uniti, nel periodo 2009-2011 il reddito della fascia più alta della popolazione (il 7%) ha visto un aumento del suo reddito di sette punti percentuali. Tutto il resto della popolazione americana ha invece subito una netta riduzione dei redditi.
Un preoccupante divario economico si registra inoltre tra piccole e grandi imprese. Le prime ancora fortemente appesantite da tassi di credito bancario difficilmente sostenibili, mentre le aziende più grandi iniziano a beneficiare di un lenta ripresa degli investimenti.
“Abbiamo bisogno di un ripresa globale incentrata sull’occupazione e sull’investimento produttivo, combinati ad una migliore protezione sociale per i più poveri e i più vulnerabili. Dobbiamo prestare la massima attenzione alla riduzione di queste disparità che vanno peggiorando in molte regioni del mondo”, ha dichiarato il direttore generale dell’Ilo, Guy Ryder.
Nelle economie in via di sviluppo e in quelle emergenti, l’andamento è contrario: negli ultimi dieci anni la classe media è notevolmente cresciuta nei paesi latino americani, asiatici, ma anche in alcuni paesi africani e arabi.
Permane però l’emergenza sociale della povertà. La fascia che si colloca al margine della classe media, appena sopra il livello di povertà è anche aumentato e comprende 1925 milioni di persone in tutto il mondo (3 volte la quota di popolazione che è nella classe media).
Interventi di protezione sociale adottati recentemente in Brasile, Costa Rica, India, Indonesia, Turchia e Vietnam hanno però avuto esiti positivi per la riduzione della povertà e delle diseguaglianze.
Alla luce di quanto rilevato dal rapporto sono tre le principali raccomandazioni espresse dall’Ilo che hanno la finalità di coniugare il raggiungimento di obiettivi macroeconomici con adeguati livelli di occupazione:
- “laddove necessario, applicare le misure di risanamento fiscale ad un ritmo sostenibile;
- maggiore attenzione alle conseguenze occupazionali e sociali delle politiche macroeconomiche;
- trovare una soluzione rapida alle inefficienze che esistono tuttora nel sistema finanziario”.
L’ILO ribadisce che non può esserci crescita economica senza crescita sociale e nel rapporto presenta oltre 30 esempi di politiche in materia di mercato del lavoro, investimenti produttivi e protezione sociale efficaci per una reale ripresa dell’economia.
Ribadisce che è necessario rafforzare prima di tutto i diritti dei lavoratori e rafforzarne il reddito distribuendo più equamente i profitti. In quanto organizzazione mondiale l’Ilo mette a disposizione di tutti gli Stati le proprie competenze in materia di mercato del lavoro globalizzato, fiscalità e dialogo sociale.
Per approfondire: Ilo Rapporto sul mondo del lavoro 2013.