ROMA – Pubblicato sulla rivista scientifica online Prevention & Research il saggio “Radon con acqua: un pessimo cocktail” a cura di F. Maiuri tecnologo CNR-ITC e S. De Sio ricercatore confermato di medicina del lavoro – Dipartimento di scienze anatomiche, istologiche, medico legali e dell’apparato locomotore, “Sapienza” Università di Roma.
Scopo principale dell’articolo è quello di far conoscere e sensibilizzare la popolazione sui rischi legati all’esposizione al gas Radon e, in particolare, su una via di esposizione finora sottostimata, ovvero quella che avviene attraverso il contatto con acque contenenti sostanze radioattive destinate al consumo o all’uso umano. Questa eventualità è stata recentemente recepita dalla Commissione Europea con la proposta di Direttiva del Consiglio del 28/03/2012, che stabilisce i requisiti per la tutela della salute della popolazione relativamente alle sostanze radioattive presenti nelle acque destinate al consumo umano, incluso il Radon.
Il Radon è un gas naturale radioattivo che appartiene alla famiglia dei gas nobili. È prodotto dal decadimento nucleare del Radio all’interno della catena di decadimento dell’Uranio 238. Se inalato o ingerito, è molto pericoloso per la salute umana poiché le particelle di decadimento emesse possono danneggiare il DNA delle cellule colpite e causare cancro al polmone e altre patologie da esposizione ad agenti radioattivi. Sulla base delle consolidate evidenze scientifiche acquisite, l’OMS, attraverso l’International Agency for Research on Cancer (IARC), ha classificato il Radon appartenente al gruppo 1 delle sostanze cancerogene per l’essere umano.
Ma come avviene l’esposizione? Quali sono i possibili metodi d’attenuazione? Nella popolazione generale la maggiore esposizione avviene al chiuso, soprattutto in edifici di piccole dimensioni come le abitazioni private dove la maggior parte del gas proviene dal suolo sul quale la casa è costruita. Il Radon si diffonde nell’ambiente interno attraverso crepe o fessurazioni del pavimento o dei muri, quasi esclusivamente però solo negli ambienti a contatto con il terreno, come i piano-terra, i garages e le cantine.
Ma, eventualità ancora troppo sottovalutata è che il Radon sia disciolto nell’acqua, che scorra nei rubinetti, arrivando in tutta l’abitazione. L’acqua contaminata può essere utilizzata per usi alimentari e sanitari e dare luogo ad esposizione per ingestione o inalazione. Questo può causare seri effetti sulla salute che variano al variare della sua concentrazione.
Gli effetti della sostanza sui polmoni sono noti e preoccupanti: è la seconda causa di cancro dopo il fumo. Meno noti gli effetti causati dal ingerito che passando attraverso l’apparato digerente entra in circolazione col sangue e può colpire ogni organo.
Esistono metodi di attenuazione, per ridurre la possibilità che l’elemento entri nell’impianto idrico delle abitazioni. Le strategie principali per la sua riduzione nell’acqua di pozzo, messe in atto al punto di entrata nella casa sono: far passare l’acqua in un’autoclave, dove dell’aria viene fatta gorgogliare attraverso l’acqua, oppure spruzzare l’acqua stessa o mandarla a cascata su filtri che lo trattengono e lo separano dall’acqua che poi entra in casa. Altra tecnica e quella di utilizzare dei filtri a carbone attivo, ma con risultati di riduzione inferiori agli altri metodi.
Opportuno ricordare che si tratta di tecniche di attenuazione e non di abbattimento, ma che riducendo di molto la concentrazione limitano sensibilmente gli effetti dannosi per la salute.
Importante infine sottolineare che non vi è alcun limite di concentrazione nota al di sotto della quale l’esposizione al Radon non presenta alcun rischio. Anche basse concentrazioni di Radon possono determinare un aumento del rischio di cancro ai polmoni o di altre patologie correlate. E ancora va ribadito che il rischio di esposizione determinato dall’uso di acqua di falda contaminata non è necessariamente trascurabile e può rappresentare anzi un rischio importante per la salute.
È per questo che tutte le misure di prevenzione vanno messe in atto, sia per evitare l’inalazione di Radon disperso nell’aria sia per evitare di ingerire o entrare in contatto con la sostanza disciolta in acqua.
Per approfondire: Radon con acqua: un pessimo cocktail.
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