Stress e lavoro, stress e vita quotidiana, lavoro vita e rete, stress e rete. Che la rete, internet, sia ormai pienamente parte attiva, fattiva della nostra quotidianità, un’abitudine, uno spazio della nostra esistenza da riempire e presidiare è ormai fuori da ogni dubbio. Riportiamo a riguardo oggi una curiosa notizia pubblicata sul sito INAIL a titolo “Stress e depressione. Lettino dell’analista addio: la terapia si fa su Skype”, pezzo a firma Federica Dall’Aglio, nel quale si illustra, se ancora fosse necessario farlo, come stiano cambiando online i rapporti tra persone, rapporti anche professionali, medici, fino alla possibilità citata di avvalersi di consulenze psicologiche in video chat.
L’articolo riporta il caso di due psicoterapeuti italiani, Luca Mazzucchelli e Davide Algeri che hanno acceso un servizio di consulenza, un servizio psicologico in rete, su Skype. 50 minuti di colloquio, per i quali si fissa un appuntamento. Un colloquio utile, da sostenere da casa propria, rimanendo comunque faccia a faccia con il proprio interlocutore. In questo caso con il medico dal quale ci si aspetta aiuto, assistenza. Future indicazioni.
Web-terapia temporalmente illimitata quindi, principalmente attivata in fase di primo contatto, di un primo impatto paziente – professionista utilizzato per sondare necessità e pianificare il lavoro e il rapporto futuro. Da questo primo contatto lo psicologo deciderà se continuare con altre sedute online o perseguire la strada dell’incontro di persona. Se sia possibile affrontare il caso ancora in modalità online o se invece sia opportuno data l’entità delle considerazioni indirizzare il paziente verso consulenze in studio.
Una sorta quindi di assistenza medica al minuto, un triage online dal quale accedere a successivi programmi terapeutici. Un’assistenza che nel momento storico della proliferazione di migliaia di applicazioni smartphone, di giochi di ruolo virtuali, e dal lato burocratico amministrativo no di e-gov, di raccolta di best practices, pareri, in un mood generale quindi che fa della rete un collante tra amministrazioni e amministrati, tra esigenze e velocità di risposta, non appare certo un’eresia.
La metodologia è in fase sperimentale, in “attesa di codificazione deontologica” e di un inserimento nelle Linee guida dell’Ordine professionale di categoria. È stata aperta però una frontiera, che rilancerà ulteriori discussioni sull’utilità di un servizio simile, al pari delle costanti discussioni in merito al rapporto uomo-tecnologia, tecnologia-terapia.
La segnalazione della web –terapia su Skype per assistenza psicologica apparsa sul sito INAIL arriva impiantata su un pezzo in cui vengono riportati dati Censis riguardanti lo stress, la depressione in Italia. Negli ultimi dieci anni è schizzato in alto il consumo di antidepressivi in una percentuale che è arrivata a +114,2, un consumo accompagnato a un aumento dell’aggressività generale riscontrata dall’innalzamento della quantità di minacce e ingiurie.
Contemporaneamente viene riportato un riferimento alla ricerca del sito Go.globe.com nella quale si indica come su Skype in 60 secondi di connessione viaggiano 370 mila minuti di chiamate vocali. Un flusso quindi sul quale gli ideatori della web therapy italiana hanno pensato di scommettere. Per osservare quanto di questi minuti, in Italia, potrebbero essere sfruttati per il benessere psicologico della persona, e per un tempestivo e accessibile aiuto.