ROMA – Come è noto le malattie cardiocircolatorie sono tra le prime cause di malattia e mortalità nei paesi industrializzati. La riduzione dei fattori di rischio per queste malattie è quindi un obiettivo primario delle politiche per la salute.
Fattori di rischio noti che aumentano la probabilità di contrarre malattie cardiache sono l’ipertensione, il tabagismo, una dieta troppo ricca di grassi, il diabete, una vita troppo sedentaria, e altri, ma cosa succede quando a questi si sommano rischi provocati dalle condizioni e dall’ambiente di lavoro?
Il lavoro, a volte, fa male al cuore.
Svariati studi hanno rilevato cinque aspetti del lavoro che possono danneggiare gravemente la salute del cuore: lo stress, l’inattività, il lavoro a turni, alcuni agenti chimici e alcuni agenti fisici.
Lo stress lavoro correlato è un fattore di altissimo rischio per la salute del cuore: una ricerca compiuta nel 2006 su oltre 80.000 probandi, utilizzando valutazioni desunte da tre diversi modelli, ha rilevato che il rischio di contrarre una malattia cardiaca per un lavoratore esposto a stress lavoro correlato aumenta del 50%.
Lo stress può
- modificare le caratteristiche elettriche delle cellule cardiache;
- rendere il cuore più vulnerabile ad aritmie;
- aumentare la pressione sanguigna a causa soprattutto dell’aumento di produzione di ormoni;
- provocare un aumento della concentrazione ematica delle piastrine attivando in maniera spropositata il sistema coagulatorio.
Queste le reazioni i del nostro organismo all’essere esposti in modo persistente a emozioni negative quali rabbia, depressione, paura causate da un carico psichico ricorrente, dalla gestione insufficiente del proprio lavoro, dallo squilibrio tra grandi responsabilità e scarsa ricompensa, o dall’essere vittima di azioni di mobbing, aggressività o molestie.
Lo stress in azienda va quindi attentamente valutato per potere individuare le misure preventive che vadano a migliorare il clima aziendale, l’organizzazione del lavoro e implementare le risorse personali di risposta.
Come noto anche l’inattività e la vita sedentaria sono un fattore di rischio per le cardiopatie. La nuova gestione del lavoro con il passaggio della maggioranza delle attività dal settore industriale a quelle dei servizi e con l’automatizzazione di processi produttivi anche nelle industrie, ha reso il lavoro sempre più sedentario.
La scarsità di movimento danneggia l’endotelio, tessuto che riveste l’interno dei vasi, determina un aumento del grasso nel sangue, una maggiore resistenza all’azione dell’insulina e quindi disturbi metabolici. Poco movimento vuol dire minor consumo di calorie quindi probabile aumento della massa corporea.
Anche di questo bisogna tenere conto nella gestione della salute dei lavoratori in azienda organizzando il lavoro in modo tale che ogni dipendente sia costretto a muoversi e promuovendo tra i dipendenti un corretto stile di vita che preveda un po’di moto ogni giorno.
L’alterazione del ritmo circadiano (giorno-notte) cui molti lavoratori a turni sono sottoposti è un’altra causa di cardiopatie. Il tipo di vita che questi lavoratori fanno si associa spesso ad abitudini alimentari poco sane e a tabagismo. L’insieme di questi fattori determina un aumento del rischio di contrarre malattie cardiocircolatorie pari al 40%. Necessario quindi adottare una rigorosa pianificazione del lavoro per limitare al minimo l’esposizione a questo rischio e provvedere ad una stretta sorveglianza sanitaria in modo da intervenire tempestivamente per prevenire conseguenze negative.
Piombo, cobalto, monossido di carbonio, solfuro di carbonio e idrocarburi alogenati sono stati individuati da tempo quali cause di malattie cardiocircolatorie e il loro uso è stato drasticamente limitato e sottoposto a procedure e controlli rigorosi.
Danni che questi agenti chimici possono causare dipendono dal grado e dalla durata del’esposizione e vanno dall’aumento della pressione sanguigna, ad aritmie cardiache, alla riduzione di pompaggio, eventi che possono avere conseguenze letali.
Tra gli agenti fisici il rumore e le vibrazioni sono risultate avere effetti negativi sull’apparato cardiocircolatorio. Nessuna conseguenza al cuore invece è stata rilevata dall’esposizione a campi elettromagnetici.
Datori di lavoro sono tutti chiamati a valutare anche questi tipi di rischi e di provvedere alle necessarie misure di prevenzione e protezione per assicurare ai dipendenti un lavoro che non faccia male al cuore.