ROMA – Domenica 9 ottobre è la “61ª Giornata Nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro” ANMIL. In tutte le province d’Italia, a partire dalla celebrazione centrale di Roma in Campidoglio, una serie di appuntamenti, eventi, ricorderanno le morti sul lavoro, le persone rimaste coinvolte da infortuni e ora invalide, le vittime di ogni malattia professionale. Attuale presidente ANMIL è Franco Bettoni, anch’egli invalido del lavoro dal 1976, ultimo successore in ordine cronologico del primo reggente nazionale Bartolomeo Pastore. Fu Pastore nel 1951, il 19 marzo del 1951 a indire la prima “Giornata Nazionale del Mutilato”. La capostipite dei successivi epigoni, giornata che nel 1998, è stata istituzionalizzata dalla Presidenza del Consiglio che su richiesta dell’Associazione, ne ha decretato la ricorrenza in ogni seconda domenica di ottobre. Negli ultimi 5 anni ANMIL ricorda come ci siano stati in Italia 200.000 invalidità permanenti e oltre 7.000 morti. Numeri ancora una volta eccessivi.
La giornata nazionale ANMIL, capace di richiamare insieme istituzioni e familiari, accorre urgente nella sua ricorrenza come un’esortazione. Esorta a concentrare gli sforzi, alla prevenzione, all’informazione, alla formazione, alla sensibilizzazione. Per la riduzione agognata degli infortuni, per la comprensione piena delle malattie professionali, per la necessità di reinserimento degli invalidi. Per capire quanto a ogni incidente corrisponda un nome, un volto. E non venga considerato soltanto un numero.
Presidente Bettoni, una giornata che ha più di mezzo secolo, indetta da un’associazione, un’organizzazione, fondata nel 1943. Lustri, decenni di attività al fianco delle famiglie dei morti sul lavoro, degli invalidi. Ricorrenze e attività purtroppo sempre attuali, per non dire necessarie.
Un’attività incessante e una giornata che esprime ancora le stesse necessità, gli stessi richiami di un tempo. I nostri valori le nostre intenzioni, i nostri sforzi sono ancora quelli dell’inizio, le nostre fondamenta. Siamo sempre al fianco dei familiari delle vittime degli incidenti, degli invalidi, per la sicurezza del lavoro. Ci sono stati nel tempo, nel mondo del lavoro indubbi miglioramenti riguardanti la sicurezza e la prevenzione per i lavoratori. Ma non è ancora sufficiente. Molti ancora gli aspetti sui quali lavorare e sui quali premere. Le condizioni sono di certo migliorate. La macchina che ha causato il mio infortunio nel 1976 non esiste più, e non può più nuocere, ma ancora molti nuovi e diversi sono i rischi sul lavoro. In Italia ci sono ancora di media 3 morti sul lavoro al giorno, i dati annuali del 2010, hanno dato i decessi e gli infortuni in calo, ma bisogna ancora fare molto. Continuare a lavorare, promuovere, vigilare.
Sente che l’attenzione collettiva sia aumentata? Che ci sia più partecipazione ai temi riguardanti la sicurezza e le morti rispetto al passato?
L’attenzione sta crescendo anche se ancora in genere sui media arrivano sempre le grandi tragedie collettive, i drammi che coinvolgono più persone. Occorre continuare in questa direzione, far capire soprattutto che ogni notizia, ogni dato non è un numero, ma sono volti, facce, nomi, persone. Il nostro impegno ha due facce: quello della comunicazione e della sensibilizzazione e quello dell’assistenza alle famiglie, agli invalidi. Due componenti cruciali del nostro lavoro.
Negli ultimi due anni, nel 2009 prima e nel 2010 abbiamo ricevuto ufficiali segnali di stima e riconoscimento per il nostro impegno dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, una figura alta di cui sentiamo la vicinanza e che speriamo continui come sempre a starci vicina.
Potremmo definire la giornata come il culmine delle attività citate.
Sarà un appuntamento che metterà in rete e unirà tutte le province d’Italia. A partire da Roma in ogni capoluogo verrà ricordata la ricorrenza con manifestazioni, dibattiti, incontri. Nei quali verranno ricordate le morti sul lavoro, le impellenze riguardanti le esigenze di riabilitazione dei disabili, le urgenze inerenti le malattie professionali. Dati INAIL 2010 alla mano, se è vero che abbiamo registrato un calo degli infortuni , dell’1,9% rispetto all’anno precedente, e un calo degli incidenti mortali del 6,9%, è pur vero dall’altro lato che si è registrata un’impennata delle percentuali riguardanti le malattie professionali, cresciute del 21,9% rispetto al 2009. Un dato che ha confermato la necessità di aprire un nuovo urgente fronte di discussione. Temi, che insieme sospingono il nostro impegno in campagne sociali collettive, bipartisan, che hanno il fine di promuovere la cultura della sicurezza, accentrare l’attenzione sui rischi sul lavoro e contemporaneamente sul bisogno di assistenza da parte delle famiglie degli infortunati e sul bisogno di reinserimento degli invalidi da lavoro.
L’ANMIL dispone di un numero verde, l’800 180 943, sostiene ed è fautrice di numerose iniziative destinate agli invalidi del lavoro. Quali sono le emergenze che più riguardano gli infortunati, persone rese inabili dagli infortuni e delle quali generalmente si parla solo a fini assicurativi, assistenziali.
Ci sono in Italia migliaia di persone che hanno bisogno di programmi di reinserimento. L’infortunio sul lavoro non arreca soltanto danni fisici, ma si inserisce in una sfera esistenziale, psicologica. La persona infortunata, oltre al trauma fisico e del recupero col passare dei giorni inizia ad accorgersi delle difficoltà enormi nel rientrare nella propria esistenza e inizia a soffrire difficoltà causate dal dover calibrare nuovamente la propria vita, su nuovi parametri, su piani fino a quel momento sconosciuti. Riscontra difficoltà quotidiane e prime fra tutte quelle di un nuovo impiego.
C’è lavoro per pochi oggi, in questa crisi che ha determinato un calo dell’occupazione che a mio parere può essere annoverata anche tra le cause della riduzione del numero degli infortuni. C’è lavoro per pochi, figuriamoci quali possono essere le difficoltà di una persona disabile nel cercare un nuovo impiego. L’ANMIL ha tra i propri compiti essenziali quello di assistere questi bisogni. Ha un CAF, un patronato, e ha recentemente costituito un’agenzia del lavoro. Attività con le quali cerchiamo di aiutare e agevolare il reinserimento, alleviare i disagi degli infortunati e quindi delle famiglie di tutte le vittime di incidenti sul lavoro. Io so quanto è importate avere una possibilità di reinserimento. Ho provato tutto sulla mia pelle. Sono stato salvato dalla stessa ANMIL, che mi ha ridato la possibilità di adoperarmi e rimettermi in gioco. So quanto è dura, cosa si prova e quanto quindi sia necessario offrire assistenza e possibilità.
Le malattie professionali: 42.347 dai dati INAIL relativi al 2010.
Quante sono le malattie riconducibili al lavoro? Abbiamo dati ufficiali e sui quali dobbiamo fare sicuramente affidamento. Ma ancora non basta. È nebuloso ancora il discorso. Quante malattie non sono state, per fattori diversi, non ricondotte al lavoro? Quanto le morti apparentemente per cause proprie potrebbero essere ricondotte invece al lavoro? Dai disturbi scheletrici al cancro passando per ogni patologia tabellata, occorre ancora indagare e accertare parte del fenomeno. Dall’opinione pubblica vengono a volte percepite come un fenomeno laterale minore. Ma riguardano invece aspetti fondamentali. Sul lavoro ci si può ammalare e la malattia deve essere prevenuta con la ricerca della sicurezza, rispettando le regole e le prassi per la prevenzione.
Nella giornata del 9 ottobre cerchiamo di richiamare lo sguardo di tutti su queste tematiche. Di richiamare l’attenzione sulle emergenze da noi rilevate. Un momento di massima raccolta, che coinvolgerà tutta Italia e nel quale amplificheremo per un giorno quanto fatto quotidianamente, con le famiglie, con gli invalidi, e quanto promosso ogni giorno con le nostre attività di sensibilizzazione alla sicurezza nelle scuole, con i ragazzi, in rete, nelle città.