ROMA – Per chi si occupa di salute e sicurezza sul lavoro sarà facilissimo imbattersi nel nome di Remo Zucchetti. Il professor Zucchetti è un esperto di sicurezza sul lavoro a 360°. Già Ispettore superiore del lavoro, pubblicista, consulente tecnico della sicurezza sul lavoro, il Prof. Zucchetti riveste oggi il ruolo di Coordinatore scientifico e docente nei corsi di sicurezza e igiene del lavoro presso il CEIDA di Roma, l’Università LUISS e la Divisione Luiss Business School, la Scuola Superiore di amministrazione degli interni e la Scuola di formazione e perfezionamento della Difesa. Ricopre inoltre l’incarico di Responsabile nazionale del servizio di prevenzione e protezione dai rischi in S.I.A.E., Società Italiana degli Autori e degli Editori. Autore di decine di libri, la carriera l’ha voluto testimone e parte attiva di alcune grandi svolte e cambiamenti che si sono verificati negli ultimi cinquanta anni nell’alveo della discussione riguardante la sicurezza sul lavoro.
Quotidiano Scurezza ha chiesto al professore di raccontarsi e di restituirci una propria analisi dello stato in cui versa la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori in Italia. Dalle sue parole emergono alcune criticità potenzialmente migliorabili, riguardanti: un modello di ispezione inadeguato, la difficoltà nel contrastare forme di discriminazione per alcune categorie di lavoratori, la carenza di formazione alla sicurezza dei soggetti ai vertici; la mancanza di una vera e propria cultura della sicurezza recepita da molti solo come adempimento burocratico.
Prof. Zucchetti, da dove nasce il suo interesse in questa materia e in quale modo ha intrapreso questo percorso di forte specializzazione?
L’esperienza deriva dalle occasioni offerte dalla vita e dall’impegno tenace volto al perseguimento degli interessi prefissati. L’interesse per la sicurezza del lavoro è nato con l’assunzione nel ruolo degli Ispettori del lavoro nel 1965, dopo alcuni anni di esperienze di lavoro vissute in stabilimenti industriali. I primi dieci anni di attività ispettiva sul territorio – la prima assegnazione fu la provincia di Rieti – furono formativi in ordine all’acquisizione della convinzione di poter dare un contributo al miglioramento delle condizioni dei lavoratori occupati nei grandi lavori stradali (autostrada Roma – l’Aquila ), idraulici (raddoppio acquedotto del Peschiera) e nella miriade di piccole imprese artigiane operanti nel territorio.
La partecipazione alle commissioni di vigilanza provinciali (uso degli esplosivi nei lavori di genio civile, requisiti dei locali di pubblico spettacolo, ecc.), e l’esperienza in qualità di membro del Consiglio provinciale dell’associazione nazionale dei mutilati ed invalidi del lavoro ANMIL – unitamente all’effettuazione di frequenti inchieste per infortuni sul lavoro e anche per alcuni disastri industriali (intossicazioni nello stabilimento chimico del capoluogo, esplosione di piccole fabbriche di fuochi d’artificio) – furono il collante determinante nella crescita formativa, completata dalla conclusione degli studi universitari.
Molto positiva fu l’esperienza vissuta all’estero, per conto del Consiglio d’Europa, per approfondire l’organizzazione del sistema di sicurezza della Spagna, basato sull’azione promozionale dell’Istituto di sicurezza ed igiene del lavoro spagnolo, appena creato, con il compito di avviare le aziende alla modernizzazione nell’ottica della sicurezza.
Tutto questo fino al 1971. L’esperienza in alcune attività ad alto rischio fu significativa (lavori in galleria), ma il momento del cambiamento a “formatore” per le nuove leve ispettive fu determinato da un corso convittuale di lungo periodo per “formatori” fatto ad Amalfi. Nel 1972.
In quegli anni ci fu il trasferimento all’Ispettorato provinciale del lavoro di Roma, e qui il ventaglio delle occasioni di crescita si ampliò grandemente. Dopo un’ esperienza biennale presso il Servizio medico e d’igiene industriale, mi fu affidata la direzione della Sezione vigilanza prevenzione infortuni sulle strutture pubbliche (Stato, Regioni, Province, Ferrovie dello Stato, ospedali, ecc.), nel settore delle costruzioni, dei lavori di genio civile e della siderurgia. Con esperienze vissute sia nei diversi grandi complessi produttivi che nei lavori stradali e ferroviari (linea Roma – Fiumicino) la crescita professionale era ormai decollata.
Nel frattempo iniziò la collaborazione giornalistica con Buffetti Editore.
L’editore nel 1976 era appena uscito con la nuova rivista “Sicurezza sul lavoro”. Un rapporto che si sviluppò nel tempo attraverso la pubblicazione di decine di opere.
Un percorso professionale da raccontare. Continuiamo ancora. Quali ancora, gli incarichi istituzionali e non, che ha rivestito.
La sicurezza è il mio mestiere. Avendo la conoscenza della lingua inglese nel 1985, nello scambio di ispettori tra i Paesi membri della Comunità europea, ebbi la possibilità di recarmi in Inghilterra, per conto della Commissione europea, per studiare le prime realizzazioni in materia di sicurezza nel settore della robotica. In oltre due mesi di permanenza nel Regno Unito conobbi l’organizzazione del sistema di ispezione sul territorio traendone spunti di riflessione, che ebbi occasione successivamente di esporre in numerosi studi ed articoli.
Nel Regno Unito gli ispettori erano in “formazione continua”. Di regola questa avveniva in college, con docenti interni dell’organo ispettivo (Health and safety executive) ed esterni, in tutti i settori produttivi a rischio. Tra quelli che maggiormente apprezzai ricordo il corso sulle apparecchiature elettriche antideflagranti e il corso di una settimana presso la scuola dei vigili del fuoco a nord di Londra dove, per la prima volta, ebbi la formazione su questo specifico settore della sicurezza, con l’addestramento sul campo in ipotesi incidentali derivanti da fuochi di solidi e liquidi. Esperienza unica fu poi l’addestramento nella camera di fumo, con l’abbigliamento adeguato completo di maschera ed autorespiratore.
Stante che l’Italia non era riuscita ad avere gli aiuti comunitari dalla CECA– fui distaccato a Bruxelles per istruire le domande delle aziende siderurgiche italiane tese ad ottenere gli aiuti comunitari per ristrutturare la siderurgia. Era il momento della riconversione dell’apparato pubblico e privato volto alla produzione degli acciai speciali. Il 1985.
In qualità di esperto nazionale prima e di funzionario comunitario poi, mi dedicai al settore siderurgico per quattro anni, approfondendo i processi produttivi presso i grandi insediamenti industriali (all’epoca soprattutto Italsider a Terni, a Bagnoli, a Taranto, a Cornigliano). Le aziende italiane, per i quattro anni di lavoro istruttorio incassarono trasferimenti per 115 miliardi di lire, i quali furono preziosi per assicurare la presenza sul mercato di prodotti a più alto valore aggiunto (acciai speciali).
Rientrato in Italia dopo un periodo di due anni presso l’Ufficio Affari internazionali del Ministero del lavoro nel 1989, ebbi quindi la possibilità di partecipare a conferenze e convegni europei sulla sicurezza del lavoro. Nel 1991 fui assegnato alla Divisione VII igiene e sicurezza, della Direzione dei Rapporti di lavoro, dove svolsi le funzioni attribuite all’ufficio (circolari, pareri, istruttoria ricorsi, ecc.) ivi compresa la partecipazione ai lavori in progress presso la Commissione delle Comunità europee a Bruxelles, nella redazione delle direttive comunitarie costituenti la struttura le nostro attuale sistema normativo, e a quelli della Commissione consultiva permanente nazionale per la sicurezza sul lavoro.
In qualità ancora di esperto nazionale, insieme agli altri colleghi dei Paesi membri dell’Unione partecipai nel 1992 alla discussione a Ginevra, presso le Nazioni Unite, della Convenzione internazionale predisposta in bozza dall’Ufficio internazionale del lavoro (ILO) sui grandi rischi industriali approvata per l’Italia, in sede di assemblea plenaria, dal nostro Ministro del lavoro.
La Divisione sicurezza poi nell’estate del 1994 ebbe l’ordine da parte del Ministro del lavoro di predisporre la bozza del provvedimento di trasposizione dell’ordinamento nazionale della direttiva quadro (89/391/CE) e delle sue direttive figlie. Anche con il contributo dato dallo scrivente furono assemblati gli apporti dati dall’Ispesl (su macchine e dispositivi individuali di protezione DPI) del Ministero della sanità (sui rischi chimici e biologici), e redatti dall’amministrazione del lavoro i titoli normativi concernenti l’organizzazione della sicurezza, i requisiti dei luoghi di lavoro, la movimentazione manuale dei carichi pesanti e i videoterminali. Il Ministero della giustizia aggiunse, infine, il titolo sul sistema sanzionatorio.
Poco dopo l’entrata in vigore del D.Lgs.626/1994 lasciai l’amministrazione per dedicarmi integralmente alla libera professione di formatore della sicurezza. Nel contempo si sviluppava un rapporto di collaborazione molto intenso con Il Sole 24 Ore, in occasione della promulgazione del decreto sulla sicurezza, che mi impegnava, dal 1994 al 1997, come articolista del quotidiano e relatore ai convegni sulle nuove disposizioni. Per un lungo periodo il quotidiano assicurò la risposta ai quesiti sulla sicurezza posti dai lettori.
Il contributo di rilevanza nazionale sul D.Lgs. 626/1994 fu la traccia del primo “Piano di sicurezza”, intitolato “Guida alla sicurezza del lavoro”, pubblicato da Guida Normativa del Sole 24 Ore (prima stesura 125.000 copie). La seconda stesura, dopo l’aggiornamento del provvedimento con il D.Lgs. 242/1996, uscì con il titolo “La nuova guida alla sicurezza sul lavoro” ( 250 mila copie). Nel frattempo ottenni l’iscrizione all’Ordine dei giornalisti di Roma.
Quali sono le posizioni che attualmente riveste.
Prosegue l’impegno per la sicurezza. A partire dal 1995 ho assunto, come impegno prioritario, la funzione di Responsabile del servizio prevenzione e protezione di un grande ente pubblico economico. Da tale data, ai giorni nostri, con il D.Lgs. 494/1996, sui cantieri temporanei e mobili, si è andata sviluppando l’attività di formatore ai corsi per i coordinatori per la progettazione e per l’esecuzione dei cantieri, con il coinvolgimento presso la Regione Sardegna, l’Ordine degli ingegneri di Roma e di Cosenza, la Federarchitetti di Roma, l’Ordine degli architetti di Lecce, il Collegio dei periti industriali di Roma (attraverso ANESA). Unica è stata l’esperienza fatta come consulente e formatore per la sicurezza del management della Marina degli Stati Uniti presso le basi aeree di Sigonella, la base sommergibilistica de La Maddalena e l’Ammiragliato di Napoli.
Con l’entrata in vigore del D.Lgs. 81/2001, dopo un primo impulso alla formazione da parte delle aziende, si è avuto un certo incremento delle attività corsuali presso le strutture centrali della pubblica amministrazione. L’occasione ha consentito di fronteggiare la crescente attività didattica assumendo la docenza e il coordinamento scientifico dei corsi per la sicurezza della Business School della Libera Università degli studi sociali LUISS Guido Carli di Roma (per ENAV, INPS, ANAS,ecc..), e la docenza ai corsi per Responsabili dei servizi di prevenzione presso la Scuola superiore della pubblica amministrazione, la Scuola superiore di amministrazione dell’Interno , la Scuola di Amministrazione della difesa (Civilscuoladife). Tuttora prosegue la formazione presso il CEIDA di Roma e le scuole superiori degli Interni, della Difesa e la Scuola di perfezionamento per le forze di polizia.
Tuttavia, lo sviluppo della formazione con l’avvento della crisi economica ha subito un forte rallentamento.
È cresciuto nel tempo l’impegno come consulente tecnico di parte (CTP) – iscritto al Tribunale di Roma dal 1976 in qualità di consulente sulla sicurezza del lavoro – per alcuni studi legali di Roma, nei procedimenti penali per lesioni colpose od omicidi colposi a seguito di infortuni sul lavoro.
La redazione di pubblicazioni invece, stante il ridotto impegno che posso concedere alla lettura, al momento è limitata alla (16° edizione). “Codice delle sicurezza sul lavoro” (Buffetti), attualmente in lavorazione.
Fine prima parte.
Seconda parte dell’intervista al Prof. Zucchetti