MODENA – L’11 e 12 ottobre la Fiera di Modena ospiterà l’edizione 2012 di Ambiente Lavoro Convention, nuova edizione di un appuntamento chiave nel calendario delle manifestazioni che chiamano a consesso associazioni, società, enti, istituzioni impegnati in attività e dibattiti riguardanti la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Dal sito di Ambiente Lavoro: “La prima edizione di Ambiente Lavoro Convention nasceva dall’intuizione che potesse essere di utilità per il settore il poter disporre di un grande evento formativo e di informazione in ordine alle tematiche di attualità per quanti operano nel settore dell’igiene e sicurezza in ambiente di lavoro”.
Un appuntamento che va avanti dal 1999. Abbiamo intervistato Paolo Fantuzzi, amministratore delegato di ModenaFiere, ente che ha ideato la due giorni e capofila nella sua organizzazione.
Fantuzzi, una manifestazione, una fiera, che data la sua prima edizione nel 1999. Cito ancora: “In una società nella quale dominano le improvvisazioni e la precarietà degli eventi e delle situazioni Ambiente Lavoro e Ambiente Lavoro Convention rappresentano l’eccezione e l’eccellenza. Nella loro ripetitività alternata e complementare hanno rappresentato e rappresentano un punto fermo. Una certezza e una garanzia di trovare risposte adeguate alle necessità di informazione e approfondimento”.
Come è cambiata la fiera in questi anni. Ovvero quanto è cambiato il rapporto della società italiana con i temi della sicurezza sul lavoro. E quanto quindi, la fiera ha accompagnato questi eventuali cambiamenti, quali si aspetta di seguire da ora in avanti.
Il progetto Ambiente Lavoro concepito nel 1989 vide la sua prima realizzazione nel 1990. Si affacciò timidamente ma con la consapevolezza che il tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sarebbe diventato un tema soggetto a sempre più approfondite attenzioni.
Erano anni in cui, forse un po’ banalmente ma anche per rispondere a effettive esigenze, si riteneva fondamentale l’imposizione e l’adozione di soluzioni tecniche, di adeguamento degli impianti e di adozione di dispositivi atti a prevenire infortuni e malattie professionali.
Nel 1990 ci rendemmo conto che il tema dell’acquisizione delle consapevolezze e conseguentemente della formazione dei responsabili e degli addetti andava via via assumendo maggiore importanza; fu quello il motivo per il quale concepimmo un’iniziativa che privilegiasse l’aspetto informativo e formativo rispetto alla esposizione di prodotti e tecnologie.
Credo di poter affermare che quella sia stata una intuizione che ha anticipato di almeno quindici anni l’evoluzione che il settore della sicurezza sul lavoro ha poi assunto.
Sia l’espressione fieristica del progetto sia la convention hanno dunque in questo momento il dovere comportamentale di anticipare di almeno dieci anni l’evoluzione del settore divenendo, come già accaduto in passato, contemporaneamente causa e effetto delle trasformazioni.
Dalle prossime edizioni il compito di noi organizzatori sarà quello di trasformare gli eventi da iniziative relative alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in eventi che tendano ad essere il momento di espressione complessiva dell’attività lavorativa promuovendo un rinnovato ruolo e una nuova identità al lavoro.
La manifestazione pone se stessa come tra i primi promotori di un dibattito nazionale riguardante la salute e la sicurezza sul lavoro. Come uno dei primi momenti capaci di intavolare negli anni discussioni ordinate e riflessioni d’insieme.
I morti sul lavoro secondo le stime ufficiali INAIL riferite al 2011 sfiorano ancora la tragica quota 1.000. Quanto e cosa ancora si deve fare per una riduzione maggiore e drastica. È un problema di vigilanza sull’applicazione della legge? Di coordinamento tra Stato e Regioni? Culturale? Di lavoro irregolare? Di compimento definitivo e organico dell’impianto normativo creato dal D.Lgs 81/08?
Né norme, né controlli, né schemi organizzativi di vigilanza possono risolvere il problema degli infortuni e delle malattie professionali. Solo l’acquisizione di una maggiore coscienza etica e di adeguate abitudini comportamentali potranno contribuire ad abbassare ulteriormente la soglia degli infortuni in generale e di quelli con esito mortale in particolare.
Occorre dunque profondere ogni sforzo affinché i lavoratori, i preposti, i responsabili e i controllori acquisiscano sempre maggiori conoscenze poiché è sempre dalla conoscenza che scaturisce la consapevolezza ed è la consapevolezza che determina i comportamenti.
Infortuni, gas, polveri, liquidi, rumore, incendi, comfort. La prossima edizione sarà articolata ancora in sette settori espositivi, che corrispondono ad altrettanti fattori di rischio dalla fiera segnalati e riscontrabili negli ambienti di lavoro. Sono ancora questi e sette i fattori di rischio maggiori? Ne registrate altri emergenti?
L’indicazione delle cause di rischio, che sin dalla prima edizione del progetto Ambiente Lavoro delineammo, non distingue settori espositivi ma tende ad offrire uno schema di riferimento estremamente semplificato che aiuti a riconoscere e interpretare le possibili situazioni problematiche, per meglio riconoscerne le relative soluzioni.
I fattori di rischio da noi individuati vanno ovviamente interpretati come indicazione di massima, pertanto ognuno di essi può contenere al proprio interno specificazioni allargate e ulteriori.
Non credo che esistano allo stato attuale cause di rischio diverse da quelle da noi individuate: anche nelle attività future, quindi, ci sarà la possibilità di riconoscersi nelle stesse. Ripeto, ciò che dovrà aumentare sarà l’acquisizione della consapevolezza e gli strumenti dell’informazione.
Quanto la crisi economica sta minacciando o potrà ancora minacciare la crescita del dibattito riguardante la sicurezza, la sicurezza stessa nei luoghi di lavoro, gli investimenti mirati alla prevenzione.
Se prevarrà lo scenario secondo cui operare in sicurezza rappresenta un costo si correrà il rischio che, in un’ottica di risparmio, anche la sicurezza subisca tagli e decurtazioni. Ma sappiamo che non è così. Le risorse economiche destinate alla sicurezza sono, senza tema di smentita, una risorsa e un investimento per le imprese e per la società, oltre a rappresentare un fondamentale valore etico.
Solo se imprese e lavoratori condivideranno quest’impostazione la sicurezza non subirà alcuna minaccia dalla difficile situazione economica nella quale stiamo vivendo da alcuni anni. Io credo che l’attuale crisi in realtà non sia solamente una qualsiasi crisi della finanza o dell’economia reale ma rappresenti inevitabilmente una sferzata per un sostanziale rinnovamento dei concetti economici, dei modelli di vita, delle priorità.
Chissà che questa crisi non ci aiuti a capire quale più equilibrato ordine di importanza attribuire alle situazioni e alle cose e che la salute e sicurezza sul lavoro non diventi invece ancor più una priorità.
Questo in fondo il contenuto profondo e sinceramente condiviso che ci viene dal Presidente Giorgio Napolitano: egli non sollecita nuove norme o più severe sanzioni, bensì sollecita una rinnovata eticità che ci costringe a considerare la sicurezza sul lavoro una priorità rispetto al mercato, alla produzione, alla finanza, all’economia.
Tra i temi focali ci saranno le malattie professionali. Perché.
Perché purtroppo sono spesso le grandi dimenticate. L’infortunio, soprattutto se mortale fa notizia, determina conseguenze, accende un riflettore negativo su una certa impresa, sulla società e su quanti in essa operano nelle diverse responsabilità. Le malattie professionali sono quasi sempre silenziose, difficili da riconoscere ma mietono molte più vittime di quante ne determinino gli infortuni.
È quella delle malattie professionali una battaglia resa ancor più complessa dalla difficoltà strutturale e culturale di comprendere e valorizzare il concetto di prevenzione privilegiandolo rispetto a quello della cura.
Nelle prossime edizioni sempre maggiori attenzioni dedicheremo, dunque, alle malattie professionali cercando il coinvolgimento di una vasta panoramica di interlocutori; tra questi i medici di famiglia, per cercare di stabilire le regole di un rapporto di consueta collaborazione tra medici di base e del lavoro.
Quali le maggiori novità, curiosità dell’imminente edizione. Ci dia se vuole alcuni numeri previsti, per affluenza, relatori, convegni, espositori.
Il complessivo progetto di Ambiente Lavoro sta per giungere alle nozze d’argento. È dunque un progetto consolidato forgiato dalla esperienza e dalle ripetute collaborazioni: difficilmente, quindi, può contenere novità che siano distinguibili nel contesto complessivo.
La vera novità è che ancora una volta questo evento, che si presenta ogni anno nelle sue diverse forme, confermerà l’esigenza di usare per la sua definizione l’articolo determinativo: Ambiente Lavoro non è un’iniziativa relativa alla salute e sicurezza sul lavoro ma l’iniziativa per eccellenza.
I dati della prossima edizione sono certo confermeranno questa affermazione e si intravvedono già i parametri fondamentali per questa mia affermazione: 156 iniziative culturali, 22 soggetti collaboranti tra enti, associazioni e organismi di rappresentanza, oltre 4.000 partecipanti attesi, 81 aziende sponsor.
Vorrei aggiungere che Ambiente Lavoro Convention può conseguire questi risultati a motivo della generosa e complessiva collaborazione di una molteplicità di soggetti: è questa impostazione che rappresenta un unicum nel panorama eventi di qualsiasi genere che si tengono nel nostro Paese.
Di questo noi, ma soprattutto ognuno dei soggetti collaboranti, penso possano andare giustamente orgogliosi.