ROMA – È uscita per la Società Editrice Universo la collana “Quaderni di medicina ed igiene del lavoro, sicurezza e prevenzione”, collana curata dal prof. Aogstino Messineo e dal prof. Luigi Marsella, rispettivamente direttore del Dipartimento di prevenzione ASL RMH (Castelli Romani) e professore associato di Medicina legale Università di Tor Vergata, Roma.
Secrets, nozioni sintetiche, risposte concise ed esaustive a domande chiare e precise. Brevi compendi illustrati, dalla foliazione che oscilla tra le 50 e le 100 pp. Questa la forma scelta dalla casa editrice e dai curatori, per una collana che dovrebbe comprendere al termine del ciclo all’incirca trenta opere.
“Sicurezza e fitosanitari”, “Normativa prevenzione e attuazione della prevenzione incendi e dei piani di evacuazione”, “Attività ruolo e funzioni del medico competente, la sorveglianza sanitaria”, “Il primo soccorso in azienda”, “Sicurezza alimentare”. Questi i titoli dei primi sei libri pubblicati ai quali seguiranno a breve pubblicazioni con il concorso interdisciplinare di, igienisti, giuristi, ingegneri, biologi, chimici, fisici, che di volta in volta saranno chiamati a contribuire per la disamina di aspetti di propria specifica competenza.
La collana è indirizzata in particolare agli studenti dei corsi di Laurea delle professioni sanitarie, a RSPP, medici in formazione e cultori della prevenzione. Volumi che aspirano a un utilizzo agile, in tempo reale, pratico. A un uso differenziato e segmentato utile al sostegno di esigenze concrete, lavorative e formative.
Abbiamo intervistato uno dei due curatori dell’intera opera, il prof. Agostino Messineo.
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La sicurezza sul lavoro è una disciplina molto complessa, articolata. L’attuale testo di riferimento, il D.Lgs 81/08 (Testo unico) è un esempio di tale complessità. È un testo che dettaglia, e si riferisce a 306 articoli, situazioni a rischio diverse e in coda ha ben 51 allegati per diverse centinaia di pagine che si riferiscono a situazioni molto specifiche avendo sintetizzato e di fatto riunito molte delle precedenti normative – ora abrogate – redatte fin dal 1955. Un testo lungo e complesso insomma, di non semplice e agile lettura. Alcuni allegati rischiano a volte di restare sconosciuti, non letti e poco sono applicati alle necessità e forse alle voglie di chi a esso deve riferirsi.
Da qui nasce l’idea della collana, strutturata in compendi, libri agili e brevi, con illustrazioni e un struttura che richiama la modalità FAQ.
Si, l’idea nasce da un principio simile. I “Quaderni di medicina ed igiene del lavoro, sicurezza e prevenzione” sono strutturati come dei secrets, mutuando il termine dalla tradizione editoriale anglosassone. Domande chiare e risposte altrettanto chiare, definitive. Spero vengano percepiti come dei libri dall’utilizzo immediato, che è il destino per il quale sono stati e verranno pubblicati. Che vengano utilizzati quindi a supporto di pareri, di programmi formativi, di discussioni sul posto e negli ambienti di lavoro.
Per questo motivo abbiamo scelto un approccio multidisciplinare, che porterà alla pubblicazione di decine di compendi, realizzati insieme per quanto possibile da differenti esperti, da tecnici, medici, giuristi, chimici, addetti alla comunicazione. Vogliamo affrontare con punti di vista differenti ma ad ampio spettro e sotto vari aspetti, le realtà in cui si opera e si fa prevenzione; ogni tema è indagato sotto molteplici sfaccettature in modo che sia fornita una panoramica completa delle criticità e della prevenzione sui rischi sul lavoro e sull’igiene alimentare.
Abbiamo elencato nella presentazione dell’opera completa, i primi 5 volumi, che ricordiamo essere curati ognuno da gruppi di specialisti differenti, sotto la supervisione dei curatori dell’intera collana. Quali saranno gli argomenti dei prossimi compendi.
Stanno per essere pubblicati volumi riguardanti i DPI, la comunicazione in azienda, le vessazioni, le radiazioni ottiche artificiali con approfondimenti sulla poco nota sindrome dell’occhio secco dei saldatori, i rischi per i lavori indoor, l’amianto, l’alcol, la droga.
A chi è destinata l’opera.
Ai tecnici della prevenzione, ai corsi di laurea, agli RSPP. Ai quadri intermedi del lavoro. Abbiamo rilevato infatti che è predominante la mole di pubblicazioni, opuscoli, materiale informativo destinato ai lavoratori rispetto a quella destinata ai quadri intermedi. RSPP per esempio, RLS, che poi è il personale a contatto con gli ambienti e i rischi sul lavoro che spesso deve fare scelte critiche, personale quindi che necessita, come sappiamo, di formazione adeguata e comprovata, è meno ricordato nei programmi e nelle iniziative di sensibilizzazione. E quindi abbiamo deciso di rivolgersi in particolare modo a loro.
Verranno pubblicati anche su altri supporti, che non siano il cartaceo.
Credo proprio di si. A tale proposito vorrei invitare chi vuole a visitare il sito della ASL RMH. Un sito che teniamo costantemente aggiornato con dati su infortuni, malattie professionali, ricerche su malattie anche non tabellate e fenomeni rilevanti del nostro territorio e che riguardano la salute dei lavoratori e in grande la salute dei cittadini dell’area dei castelli romani. Quindi anche la qualità dell’aria, dell’acqua, che qui ricordiamo essere stata oggetto di contaminazione da Arsenico, della vita quindi.
Siamo andati sul sito. Contiene molte informazione, slide, ricerche, report di attività di vigilanza e di sensibilizzazione.
Uno degli ultimi documenti prodotti e pubblicati riguarda per esempio i rischi per le attività metal meccaniche, in particolare i rischi nella saldatura. Sono slide utilizzate in uno dei nostri interventi nel corso del recente “74° Congresso nazionale SIMLII”. Abbiamo analizzato il fenomeno delle patologie correlate ai R.O.A. riservando particolare attenzione a una sindrome poco nota ma che abbiamo rilevato interessare un’alta percentuale di addetti alla saldatura. Parliamo della sindrome dell’occhio secco.
Una sindrome diffusa, collegata all’uso poco attento dei DPI o all’uso di DPI non adeguati. Comporta l’infiammazione, la costante sensazione di aver qualcosa negli occhi, irritazione. Si tratta di una patologia non tabellata come malattia professionale, quindi non denunciata e ancora sommersa. Il nostro lavoro consiste nel portare a galla tali sindromi, censirle, schedarle e sperare che vengano prese misure preventive adeguate e ne venga quantificato il danno.
Quello metalmeccanico è comunque un settore migliorato dal punto di vista degli infortuni e delle malattie professionali, grazie all’introduzione di norme aggiornate e alla maggiore attenzione riservata alla sicurezza. In un’altra slide, riportiamo per esempio dati che comparano l’andamento dei tipi di infortunio nel lasso di tempo che intercorre tra la 626 del ’94 e il Testo unico del 2008. I dati mostrano come, solo per citare due casi, siano diminuiti gli incidenti nel metalmeccanico e siano invece cresciuti di molto gli incidenti in itinere. Segno questo che i tempi cambiano le tipologie di rischio e occorre essere tempestivi e adeguati.
Oggi l’incidente in itinere è oggetto di prevenzione da parte di molte strutture e gli incidenti stradali sono oggetto di studio e di prevenzione più di ieri; le cause, che possono andare dai turni di lavoro, all’assunzione di sostanze d’abuso sono individuate e dibattute in molti corsi di formazione. La Società italiana medicina del lavoro sta ad esempio approntando per il rischio del trasporto delle merci delle linee guida dedicate e prossime alla pubblicazione.
Altre criticità che posso segnalare sono ad esempio inerenti l’agricoltura, dove l’uso di mezzi e macchine da lavoro non protette e non protettive causano frequenti incidenti di cui molti mortali.
Un settore che si segnala infatti per incidenti frequenti, settimanali.
Un settore ad alto rischio. Due anni fa abbiamo attivato un programma destinato agli agricoltori e alle aziende agricole. Una check list, anonima, dalla quale desideravamo ricevere informazioni utili sullo stato di sicurezza e di consapevolezza del settore. Un programma che potremmo utilizzare come esempio di un buon approccio tra gli organi di vigilanza e l’azienda. Appena somministrata la check list alta è stata la diffidenza. Abbiamo quindi inviato alle stesse aziende degli opuscoli informativi riguardanti i rischi del settore, in maniera tale da illustrare agli addetti pericoli e problemi che avevano intorno e cosa quindi avrebbe potuto segnalarci. Quando siamo tornati a verificare la stessa check list, la risposta è stata positiva. Si sono rilevati sensibili e positivi risultati.
Credo possa essere un paradigma sul ruolo di ASL e istituzioni sanitarie, che debbono avere e debbono essere percepite prima come supporti, fonti di informazione e quindi anche come controllori. Può essere stato utile illustrare una modalità operativa, integrata che riesca a far percepire la sicurezza come investimento e necessità. Non come mero onere.
Qual è la situazione geneale del territorio di sua competenza.
Le grandi aziende si sono adeguate bene, avendo più disponibilità economiche e potrei dire anche una reputazione, si sono dotate generalmente di strutture e modalità consone e adeguate. Le maggiori criticità sono invece nelle piccole aziende, soprattutto nell’edilizia, nel chimico e farmaceutico. Qui occorre lavorare ancora sia come formazione sia come vigilanza. La sicurezza, e soprattutto in questi tempi di crisi, viene poco sentita, non è sentita un dovere primario e non come un investimento. C’è poca forza economica e questo comporta risparmio sulla prevenzione. Alla poca forza economica potremmo poi accostare poca capacità sodale, poco slancio nell’unirsi in consorzi per investire per la sicurezza.
A mio modo di vedere infine queste criticità sono dovute anche alla carenza di personale ispettivo. Siamo pochi e quindi poco presenti sul territorio. Essendo poco presenti le aziende non ci percepiscono in maniera concreta, non ci vedono abbastanza e quindi pensano che si possa andare avanti senza sicurezza e in modo irregolare. Il mio servizio ha disposizione 10 ispettori su 500.000 abitanti. Un numero irrisorio. Pensi che nel controllo sugli alimenti, abbiamo fin’ora verificato 1.000 aziende su 8.000. Senza contare gli esercizi completamente sommersi, o border line. (Segnaliamo convegno: “Sostanze chimiche presenti negli alimenti: un pericolo in agguato?” Convegno Albano Laziale il 22 e 23 marzo, Villa Altieri).
C’è amianto? Ci sono zone da bonificare?
Il territorio è vasto e presenta quindi una moltitudine di fattori di rischio. Per quanto riguarda l’amianto si, ci sono intere zone da bonificare nell’area industriale di Pomezia. È stato censito e mappato il territorio tramite una ricognizione aerea e rilevato come lì sia elevata la presenza di eternit e scarti da amianto da rimuovere, strutture da bonificare. Si tratta di un punto critico, di un territorio articolato e con differenti problematicità potenzialmente dannose e sulle quali vigilare. Ad esempio ,tutti ricordano la vicenda dell’arsenico nelle acqua nella zona di Velletri e Albano, bonificate in parte con la deviazione delle acque del Simbrivio, che hanno diluito la concentrazione e garantito di nuovo la potabilità. Il Radon poi di derivazione vulcanica esala in alcune zone intorno a Marino, Ardea. Infine il traffico. Siamo un territorio ad alta densità, immediatamente fuori Roma, con arterie e vie consolari intasate. Un territorio quindi complesso, e sul quale approntiamo misure preventive e di vigilanza ogni volta calibrate per tentare di migliorare la qualità della vita. Un territorio sul quale non si può più agire con modi negativi per l’ambiente e per le persone tanto da giustificare pareri negativi sull’ipotesi di Ampliamento di discariche o collocazione di inceneritori.