ROMA – L’11 e il 12 novembre Eu-Osha chiuderà a Bilbao l’edizione 2012-2013 della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri – Lavoriamo insieme per la prevenzione dei rischi.
Quotidiano Sicurezza, media partner della campagna sarà ospite del summit di novembre e racconterà gli incontri, i dibattiti, i temi che emergeranno. Nell’attesa della due giorni, abbiamo intervistato la direttrice dell’Agenzia Christa Sedlatschek, e abbiamo colto l’occasione per ottenere impressioni su argomenti chiave dell’attuale dibattito sulla salute e la sicurezza sul lavoro come green jobs, sostanze pericolose, nanomateriali, amianto, invecchiamento attivo, lavoratori migranti.
Direttore Sedlatschek, da anni ormai seguiamo quotidianamente le pubblicazioni e le iniziative portate avanti dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. A pochi giorni dal termine della campagna 2012-2013 è soddisfatta della risposta ricevuta, delle adesioni?
Uno dei più grandi successi è che anno dopo anno sempre più aziende si uniscono alle nostre campagne e questo è una sorta di testimonianza che prova l’importanza che la sicurezza e la salute sul lavoro hanno per le nostre imprese. Il livello di consapevolezza sta diventando maggiore e abbiamo notato come in gran parte degli Stati membri siano stati organizzati seminari, conferenze e workshop diffondendo il nostro materiale. Un impegno fondamentale.
In questi periodi economicamente difficili, la nostra campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri ha inviato un messaggio forte alle organizzazioni circa il valore che ha l’impiegare tempo e risorse nella prevenzione dei rischi. L’evidenza è chiara: investire nella sicurezza sul lavoro paga.
Potremmo avere una breve anteprima dei dati e dei numeri che state per presentare a Bilbao?
In totale hanno aderito 86 organizzazioni, un numero di partner record per qualsiasi nostra campagna precedente. Tra i partner annoveriamo parti sociali europee, multinazionali, organizzazioni no-profit, organizzazioni paneuropee.
Nel corso della campagna, i focal point e le loro reti partner hanno contribuito a organizzare 17 incontri nazionali di partenariato, 65 stakeholder seminars che hanno coinvolto diverse migliaia di persone, così come conferenze stampa, comunicati stampa nazionali e tavole rotonde con i giornalisti.
Diverse centinaia di aziende di ogni dimensione provenienti da 29 Paesi Europei si sono iscritte poi all’11°edizione del premio Buone prassi, che ha premiato i migliori esempi di cooperazione tra manager e dipendenti in materia di prevenzione dei rischi.
Che cosa sta preparando l’Agenzia per l’evento a Bilbao.
Nel corso del summit discuteremo dei risultati della campagna, di buone prassi. Al termine presenteremo il tema della campagna Ambienti di lavoro sani e sicuri 2014-2015 che sarà Healthy workplaces manage stress.
La due giorni riunirà quindi esperti di sicurezza sul lavoro e decision makers. Il vertice offrirà inoltre una serie di tavole rotonde e workshop nel corso dei quali i delegati potranno ascoltare consigli e buone pratiche di esperti nel loro campo. Uno dei workshop esplorerà le componenti chiave per una campagna di successo, analizzando le difficoltà nel comunicare i temi della sicurezza, discutendo e condividendo l’efficacia dei principali strumenti promozionali. Altri due workshop si concentreranno sulle buone pratiche nella gestione della leadership, sulla partecipazione dei lavoratori e sui valori di riferimento in materia di sicurezza sul lavoro.
Cambiando argomento, leggendo mese dopo mese i documenti, le guide, gli articoli pubblicati dall’Agenzia è facile osservare come emergano tre temi: nanomateriali, lavori verdi, rischio chimico.
Più di 400.000 posti di lavoro nell’Unione Europea hanno a che fare direttamente con le nanotecnologie e inoltre nanomateriali industriali sono gestiti in diversi posti di lavoro ai margini della catena di approvvigionamento; il 75 % di questi luoghi di lavoro è rappresentato da piccole e medie imprese.
L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha rilevato che la comunicazione dei rischi potenziali di tali materiali è ancora scarsa, con la maggioranza degli europei (54%), che ignora cosa sia la nanotecnologia. Anche nei luoghi di lavoro in cui sono presenti i nanomateriali di sintesi, il livello di consapevolezza è basso. Ad esempio, il 75 % dei lavoratori e dei datori di lavoro nel settore delle costruzioni non è consapevole di avere tra le mani i nanomateriali.
Gli effetti più importanti sulla salute dovuti a nanomateriali sono stati trovati nei polmoni e includono, tra gli altri, infiammazioni e danno tissutale, fibrosi e generazione di tumore. Anche il sistema cardiovascolare può essere colpito. Alcuni tipi di nanotubi di carbonio possono causare effetti simili a quelli causati dall’amianto. Così come i polmoni poi, è stato scoperto che i nanomateriali possono raggiungere altri organi e tessuti compresi il fegato, i reni, il cuore, il cervello, lo scheletro e i tessuti molli.
Il numero di posti di lavoro “verdi”, quei posti di lavoro che aiutano a proteggere e l’ambiente, è in rapida crescita. La strategia 2020 dell’Unione Europea fa pressioni per ridurre le emissioni di anidride carbonica e il consumo di rifiuti, per aumentare l’efficienza energetica e la quota di energie rinnovabili.
La salute e la sicurezza dei lavoratori potrebbero essere a rischio in quanto la green economy ha introdotto nuove tecnologie e nuovi processi. I lavoratori quindi possono essere pericolosamente impreparati e inesperti, non addestrati nel lavoro che stanno facendo e sono necessarie nuove combinazioni di competenze.
Esistono poi anche una serie di “vecchi” rischi, rilevati in situazioni e modalità diverse, che richiedono ancora ulteriori abilità specifiche nella prevenzione.
L’installazione di elementi fotovoltaici sui tetti, ad esempio, combina i tradizionali rischi legati alle costruzioni con i rischi elettrici: i lavoratori, pertanto necessitano di una formazione specifica per svolgere questo lavoro. Ancora, alcune delle resine utilizzate nella fabbricazione di turbine eoliche possono essere associate con la comparsa di allergie.
L’introduzione di una nuova normativa sui rifiuti poi potrebbe avere effetti sui quali vigilare: la riduzione della quantità di rifiuti inviati nelle discariche, per esempio, potrebbe essere correlabile a un incremento superiore alla media, del tasso di incidenti e malattie tra i lavoratori nel settore del trattamento dei rifiuti.
Sostanze pericolose (Ndr). Circa il 15 % dei lavoratori europei riferisce di manipolare sostanze pericolose, come parte del lavoro quotidiano. La salute dei lavoratori può essere danneggiata in molti modi, con effetti che vanno dall’occhio debole alle irritazioni della pelle all’asma, problemi all’apparato riproduttivo, difetti di nascita e il cancro. Queste patologie possono manifestarsi a seguito di una singola esposizione breve, o di esposizioni multiple e di accumulo a lungo termine di sostanze nel corpo.
Alcune sostanze, come l’amianto (che può causare il cancro polmonare e il mesotelioma), sono ora vietati o soggetti a un rigido controllo. Eppure molte sostanze pericolose ancora ampiamente utilizzate possono causare gravi problemi di salute, se i rischi a essi associati non sono gestiti correttamente.
Dovremmo provare a essere tempestivi per evitare ciò che è successo in Europa e in Italia con l’amianto.
L’amianto non è paragonabile a quanto ho appena descritto. Infatti per le sostanze prima citate quasi fin dall’inizio sono stati presi in considerazione i rischi per la sicurezza sul lavoro, anche se ovviamente sono ancora necessari ulteriori forme di comunicazione e sensibilizzazione.
Ciò che ha riguardato l’amianto invece è decisamente peggiore, perché mentre ci sono prove sufficienti e ricerche scientifiche che dimostrano gli effetti incredibilmente devastanti per la salute umana dell’amianto, ci sono ancora alcune voci che cercano di difenderne l’uso facendo finta che non sia così dannoso. Ad esempio, nel 2011 il Canada si è opposto all’inserimento dell’amianto crisotilo nella lista delle sostanze chimiche pericolose. Non ritengono che sia così pericoloso, mentre noi abbiamo prove che dimostrano al 100% il contrario. Milioni di morti confermano questo pericolo! Non capisco la mossa del Canada su questo argomento. L’Europa ha bisogno di mantenere una posizione molto forte contro l’utilizzo dell’amianto.
Ancora tre sfide attuali. Definitivo rispetto delle donne sul lavoro; integrazione dei migranti nel lavoro ;invecchiamento attivo.
Uomini e donne non sono la stessa cosa, così come non sono uguali i lavori che fanno, le loro condizioni di lavoro e il trattamento che riservano loro le società.
Le donne coprono il 45% della popolazione attiva nell’Unione Europea, contemporaneamente hanno diverse responsabilità in casa e spesso si destreggiano tra più ruoli. Possono essere madri, compagne e rappresentare coloro che si prendono cura dei figli, portano avanti altri lavori retribuiti facendo anche le casalinghe.
Un recente sondaggio paneuropeo condotto da Eu-Osha ha rivelato che le lavoratrici hanno più probabilità rispetto ai lavoratori di sesso maschile di accusare lo stress nel luogo di lavoro (54% rispetto al 49%). In tutta l’Unione Europea c’è una tendenza dimostrata di crescente assenteismo e pensionamento anticipato a causa di problemi di salute mentale, in particolare in relazione a stress e depressione; le donne sono particolarmente colpite da questa tendenza. La Mental Health Foundation (2007) ha evidenziato come le donne siano particolarmente esposte ad alcuni dei fattori che possono aumentare il rischio di cattiva salute mentale, a causa del ruolo e dello status che rappresentano nelle società.
In tipici “dei lavori da donna”, come quelli all’interno dei servizi sanitari e sociali, della vendita al dettaglio, il settore alberghiero, si è evidenziato un aumento nel tasso di incidenti, compresi quelli mortali; ancora, le donne hanno maggiori probabilità di essere vittime di bullismo e di molestie, comprese le molestie sessuali e possono essere costrette a utilizzare male i dispositivi di protezione individuale in quanto generalmente questi non hanno taglie ridotte a loro necessarie. È quindi importante riconoscere queste differenze e adottare un approccio per la salute e la sicurezza sul lavoro che sia sensibile al genere.
Lavoratori migranti (Ndr). A partire dagli anni ’90, la migrazione è stato il fattore più importante che ha inciso sulla dimensione della popolazione dell’Unione Europea dei 27 Paesi membri. La migrazione da altri Paesi dell’Unione Europea 27, nonché da Paesi terzi ha portato a un considerevole aumento del numero di cittadini stranieri residenti in Stati membri. Dei circa 3 milioni di immigrati verso l’Unione Europea nel 2006, più di 1,8 milioni non erano cittadini dell’Unione Europea dei 27.
Questo comporta che dovremmo assistere i lavoratori migranti molto di più. So che alcuni Stati membri hanno adottato diverse iniziative atte a fornire informazioni nella lingua di provenienza dei lavoratori. Ci sono buoni programmi e strumenti, ma, in generale, penso che in Europa questo aspetto andrebbe migliorato.
Come sta crescendo la percentuale della forza lavoro che è composta da lavoratori migranti all’interno dell’Unione europea, così molti luoghi di lavoro europei stanno diventando culturalmente diversi. Scarsa comunicazione e malintesi possono sorgere a causa di differenze culturali e possono causare tensione e stress, riducendo la soddisfazione sul lavoro e aumentando le sostituzioni di personale. La sicurezza sul lavoro potrebbe essere maggiormente a rischio quindi in un team di lavoro multiculturale non accorto, perché la percezione individuale di ciò che è sicuro può variare. La ricerca ha dimostrato anche che i problemi di comunicazione a causa di differenze culturali sono stati responsabili del 70-80% di tutti gli incidenti marittimi.
Uno caso studio da evidenziare è quello della casa automobilistica BMW a Monaco di Baviera che ha messo in pratica una nuova iniziativa per integrare i lavoratori provenienti da diversi Paesi d’origine. L’iniziativa si è articolata nel formare i datori di lavoro su come affrontare meglio la diversità culturale e ha introdotto “gli ambasciatori di salute”: lavoratori, molti dei quali immigrati, formati nella promozione della salute che hanno svolto un importante ruolo di mediazione tra i loro colleghi. Ciò ha contribuito a superare barriere linguistiche e sociali.
Invecchiamento attivo (Ndr). Ci sono importanti cambiamenti demografici che stanno avvenendo nell’Unione Europea, con una maggiore aspettativa di vita e tassi di natalità più bassi, il che significa che nel corso dei prossimi decenni, ci sono buone probabilità di assistere a un considerevole aumento della percentuale di lavoratori più anziani. Al momento, meno della metà di tutti i lavoratori compresi tra i 55 e i 64 anni nell’Unione Europea sta lavorando, con la maggior parte dei lavoratori anziani in uscita dal mercato del lavoro prima dell’età pensionabile.
Il secondo European opinion poll on occupational safety and health ha dimostrato che l’87% degli Europei ritiene che la salute e la sicurezza sono importanti nel permettere alle persone di restare al lavoro più a lungo (il 56% ritiene che sia molto importante). Ma molti europei ritengono che le condizioni nei loro luoghi di lavoro potrebbero non consentire di continuare a lavorare fino a un’età più avanzata: metà degli intervistati hanno riferito che i posti di lavoro in cui sono attualmente occupati non sono adeguati alle esigenze degli anziani.
Negli ultimi dieci anni, la percentuale di “anziani” (età compresa tra i 50 ei 64 anni) nel lavoro è passata da circa il 49% a più del 56%. Si prevede che la popolazione dell’Unione Europea dei 27 paesi membri di età compresa tra i 20 e i 59 anni si ridurrà dopo il 2014, mentre la fascia di età compresa tra i 60 e i 69 anni (che si potrebbero chiamare ‘potenzialmente rilevanti’ per il mercato del lavoro) crescerà per altri 20 anni.
“L’ingrigimento dell’ Europa” significa che l’età pensionabile sarà elevata rispetto ai livelli attuali, l’accesso ai regimi di prepensionamento sarà ridotto ulteriormente, e ci saranno maggiori incentivi per i lavoratori più anziani a rimanere nel mercato del lavoro. Un invecchiamento della manodopera rende ancora più importante la valutazione della ‘sostenibilità’ nel rimanere nel mondo del lavoro.
Circa il 60% dei lavoratori dell’Unione Europea dei 27 Paesi membri ritiene di essere in grado di compiere il lavoro attuale anche a 60 anni (marginalmente di più rispetto al 2000). E le risposte dipendono dal tipo di lavoro.
Nel 2012 il Parlamento Europeo ha istituito un progetto pilota sulla salute e la sicurezza sul lavoro dei lavoratori più anziani che la Commissione Europea ha delegato ad Eu-Osha. Il progetto esaminerà la sicurezza e la salute sul lavoro nel contesto dell’invecchiamento della forza lavoro, con l’obiettivo di sviluppare politiche ed esempi di buone strategie e pratiche per aiutare i lavoratori anziani a rimanere sani.