servizio di Enzo Di Frenna e Matteo Marini – ROMA – Sergio Cofferati, ex sindacalista FILCEA e CGIL, ex sindaco di Bologna, parlamentare europeo del Pd in prima fila nella commissione Occupazione e Affari Sociali per difendere i diritti dei lavoratori. Quotidiano Sicurezza lo ha raggiunto telefonicamente nel suo ufficio di Strasburgo, ponendo alcune domande sui temi della sicurezza e della salute dei lavoratori, in relazione anche alla sua lunga militanza sindacale, alla sua esperienza come amministratore locale, nonché al suo attuale mandato in Europa. Ecco cosa ci ha risposto:
Lei è stato segretario generale della FILCEA e, in seguito, della CGIL. Ci può raccontare le iniziative più significative che ha preso in questi lunghi anni di militanza sindacale per tutelare la sicurezza e la salute dei lavoratori?
«Nel settore dei chimici, del quale ero segretario generale per l’organizzazione della FILCEA, il tema della sicurezza era ben presente a tutti i rappresentanti sindacali, anche perché una parte del settore – soprattutto quello degli impianti a ciclo continuo – portava con sé rischi e pericoli di particolare consistenza. Nella memoria di molti, ci sono vicende come quelle dell’Acna o della Farmoplant che hanno inquinato e anche oggettivamente messo a repentaglio la salute e la sicurezza dei lavoratori di quegli impianti. Il tema della sicurezza e della garanzia delle persone che lavorano e del non essere costretti a subire offese al loro corpo o addirittura perdere la vita, è sempre stato un tema ben presente nella contrattazione. Lo stesso valeva per quanto riguarda l’esperienza successiva nelle politiche nazionali della CGIL. Abbiamo sempre insistito su due cose: vincoli molto rigidi di natura legislativa con sanzioni nei confronti delle aziende che non li applicavano anche perché non basta la deterrenza della legge, servono controlli e sanzioni per chi eventualmente si discosta dalla norma e, contemporaneamente, un grande sforzo per incentivare il tema della sicurezza già nella ricerca del prodotto del processo. La sicurezza non è un tema che va aggiunto a cose fatte oppure da recuperare in presenza di motivazioni o fatti particolarmente drammatici. Bisogna che la sicurezza entri a far parte della normale attività di progettazione sia di un prodotto che del modo con cui costruirlo. Questi sono stati i punti sui quali abbiamo insistito particolarmente con buoni risultati nella contrattazione collettiva e anche con novità che si sono definite nel tempo nel sistema legislativo».
Ritiene che l’attuale governo abbia fatto passi in avanti per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori?
«No, proprio no: anzi. Ho sentito parole molto gravi come quelle del Ministro dell’Economia che dice che noi non ci possiamo permettere una legge come la ex 626 e ciò denota quindi uno stato inaccettabile sia di opinioni, di convinzioni che poi della linea del governo, rimasto inerte di fronte a problemi rilevanti. Anche il calo degli incidenti che statisticamente si è registrato, non deve far illudere troppo perché siamo di fronte ad un calo che è men che proporzionale della riduzione di attività che si è avuta nell’anno passato. L’estensione della cassa integrazione nelle sue varie forme, ha ridotto il tempo di lavoro di milioni di persone. La riduzione degli incidenti, elemento in se positivo, è però meno consistente del calo della cassa integrazione dunque non siamo di fronte ad una reale inversione di tendenza».
Dal 2004 al 2009 è stato sindaco di Bologna. Ha avuto modo di riscontrare carenze normative o problemi veri e propri, riguardanti questo tema, nella realtà locale che ha amministrato?
«Problemi particolari no. Ho trovato delle condizioni di lavoro a volte prevedibili anche se non sufficientemente contrastate delle quali ne parlavo prima, con una cosa in più. E’ del tutto ovvio che laddove si diffonde il lavoro clandestino o il lavoro nero fatto da persone che hanno cittadinanza ma non hanno contratti e leggi rispettati, il lavoro clandestino fatto da persone che non hanno né contratti, né leggi, né cittadinanza. In quel caso, mi pare evidente che il pericolo tende ad aumentare per le imprese, in particolare per quelle che sentono la necessità di nascondere l’uso improprio di quella forza lavoro che si è spesso accompagnato alla mancanza di protezioni adeguate ma credo che sia un fenomeno che riguarda tutte le città italiane e non soltanto Bologna».
Da parlamentare europeo, membro della Commissione Occupazione e Affari Sociali, si è occupato anche di sicurezza sul lavoro? Se sì, con quali iniziative?
«Sì, ce ne occupiamo costantemente perché in ogni provvedimento che viene discusso in commissione il riferimento alla salute e alla sicurezza è sempre presente. Non abbiamo discusso né varato provvedimenti che abbiano come obiettivo specifico questo tema che, per fortuna, è stato normato in precedenza ma quando si discute dello sviluppo e della crescita dell’economia oppure quando si discute delle condizioni con le quali regolare il processo migratorio per gli stagionali o per le persone che vengono definitivamente a lavorare con noi, il tema della sicurezza e della salute delle persone che lavorano è sempre presente e ben presente».
Data la sua esperienza a fianco dei lavoratori, crede che il Testo Unico 81 – e il Decreto 106/2009 correttivo del suddetto testo – tutelino efficacemente la sicurezza e la salute dei lavoratori?
«Come le ho detto, rappresentano da un lato una normativa che se comparata con quella degli altri paesi europei, è senza dubbio una normativa avanzata dall’altra parte, però, contengono una sorta di accettazione passiva delle condizioni in essere che non va bene. Io penso che andrebbe rafforzato in maniera sensibile, vistosa, gli effetti delle deterrenze che può avere la parte sanzionatoria e, dall’altra parte, credo che sia importante cominciare a ragionare davvero su come incentivare gli interventi relativi alla sicurezza e alla garanzia della salute delle persone, ancor prima che il prodotto o quella struttura produttiva vengano insediati cioè nella fase iniziale di progettazione».