ROMA – Teresa Bellanova, parlamentare del Partito Democratico, è componente della Commissione lavoro pubblico e privato della Camera dei Deputati. Da sempre impegnata nel promuovere una cultura della sicurezza sul posto di lavoro, la parlamentare pugliese si è battuta per dare voce alle morti bianche e per difendere il Testo Unico 81 sulla salute e sicurezza sul lavoro. Quotidiano Sicurezza l’ha intervistata.
Perché la sicurezza sul lavoro in Italia continua ad essere un problema così grave? A suo giudizio quali sono le cause principali?
«Il problema principale in Italia è la forte presenza di lavoro nero e purtroppo in una situazione del genere ovviamente la sicurezza non è di casa. Inoltre, c’è ancora un limite culturale prima che politico: la sicurezza continua ad essere ritenuta un costo. Al contrario, la sicurezza dev’essere considerata una opportunità e un elemento che concorre in modo determinante all’abbattimento dei costi. Su questo argomento ci sono delle scelte che implicano la conduzione aziendale da parte delle imprese; talvolta anche i limiti culturali dei lavoratori nell’utilizzo degli strumenti previsti per la loro sicurezza possono giocare un ruolo importante.»
Qual’è la situazione in Puglia, la sua regione?
«Nella mia regione così come in tutto il mezzogiorno la situazione è molto grave. Vedo una certa euforia in giro nel commentare i dati assolutamente ingiustificata, perché purtroppo ancora molte persone muoiono sul posto di lavoro. Quando vedo questi grafici che parlano di un abbattimento delle morti di qualche unità, e questo viene considerato un grande risultato, mi viene da riflettere su che cos’è il mercato del lavoro in questo momento, su quanto si è ridotto il monte ore lavorato e quindi sulla diminuzione del numero dei lavoratori nelle fabbriche. Se si tiene conto di questi elementi si capisce che l’euforia è del tutto ingiustificata. Dobbiamo continuare con grande impegno a mettere in pratica la cultura della sicurezza negli ambienti di lavoro.»
La legislazione vigente secondo lei è sufficiente a contrastare il fenomeno?
«Il governo dovrebbe smetterla di smontare il Testo Unico sulla salute e la sicurezza. Bisognerebbe semplicemente invitare le imprese e le parti sociali ad essere sempre più attente all’applicazione delle norme sulla sicurezza. Abbiamo un governo che invece di fare questo continua a dirci che la sicurezza è un lusso che non ci possiamo permettere, affermando che dobbiamo competere con paesi che su queste norme devono fare ancora molti passi avanti. Questo fatto secondo me rappresenta un segnale devastante. Bisognerebbe tornare alla sobrietà, bisognerebbe tornare ad avere tutte le parti sociali impegnate e un governo che si spenda affinchè il testo unico sulla salute e sulla sicurezza venga applicato in tutte le realtà aziendali, da quelle più grandi a quelle più piccole. Questo governo sacrifica tutto sull’altare del dio denaro. Io capisco che gli investimenti debbano essere remunerativi, ma nella produttività non può essere messo anche il costo della vita umana che è il bene più prezioso e deve essere salvaguardato.»
Come componente della commissione lavoro della camera qual è la sua esperienza?
«Già nella passata legislatura sono stata molto impegnata come parlamentare, e come gruppo, sull’adozione del testo unico sulla salute e sulla sicurezza. Durante la corrente legislatura sono stata, insieme ai miei colleghi, molto attenta rispetto a tutte le proposte di modifica del testo avanzate dal governo. Il loro obiettivo era quello di eliminare qualche elemento del testo e questo, a mio avviso, avrebbe potuto portare a degli effetti negativi. Personalmente credo che non sia necessario aggiungere legislazione, dovremmo, e quando dico dovremmo vorrei coinvolgere tutto il nostro paese, impegnarci tutti ad applicare la normativa che già abbiamo. Il testo unico è uno strumento avanzato per la salvaguardia della salute e della sicurezza, aggiungere altre leggi significherebbe solo un appesantimento burocratico.»
Stefano Bernardi