ROMA – Si è tenuta nei giorni scorsi a Roma una giornata di studio promossa dall’Ordine degli Psicologi del Lazio rivolta a Psicologi del Lavoro e delle Organizzazioni iscritti all’albo, al fine di fornire loro conoscenze e strumenti per affrontare le più attuali tematiche relative la psicologia del lavoro.
La giornata, scandita in più fasi ha visto alternarsi un cospicuo numero di relatori che hanno riferito sulle nuove funzioni e sulla valorizzazione delle competenze dello Psicologo del Lavoro in nuovi ambiti quali la governance delle Imprese, il Coaching Organizzativo e l’universo del 2.0/3.0 cioè l’utilizzo dei social media in azienda. Una particolare attenzione è stata poi riservata alla questione del contributo dello psicologo del lavoro per la salute dei lavoratori in merito alla valutazione dello stress correlato al lavoro.
Quotidiano Sicurezza ha chiesto alla presidente Marialori Zaccaria di approfondire quest’ultimo tema di estrema attualità.
Dottoressa, la giornata di studio è stata organizzata a pochi giorni dall’emanazione da parte della Commissione Consultiva Permanente delle Linee Guida perla Valutazione dello Stress lavoro–correlato. Potrebbe presentarci la vostra posizione rispetto all’emanazione delle linee guida?
«Prima di tutto l’Ordine degli Psicologi vuole esprimere un plauso per il raggiungimento di questo obiettivo. Da anni l’Ordine si batte affinché la legislazione italiana inserisca queste tematiche nelle norme a tutela dei lavoratori. A livello europeo questo tipo di problematiche per la salute dei lavoratori erano già in agenda da alcuni anni tanto che già nel 2001 una sentenza della corte di giustizia europea rilevava come la normativa italiana fosse carente nel valutare gli aspetti relazionali, organizzativi e psicologici che possono causare malessere e malattia al lavoratore. L’Ordine si è quindi trovato più volte nel corso degli anni a sollecitare i governi a inserire i problemi organizzativi, relazionali e psicologici nelle valutazioni dei rischi che affrontano i lavoratori, sottolineando che oltre al malessere che lo stress crea di per sé, il lavoratore stressato è anche un lavoratore che corre, e fa correre, un maggiore rischio di infortuni e di incidenti. Quindi sicuramente positivo il fatto che si affronti finalmente in modo ufficiale questo aspetto della vita lavorativa che si indirizzino azioni per tutelare il benessere del lavoratore aderendo al concetto di salute che l’OMS propone già dal 1946 e che la normativa italiana ha recepito a partire dall’emanazione del T.U. 81/2008. Proprio perché questo è un tema cui l’Ordine degli Psicologi ha dedicato molta attenzione, ci è d’obbligo anche rimarcare che per assicurare una reale tutela del benessere del lavoratore nelle linee guida emanate ci sono alcuni aspetti del problema che sarebbe bene che fossero approfonditi
Sarebbe auspicabile intanto arricchire il documento con una definizione di stress un po’ più dettagliata che citi i problemi relazionali e organizzativi. Nelle linee guida la definizione di stress adottata è quella dall’art. 3 comma 1 dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004, che non ne fa menzione. Lo stress viene definito come “condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica,psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro”. Ma soprattutto la questione che a nostro avviso lascia più scoperto e meno tutelato il lavoratore è il fatto che il documento non individui e definisca quali figure professionali e con quali competenze specifiche siano in grado d condurre una efficace valutazione dello stress lavoro correlato.
Riteniamo che per tutelare davvero il lavoratore e potere far emergere con chiarezza situazioni di disagio l’intervento dello psicologo del lavoro può risultare necessario.»
Per quale motivo è a vostro avviso necessario l’intervento dello psicologo nella valutazione stress lavoro correlato?
Il documento emanato indica alcuni strumenti a disposizione di chi andrà a operare la valutazione: focus group, interviste semi-strutturate, questionari ecc. strumenti tutti che vanno ad esplorare la percezione soggettiva dello stress. A nostro avviso questo non basta. Sono tutti strumenti utilissimi ma rischiamo di risultare poco efficaci se i dati così rilevati non sono messi in relazione da persona competente con le dinamiche relazionali e la gestione del’organizzazione proprie di quell’azienda. La percezione soggettiva deve poter essere messa in relazione col clima di quell’organizzazione aziendale da professionisti che hanno le competenze necessarie quali gli psicologi del lavoro.»
Il presidente Zaccaria quindi, rappresentando la posizione dell’Ordine, ha inviato al dottor Mastropietro, dirigente del Dipartimento Tutela delle Condizioni di Lavoro, e al dottor Fantini che presiede la Commissione Permanente del Ministero del Lavoro, una nota in cui plaudendo all’impegno profuso dal ministero attraverso la Commissione Consultiva Permanente si auspica che a questo passo possa seguire un ulteriore approfondimento della tematica per far sì che datori di lavoro e responsabili dei servizi di prevenzione siano consapevoli della opportunità di rivolgersi personale competente a seconda del rischio oggetto di valutazione.