Monitoraggio sugli operatori sanitari risultati positivi a COVID-19 dall’inizio dell’epidemia fino al 30 aprile 2020: studio retrospettivo in sette regioni italiane. Questo il rapporto marzo 2021 pubblicato da Inail e Istituto superiore di sanità che ha coinvolto Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia.
Il documento analizza i dati provenienti da 15.926 schede di positività e come si evince dal periodo di riferimento, fotografa i primi drammatici momenti della pandemia, con il personale sanitario in prima linea contro agenti virali inediti, nuove esigenze nella gestione della prevenzione, dei rischi da esposizione. “Il personale sanitario, fin dall’inizio, ha svolto un ruolo cruciale nella gestione dell’epidemia, sia perché ha dovuto affrontare in prima linea la cura dei pazienti infetti con il conseguente maggior rischio a cui è esposto, sia perché ha dovuto assicurare la piena implementazione delle misure di prevenzione e controllo per il contenimento del contagio.
Tali elementi hanno fatto sì che l’inizio dell’epidemia sia stato caratterizzato da un’elevata diffusione di contagi tra gli operatori sanitari, con percentuali rispetto ai casi registrati nella popolazione generale molto elevate e che solo dopo svariate settimane hanno fatto registrare una riduzione, fino ad un assestamento della percentuale intorno al 3-4%”.
Dalle circa 16mila schede si evince che il 76,5% dei casi si è verificato in strutture di ricovero e cura, il 4,2% in strutture sociosanitarie. 3.633 gli operatori ospedalizzati, ovvero il 22,8%, 197 ricoverati in terapia intensiva 1,2%, 63 i lavoratori morti per Covid. Il 52,5% (informazione disponibile in 953 schede) ha dichiarato di essere stato contagiato per contatto familiare, 47,5% in ambito lavorativo in gran parte per contatto con un paziente.
47,9% infermieri, 20,5% medici, operatori socio-sanitari 19,7%. Donne 67,4%. Età media 47,4 anni.
Info: Inail monitoraggio positività operatori sanitari al 30 aprile 2020