ROMA – Se ne è occupato nei giorni scorsi un seminario interno all’Inail, cui sono stati invitati esperti europei di chiara fama che hanno analizzato approfonditamente il problema. Tra i relatori del seminario, l’Inail ha avuto il piacere di ospitare Hans-Horst Konkolewsky segretario generale dell’Issa (International Social Security Association) che ha sottolineato come i disturbi mentali e la depressione provocati da stress, mobbing e problemi relazionali sul posto di lavoro sono una malattia professionale sempre più denunciata.
Anche se i problemi all’apparato muscolo-scheletrico restano i disturbi con la maggiore incidenza in ambito professionale, l’Oms, Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel 2020 la depressione rappresenterà la seconda causa di inabilità in tutto il globo.
Il mondo del lavoro negli ultimi anni ha subito forti trasformazioni: da processo produttivo che prevedeva per lo più l’interazione uomo/macchina meccanica, si è trasformato in processo in cui il lavoratore deve sempre più confrontarsi con altri lavoratori o con macchine elettroniche e dell’information technology che lo sottopongono a stress emozionali e cognitivi molto forti, tanto da portare alla degenerazione patologica dello stress e della depressione.
E’molto difficile fronteggiare questo nuovo rischio, saperlo individuare preventivamente e gestire con efficienza apportando quelle modifiche dell’organizzazione del lavoro che rendano i lavoratori meno esposti a questo pericolo. La difficoltà del problema non esime però i datori di lavoro a doversene occupare, così come stabilito anche dalla normativa italiana, (D. Lgs. 81/2008 Testo Unico sulla salute e sicurezza dei lavoratori), che a partire dal primo di gennaio 2011 obbliga il datore di lavoro a dedicare una considerevole parte del Documento Valutazione Rischi alla valutazione del rischio stress lavoro correlato.
Le malattie professionali che conseguono dall’esposizione ai rischi psico-sociali in azienda hanno un costo altissimo, in termini di sofferenza dei lavoratori, di costi sociali delle cure, dell’eventuale indennizzo da corrispondere, di ore di lavoro perse e di mancata produttività. Urgente diffondere e approfondire conoscenze che permettano di fronteggiare questa situazione che è in rapida evoluzione, che favoriscano la presa di coscienza di datori di lavoro e lavoratori , che permettano l’adozione delle corrette procedure di prevenzione e gestione del rischio e che prevedano anche efficaci programmi di reinserimento al lavoro della popolazione attiva colpita da questi disturbi, un numero di lavoratori purtroppo sempre più alto.