ROMA – Se una persona del proprio nucleo familiare ha un incidente sul lavoro, rimanendo un grande invalido e in seguito, per cause indipendenti da questo incidente, muore, i superstiti hanno il diritto di chiedere all’Inail l’assegno di reversibilità e, nello specifico, hanno 180 giorni di tempo per farlo dalla data in cui l’Istituto assicuratore notifica questa possibilità. È una novità che è stata sancita da una recente sentenza della Corte Costituzionale che ha accolto una richiesta della Corte d’appello di Catania. In questo modo la suprema corte mette fine a quella che era una disparità di trattamento tra il funzionamento dell’istituto dell’assegno speciale continuativo e quello dalla rendita ai superstiti.
Il primo è quello a cui si ha diritto nel caso in cui la persona, resa gravemente invalida da un indicidente o malattia professionale, non sia morta per un motivo direttamente riconducibile a questo, mentre il secondo è quello che va alle vittime di chi muore per causa direttamente collegata al lavoro.
Per i primi infatti veniva stabilito un termine di 90 giorni e per i secondi di 180, una disparità che secondo la Corte contrasta con l’Art 3 della Costituzione.
La Corte ha così precisato che l’Istituto assicurativo abbia l’obbligo di avvertire i superstiti dell’invalido deceduto per cause non riconducili al lavoro di questa possibilità e che il decorrere del termine per presentare effettivamente la domanda sia di 180 giorni a partire non dal decesso ma solo dall’avvenuta comunicazione da parte dell’Istituto