TORINO – La IV Sezione Civile del Tribunale di Torino, in merito alla morte di un operaio albanese sul luogo di lavoro, ha emesso una sentenza destinata a sollevare un polverone.
Il giudice del Tribunale civile di Torino, Ombretta Salvetti, con la Sentenza n. 4932/2010, ha riconosciuto il risarcimento danni ai congiunti in Albania per la morte di un cittadino albanese in Italia, tenendo conto del costo della vita del paese di provenienza, riducendo di ben 10 volte il risarcimento per morte bianca, cioè la cifra complessiva di 64 mila euro a fronte dei 150 mila/300 mila riconosciuti attualmente dalle tabelle introdotte nell’estate 2009 per i familiari di un italiano morto sui luoghi di lavoro.
Il giudice torinese ha definito l’Albania “un’area ad economia depressa” per cui il risarcimento previsto nelle tabelle avrebbe creato “un ingiustificato arricchimento” ai genitori del defunto, posto che: “nel caso de quo, è pacifico che gli attori risiedano stabilmente in Albania e dunque non possano essere parificati, sic et simpliciter, ai cittadini italiani”.
Viceversa già nel 2006 la Corte di Cassazione si era espressa in merito al valore della morte, ribadendo che: “conta la morte in sé, ed una valutazione equa del danno morale che non discrimina la persona e le vittime né per lo stato sociale, né per il luogo occasionale della morte”.
Tale sentenza ha aperto un dibattito: a tal proposito è intervenuta un’esperta in diritto civile, l’avvocato Sandra Gracis, che dalle pagine del quotidiano La Repubblica ha gettato fuoco sulla vicenda ribaltando la situazione: e se a morire in un cantiere fosse un cittadino degli Emirati Arabi, il datore di lavoro italiano dovrebbe pagare il triplo del previsto per un lavoratore italiano morto sul luogo di lavoro?.
In definitiva la vita ed il lavoro degli stranieri provenienti da paesi poveri vale sempre meno e considerato l’elevato numero di stranieri occupati nei settori lavorativi più rischiosi se ne deduce che ad un imprenditore italiano converrebbe assumerli tanto in caso di incidente mortale la somma a titolo di risarcimento dovuto ai familiari sarebbe più che irrisoria.