TORINO – Si è concluso ieri 19 gennaio il processo “Pirelli bis”, che ha affrontato e giudicato le cause di malattie professionali riconducibili all’amianto di trentasei operai impiegati tra il 1954 e il 1996 negli stabilimenti di Settimo Torinese. Il tribunale di Torino ha condannato tredici ex dirigenti aziendali a pene che vanno dai 4 mesi e 15 giorni, ai 3 anni 2 mesi e 15 giorni. Cinque imputati sono stati assolti o prescritti. Lesioni e omicidio colposo tra i capi d’accusa contestati.
Le vittime dell’amianto avevano accusato mesoteliomi plurici e tumori alla vescica. Venti delle trentasei persone sono putroppo già decedute. Le parti civili si erano ritirate dal dibattimento dopo aver ricevuto 7 milioni di euro in risarcimento.
“Vogliamo ribadire che Pirelli e i suoi ex dirigenti, convinti della correttezza del proprio operato” – è la dichirazione ufficiale diramata dai legali dell’azienda – “sono sempre stati vicini ai propri ex dipendenti colpiti da malattie e alle loro famiglie, che hanno provveduto a risarcire. Come abbiamo cercato di dimostrare nel corso dell’intero procedimento, la società ha sempre agito cercando di tutelare al meglio la salute e la sicurezza dei propri dipendenti con misure adeguate alle conoscenze tecniche a disposizione nel corso degli anni”. “Attendiamo le motivazioni della sentenza prima di valutare con i nostri assistiti le eventuali azioni da intraprendere”.