ROMA – Due morti, quattro feriti, di cui almeno uno in gravi condizioni, e la notizia arrivata nelle ultime ventiquattro ore che nel porto di Civitavecchia, alcuni giorni fa, si è sfiorata l’esplosione di una intera nave.
È questo il resoconto di sangue e paura di una giornata di lavoro appena conclusa.
Tutti gli incidenti si sono verificati al centro nord del paese. Il primo incidente, mortale, è avvenuto a Forlì: qui un uomo di 50 anni, Marino Matulli, dipendente della Cooperativa Arte Muraria impegnata a sua volta per conto della cooperativa Edile Forlivese alla costruzione di alcune villette, è precipitato da un lucernario: una caduta di circa 4 metri che è però bastata ad ucciderlo sul colpo. L’incidente, di cui si dovranno chiarire le esatte dinamiche, è avvenuto intorno alle otto del mattino, proprio all’inizio della giornata di lavoro. Difficilmente si potrà attribuire questa ennesima morte all’inesperienza dato che l’operaio aveva oltre 30anni di attività sulle spalle, tutte nel settore edilizio.
Anche il secondo incidente mortale, che invece è avvenuto ad Assago (Milano), è stato provocato da una caduta dall’alto ma con dinamiche del tutto differenti e abbastanza singolari. L’uomo rimasto ucciso in questo secondo incidente, Massimo Bertasa, di 41 anni, stava infatti trasportando, insieme ad altri due operi, un pesante armadio da un piano all’altro di un palazzo, nel cuore del centro direzionale di MilanoFiori dove hanno sede gli uffici di tre grandi aziende informatiche. Sembra, da una prima ricostruzione dei fatti – ma sull’accaduto ci saranno delle indagini – che l’ascensore sul quale si trovavano i tre uomini sia improvvisamente precipitato dal quinto piano, uccidendone uno sul colpo e provocando lesioni gravi agli altri due che sono attualmente ricoverati al Niguarda di Milano.
Uno di questi è un operaio calabrese, Giuliano Pasquale, di 31 anni,l’altro un operaio albanese, Giovanni Kazari, di 34 anni. Secondo quello che si può apprendere entrambi avrebbero lesioni gravi e uno in particolare potrebbe averne alla colonna vertebrale.
Ma a Milano oggi la scia di sangue non si è fermata a questo incidente: un altro operaio, se pur con esiti meno drammatici, è caduto da un ponteggio questa mattina ed è stato ricoverato al Policlinico di Milano.
Dopo la Lombardia e la Romagna anche la Liguria ha dato il suo tributo di sangue: in provincia di Savona, infatti, un uomo che stava lavorando nel laboratorio di una azienda di profumi è rimasto ferito da uno scoppio improvviso che lo ha ferito al volto e che ne ha reso necessario il ricovero al vicino ospedale di Albenga.
A coronare la giornata è giunta, questa volta dal porto di Civitavecchia, la notizia che alcuni giorni fa, sarebbe stato sfiorato un incidente che poteva avere effetti difficili da definire. Secondo quanto dichiarato oggi da Angelo Bonelli, capogruppo dei Verdi alla Regione, una nave carboniera ha rischiato di esplodere a causa del surriscaldamento delle stiva all’interno del quale era trasportato carbone. La nave si sarebbe dunque saturata di gas metano con il rischio di esplodere con conseguenze non solo per i lavoratori ma per tutti quanti si trovavano nella zona del porto, un rischio che richiama alla mente i tragici fatti di Viareggio.
“Ci sono volute 12 ore per mettere in sicurezza la nave – ha detto Bonelli in una nota – Le operazioni per la messa in sicurezza, inoltre, sono avvenute non lontano da un deposito di carburante, un’esplosione avrebbe avuto conseguenze difficilmente immaginabili”. Su questo ultimo accaduto c’è un’indagine della Procura della Repubblica, che sta verificando il rispetto delle norme relative alla movimentazione del carbone e che, sempre secondo le dichiarazioni del capogruppo dei Verdi, avrebbe già riscontrato l’assenza di adeguati sistemi di ventilazione forzata per prevenire le esplosioni e che erano indicati come necessari nel progetto preliminare del 2002 presentato da Enel.