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Incidente mortale alla Fincantieri di Monfalcone, la protesta dei sindacati

GORIZIA – Ancora un incidente, questa volta mortale, in una grande azienda: ancora come vittima il lavoratore di una ditta esterna. Alla fine della scorsa settimana, infatti, un operaio chiamato a lavorare alla Fiat di Melfi era precipitato dall’alto riportando fratture multiple; questa volta però è andata peggio. L’incidente mortale è avvenuto lunedì 21 febbraio all’interno dello stabilimento Fincantieri di Monfalcone, in provincia di Gorizia; la dinamica è simile a quella di Melfi.
L’uomo, un giovane di soli 23 anni,  stando alle prime ricostruzioni, è caduto da un ponteggio alto ben 20 metri ed è morto sul colpo. I sindacati interni allo stabilimento hanno immediatamente indetto un’assemblea dopo l’infortunio e uno sciopero per il giorno successivo, martedì 22, per protesta contro l’ennesima morte che non sarebbe mai dovuta accadere e per richiamare ancora una volta l’attenzione di tutti, in particolare di istituzioni e associazioni dei datori, sulla tematica della sicurezza sul lavoro.
Appoggio a questa scelta e dure parole di condanna per l’accaduto sono subito arrivate dal leader della Fiom CGIL Giorgio Cremaschi che ha parlato di  “ennesimo incidente che mostra come vi sia un attacco continuo alla vita e alla salute dei lavoratori”.
Oltre ad esprimere il cordoglio alla famiglia e la solidarietà ai compagni di lavoro Cremaschi ha aggiunto anche che “non è possibile andare avanti in questo modo, la giusta risposta dei sindacati significa proprio questo: devono ora seguite tutte le iniziative necessarie a individuare le eventi responsabilità aziendali di quanto accaduto”.
Secondo il leder della Fiom, infatti, le cause principali di questo infortunio sarebbero da individuare in una organizzazione del lavoro che va avanti a ritmi troppo intensi che rasentano lo sfruttamento e ad un sistema troppo poco controllato di appalti e subappalti.

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